Controlli conti correnti persone fisiche: quando avvengono e perché

Aggiornato il: 14/10/2020
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 14/10/2020

I controlli conti correnti persone fisiche da parte del Fisco possono avvenire in maniera differente: se cambia il mezzo, rimane comunque comune l’obiettivo, che è la lotta all’evasione fiscale, che costa ogni anno al Governo miliardi di euro.

L’azione del Fisco può essere esercitata nel caso in cui si individuassero entrate sospette, depositi bancari spropositati e strane movimentazioni di denaro. Uno dei casi più comuni è quello in cui si riscontra una discrepanza tra quanto dichiarato e i risparmi presenti sul proprio conto corrente.

conto corrente a cosa stare attento

Vediamo di seguito quali sono i principali strumenti di controllo del Fisco, ovvero il risparmiometro, il redditometro e la Superanagrafe e come funzionano nello specifico gli interventi atti a scovare gli evasori fiscali.

Cos’è il risparmiometro

Il risparmiometro è uno degli strumenti dei quali il Fisco dispone per poter portare avanti la sua lotta all’evasione fiscale. In pratica consiste in un algoritmo che permette di effettuare un confronto tra il contenuto del proprio conto corrente e la dichiarazione dei redditi presentata all’Agenzia delle Entrate.

La logica con la quale avviene il controllo è davvero molto semplice: se si dichiara di guadagnare determinate cifre, ma poi sul proprio conto corrente sono presenti somme molto superiori, c’è qualcosa che stona e che si dovrebbe indagare.

Il risparmiometro permette di controllare anche gli anni passati: i controlli non scattano in automatico, ma nel momento in cui viene riscontrata una differenza tra le entrate e le uscite pari al 20%.

Un altro caso che può destare sospetti da parte del Fisco e far partire i controlli sui conti correnti persone fisiche è rappresentato dall’ipotesi in cui si versa denaro sul proprio conto, ma non si preleva mai: in questa evenienza, è molto probabile che si abbia un’altra fonte di reddito derivante da lavoro in nero.

Oltre che per controllare i conti correnti, il risparmiometro può essere applicato anche su altre tipologie di investimenti, quali azioni, obbligazioni o altri prodotti finanziari. Il risparmiometro è in grado di calcolare il reddito potenziale, basandosi sul confronto tra i movimenti del conto corrente e degli investimenti con i redditi dichiarati. Tra i movimenti oggetto del controllo ci sono i versamenti, i prelievi, i bonifici e le transazioni;

I controlli sul conto corrente partono anche nel caso in cui venga superata una determinata soglia di soldi versati in contanti, che è stata fissata a 5.000 euro: in questa ipotesi specifica potrebbe essere richiesto al contribuente di comunicare qual è la fonte di provenienza del denaro.

Discorso analogo può verificarsi qualora si prelevassero più di 5.000 euro: considerato che il limite di pagamento in contanti in vigore dal 1° luglio 2020 è di 1.999,99 euro, potrebbe esserci qualcosa di losco sotto. La banca ha il diritto di chiedere una dichiarazione scritta, nella quale deve essere esplicitato l’utilizzo che si farà dei 5.000 euro in contante.

Cos’è la Superanagrafe

Un secondo strumento adoperato dal Fisco per verificare i conti correnti persone fisiche è la Superanagrafe: si tratta di un database che contiene al suo interno sia i dati dell’Agenzia delle Entrate sia quelli della Guardia di Finanza.

La sua funzione consiste nell’identificare la presenza di eventuali scostamenti eccessivi tra le entrate e le uscite di un conto corrente, che è possibile grazie all’immagazzinamento dei seguenti dati:

  • tutti i movimenti in entrata e in uscita;

  • la giacenza media;

  • il saldo del conto corrente sia a inizio sia a fine anno.

Per quanto riguarda il funzionamento della Superanagrafe, il controllo incrociato tra i dati dell’Agenzia delle Entrate e quelli della Guardia di Finanza permette di controllare i movimenti di tutti i conti correnti. In questo modo può essere stilato un elenco dei contribuenti che sono a rischio evasione fiscale, il quale sarà trasmesso agli uffici provinciali dell’Agenzia delle Entrate al fine di procedere con i dovuti accertamenti.

Cosa può essere controllato

Il controllo sui conti correnti persone fisiche da parte dell’Agenzia delle Entrate è possibile per il fatto che le banche, le poste e qualsiasi altra tipologia di operatore finanziario è tenuto a comunicare ogni anno, entro il 31 marzo, la lista completa del saldo di ogni conto corrente, dei relativi movimenti in entrata e in uscita e di tutti i rapporti finanziari che i propri clienti hanno all’attivo.

Sono inoltre a conoscenza dell’Agenzia delle Entrate anche le informazioni sulle giacenze medie, i movimenti e il saldo di eventuali libretti di risparmio, ma anche tutte le spese sostenute con una qualunque carta di pagamento, che può essere una carta di credito, di debito o una prepagata, oltre che gli accessi alle cassette di sicurezza e le richieste di assegni.

Oltre a quanto detto finora, inoltre, è possibile che ci siano dei controlli sulle dichiarazioni rilasciate dai contribuenti, come per esempio le autocertificazioni ISEE che vengono richieste per poter usufruire di determinati bonus statali, come il reddito di cittadinanza o il bonus PC, o necessarie per poter beneficiare del gratuito patrocinio. Nel caso in cui quanto dichiarato dal contribuente fosse in conflitto con i dati posseduti dall’Agenzia delle Entrate, ci sarebbero dei controlli che potrebbero portare alla perdita del contributo economico.

