Anagrafe conti correnti: che cosa è e a cosa serve

Aggiornato il: 24/05/2021
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 24/05/2021

L’Anagrafe conti correnti (o più correttamente Anagrafe dei rapporti finanziari) è un database, sezione dell’Anagrafe tributaria, dove vengono conservati tutti i rapporti finanziari tra gli istituti di credito, come le banche, e i propri correntisti o più genericamente coloro che intendono utilizzare i servizi offerti dagli stessi istituti.

tasse conti correnti

Questo strumento di controllo informatico è stato istituito nel 2011, su iniziativa del decreto Salva Italia del Governo Monti, ed è stato messo a punto dall’Agenzia delle Entrate con lo scopo di effettuare più controlli e scoprire l’evasione fiscale dei contribuenti disonesti da parte del fisco e della magistratura.

Vediamo nel dettaglio di quali rapporti tiene traccia e come funziona, tenendo conto che può essere uno strumento prezioso anche per i cittadini che vogliono conoscere i redditi di un debitore insolvente, in determinati casi.

Chi viene censito nell’Anagrafe conti correnti

L’Anagrafe dei conti correnti non tiene conto soltanto di chi, come sembrerebbe suggerire il nome, ha un conto corrente presso una banca. Tra gli strumenti che vengono censiti infatti ci sono:

  • conti correnti;
  • carte prepagate dotate di IBAN;
  • cassette di sicurezza;
  • libretti;
  • titoli di credito.

In realtà l’obbligo di trasparenza da parte degli istituti finanziari per quanto riguarda i rapporti con i propri utenti ha radici molto più antiche, e già il D.P.R. n. 605/1973, modificato dal DDL n. 231/2007, prevedeva l’obbligo di «rilevare e tenere  evidenza i dati identificativi, compreso il codice fiscale, di ogni soggetto che intrattenga con loro qualsiasi rapporto o effettui, per conto proprio ovvero per conto o a nome di terzi, qualsiasi operazione di natura finanziaria ad esclusione di quelle effettuate tramite bollettino di conto corrente postale per un importo unitario inferiore a 1.500 euro» per tutti gli operatori finanziari, tra cui le banche, Poste italiane, gli intermediari finanziari, le imprese di investimento, gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le società di gestione del risparmio, gli enti di assicurazione finanziaria, le imprese di investimento e consorzi e cooperative incentrate sulla garanzia dei fidi.

I soggetti su cui vengono effettuati i controlli da parte del fisco possono essere singoli esercenti, liberi professionisti, aziende, titolari di partita IVA. Se alcune operazioni non corrispondono con quanto riportato nella dichiarazione dei redditi o in quella IVA (ad esempio l’accredito di una grossa somma di denaro) l’Anagrafe dei conti correnti può essere utilizzata per effettuare verifiche, anche a fini ISEE.

Quali dati vengono analizzati nell’Anagrafe dei conti correnti

Ogni anno, entro il 31 marzo, le banche, Poste Italiane e tutti gli altri intermediari finanziari devono inviare, per l’Anagrafe dei conti correnti, alcuni dati relativi ai propri correntisti o utenti, ovvero:

  • i saldi di rapporto, comprensivi del saldo iniziale al 1° gennaio e del saldo finale al 30 dicembre;
  • il totale degli importi relativi ai movimenti eseguiti durante l’anno;
  • la giacenza media annua;

infine, per determinate tipologie di rapporto vengono richiesti anche altri tipi di dati contabili.

Le informazioni fornite all’Agenzia delle Entrate si dividono in informazioni finanziarie (ovvero le operazioni che hanno movimentato i conti correnti, i libretti, le carte prepagate e così via) e le informazioni fuori conto (ad esempio l’acquisto di cassette di sicurezza).

Come funziona l’Anagrafe dei conti correnti

Come detto, lo scopo dell’Anagrafe conti correnti è quello di fare chiarezza su eventuali abusi ed evasione delle imposte. L’Agenzia delle Entrate ha infatti la possibilità di incrociare questi dati con quelli della Guardia di Finanza per monitorare i movimenti sospetti in entrata e in uscita dai conti correnti e dagli altri strumenti finanziari, così da individuare i contribuenti che sono a maggior rischio di evasione fiscale e segnalarli agli uffici provinciali, che poi decideranno se effettuare un accertamento.

Che cosa succede se si viene segnalati per mezzo dell’Anagrafe dei conti correnti

Naturalmente movimenti “anomali” in entrata e in uscita dai conti correnti possono avere spiegazioni perfettamente lecite, che quindi non nascondono in alcun modo evasione fiscale o simili reati. Per questo, quando in base a una segnalazione derivata da un controllo sull’Anagrafe dei conti correnti un ufficio provinciale decide di effettuare un accertamento, per prima cosa viene emanato un invito al contraddittorio per il soggetto coinvolto. In questo modo, il contribuente ha la possibilità di fornire un giustificativo per le anomalie riscontrate. Solo nel caso in cui l’esito di questo contraddittorio sia negativo e i giustificativi portati dal contribuente vengano ritenuti non congrui, si ha il vero e proprio accertamento fiscale.

Il creditore e l’Anagrafe dei conti correnti

Non solo l’Agenzia delle Entrate ha la facoltà di utilizzare l’Anagrafe dei conti correnti per effettuare verifiche, ma anche i privati cittadini, in determinati casi, tra cui il pignoramento dei beni da parte di un creditore verso un debitore insolvente. Lo scopo è venire in aiuto di chi vuole avviare un’esecuzione forzata verso chi non ha pagato un debito, o un coniuge che si rifiuta di pagare l’assegno di mantenimento e così via, individuando subito i redditi del debitore.

Per richiedere l’accesso all’Anagrafe dei conti correnti, è necessario che il creditore abbia un titolo esecutivo nei confronti del debitore, come una sentenza di condanna emessa dal giudice o un decreto ingiuntivo non opposto entro i 40 giorni, o ancora una cambiale o un assegno protestati. Il titolo esecutivo deve essere già stato notificato al debitore, e prima della procedure deve essere stato notificato l’atto di precetto (l’avviso al debitore di pagare entro al massimo 10 giorni).

A questo punto si può richiedere l’autorizzazione al Presidente del Tribunale entro i 90 giorni dalla notifica del precetto; una volta trascorso questo termine, il precetto perderà efficacia e dovrà essere rinnovato con un’ulteriore notifica. Infine, dopo l’autorizzazione da parte del Presidente del Tribunale, si presenta materialmente l’istanza all’Agenzia delle Entrate o all’ufficiale giudiziario.

Attenzione però perché per la privacy solo l’Agenzia delle Entrate ha diritto a conoscere gli importi custoditi nei conti correnti, quindi il creditore potrebbe rendersi conto, una volta pignorato il conto grazie all’Anagrafe dei conti correnti, che ci sono pochi soldi o addirittura il conto è in rosso; in questo caso però verrà notificata la situazione al creditore prima dell’iscrizione a ruolo della procedura di pignoramento, senza quindi aver ancora corrisposto le imposte dovute allo Stato per l’avvio dell’iter, in modo da poter abbandonare la procedura ed evitare così un’inutile spesa.