Come funziona il redditometro

Infine, il terzo strumento utilizzato per controllare i conti correnti dei contribuenti prende il nome di redditometro, attraverso il quale è possibile calcolare qual è il reddito del contribuente sulla base delle spese che ha effettuato in un anno di imposta.

La funzione del redditometro è quella di calcolare se le spese sostenute dal contribuente siano compatibili con il suo reddito: in caso contrario significa che devono esserci altre fonti di reddito non dichiarate.

Anche in questo caso le verifiche non sono automatiche, ma scattano nel momento in cui si riscontra una differenza superiore al 20% tra il reddito dichiarato e quello effettivo. A differenza del risparmiometro, il redditometro non opera attraverso un controllo diretto del conto corrente.

Nella pratica simula quello che dovrebbe essere il reddito individuale della persona fisica partendo dalla spesa media sostenuta dal suo nucleo familiare, dal quale vengono escluse le spese relative all’attività di impresa o all’esercizio di arti e professioni.

Nel caso in cui il contribuente venisse indagato dall’Agenzia delle Entrate, avrebbe comunque il diritto di difendersi. Per farlo dovrà essere in grado di dimostrare, per esempio, che le sue spese sono relative anche a un’altra persona, come il coniuge, che è titolare di un reddito proprio, e che non sono quindi del tutto riconducibili al suo reddito.

Quali conti correnti vengono controllati

L’Agenzia delle Entrate può controllare non solo i conti correnti delle persone fisiche, ma anche delle persone giuridiche. Tuttavia, nonostante l’esistenza di strumenti efficaci e potenti quali il risparmiometro, la Superanagrafe e il redditometro, non vengono effettuati accertamenti sui conti correnti di tutti i contribuenti.

Come già ribadito nelle righe precedenti, la verifica diventa necessaria nel momento in cui vengono individuate nelle discordanze, derivanti dall’analisi dei dati. In genere, i soggetti che sono esposti maggiormente ai controlli fiscali sono le imprese e i titolari di partita IVA.

Ad ogni modo, i controlli vengono effettuati sui conti correnti che sono a rischio evasione fiscale e possono riguardare anche i buoni fruttiferi postali, i conti deposito, i titoli di stato, il conto terzi, i prodotti assicurativi, le carte di credito o gli investimenti in società di gestione collettiva del risparmio.

Cosa succede nel caso in cui un contribuente dovesse subire un controllo da parte del Fisco? Nella pratica, dovrà fornire delle giustificazioni: l’Agenzia delle Entrate non può, infatti, accusare qualcuno direttamente, me deve prima verificare quali sono le sue ragioni attraverso un contraddittorio preventivo. Il contribuente potrà servirsi di tutta la documentazione necessaria per dimostrare di non essere in fallo.

L’onere della prova è, dunque, a carico del contribuente: le sue prove saranno valutate da un funzionario dedicato e nel caso in cui fossero considerate insufficienti, porterebbero all’accertamento fiscale vero e proprio da parte dell’Agenzia delle Entrate. Entriamo maggiormente nel dettaglio per capire quali possono essere le conseguenze di un controllo fiscale.

Come funziona il controllo, un esempio

Supponiamo che l’Agenzia delle Entrate abbia trovato delle anomalie sul conto corrente di qualcuno grazie ai controlli incrociati della Superanagrafe o all’utilizzo del risparmiometro, come per esempio delle entrate non giustificate.

Secondo quanto stabilito dalla legge, tutto quello che non è dichiarato può essere considerata evasione fiscale, almeno fino a prova contraria da parte del contribuente. Qualora a suo carico ci fosse una presunzione di evasione, deve quindi portare in sua difesa delle prove.

Le motivazioni del cittadino trovato in fallo vengono verificate attraverso un contraddittorio preventivo: viene quindi convocato alla presenza di un funzionario del Fisco che ascolterà le sue giustificazioni e avrà il compito di accettarle oppure no.

Considerato che l’onere della prova è a suo carico, il contribuente dovrà dimostrare la sua innocenza e di non aver commesso attività illecite presentando i documenti necessari: come anticipato nelle righe precedenti, qualora non dovesse convincere il funzionario, il suo conto corrente, ed eventuali altri strumenti finanziari, sarebbero controllati con maggiore accuratezza.

Facendo un esempio pratico, al fine di comprendere quali tipologie di giustificazioni non sono considerate sufficienti, nel caso in cui i propri ricavi reali siano superiori rispetto a quelli dichiarati, non basterà l’elenco delle entrate sul conto corrente. Si dovrà invece presentare una motivazione relativa a ogni singola movimentazione contestata.

In seguito all’accertamento del conto corrente, si ha l’avviso di accertamento, ovvero un atto attraverso il quale l’Agenzia delle Entrate chiude il controllo effettuato e scattano le eventuali conseguenze penali a seconda dell’illecito commesso da parte del contribuente.

Per quanto riguarda, invece, le tempistiche dei controlli da parte del Fisco, questi ultimi possono avvenire entro il limite temporale di 5 anni, che vengono calcolati dall’anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi. Tale limite si innalza invece a 7 anni nei casi i cui la dichiarazione non sia mai stata presentata.

Tutti gli strumenti elencati in questa guida sono estremamente importanti: non si tratta di un mezzo attraverso il quale ledere la privacy dei cittadini, ma di un espediente adoperato al fine di combattere l’evasione fiscale, che continua a essere uno dei problemi principali dell’Italia e che ogni anno raggiunge cifre di miliardi di euro.