Controlli sui conti correnti bancari delle persone fisiche: ecco come avvengono
Controlli conto corrente, cosa sono e come funzionano a novembre 2025:
- l’Agenzia delle Entrata setaccia i conti bancari per combattere l’evasione fiscale
- risparmiometro e Superanagrafe, scopri i “cervelloni” con i dati bancari dei contribuenti
- quando scattano i controlli del Fisco e come difendersi
- sotto la lente anche sui pagamenti eseguiti con la carta di credito
I controlli conto corrente delle persone fisiche diventano più serrati. L’obiettivo? Intensificare la lotta contro l’evasione fiscale che continua a gravare su deficit pubblico ed economia italiana. Guardia di finanza e Agenzia delle Entrate scovano i “soggetti più a rischio di evasione” e smascherano mancati pagamenti delle tasse o errori nella dichiarazione dei redditi, incrociando dati e informazioni finanziarie raccolte in differenti database centralizzati, che fanno degli algoritmi la loro "arma" di indagine.

Un contribuente, con transazioni bancarie nettamente superiori rispetto a quanto riportato nella dichiarazione dei redditi, grazie ai controlli a tappeto, finirà sotto indagine e potrebbe essere chiamato a giustificare determinate incongruenze.
Tra gli strumenti digitali a disposizione delle autorità competenti a novembre 2025 ci sono il risparmiometro (o evasometro) un algoritmo in grado di analizzare i conti correnti di contribuenti e imprese. E l’anonimometro, il meccanismo che, con la sostituzione con codici fittizi, permette di usare le informazioni presenti nella Superanagrafe dei conti correnti, un database che unisce i dati in arrivo dall’Agenzia dell’Entrate e dalla Guardia di Finanza. Scopriamo che cosa sono e come funzionano.
La stretta del Fisco sui conti correnti: il risparmiometro e la Superanagrafe
I controlli del Fisco sui conti correnti si sono intensificati già a partire dal mese di agosto 2019, attraverso due strumenti a disposizione dell’Agenzia delle Entrate: il risparmiometro e la Superanagrafe.
Ricordiamo che gli accertamenti sul conto corrente scattano nel momento in cui viene riscontrata una differenza del 20% (o più) fra reddito ricostruito dagli ispettori tributari, attraverso le spese sostenute, e quanto effettivamente dichiarato dal contribuente. Inoltre lo scarto deve essere superiore di almeno a dieci volte all’assegno sociale annuo (attualmente di 6.947,33 euro l'anno, pari a 534,41 euro al mese per tredici mensilità), cioè quasi 70mila euro. Una percentuale e una soglia che fanno risuonare il campanello d’allarme per un possibile comportamento illegale.
Cos’è il risparmiometro
Il risparmiometro, noto anche con il termine evasometro, ha sostituito il redditometro attivo fino al 2018. Il risparmiometro è un algoritmo utilizzato per verificare una possibile discrepanza fra i soldi presenti su un conto corrente e i redditi dichiarati. L’allerta scatta quando:
- un contribuente dichiara un reddito “X”, ma il saldo del suo conto bancario o i suoi acquisti sono nettamente superiori a quanto dichiarato;
- un contribuente fa versamenti sul conto o a una giacenza media elevata, eseguendo pochi prelievi. L’ipotesi è che ci siano entrate in “nero”.
Con il risparmiometro, l’Agenzia delle Entrate usa le nuove tecnologie (compresa l’intelligenza artificiale) e i database:
- sia incrociando le informazioni finanziarie disponibili e con eventuali “mancanze” o “errori” del contribuente;
- sia cercando di individuare situazioni a rischio di evasione e sulle quali vigilare.
Cos’è la Superanagrafe
La Superanagrafe dei conti correnti è un database centralizzato che contiene i dati dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.
È utilizzata dal Fisco per monitorare e identificare scostamenti significativi tra le entrate e le uscite di un conto bancario, resi possibile dal possesso di dati relativi:
- a tutti i versamenti e prelievi;
- al saldo del conto corrente sia all’inizio sia alla fine dell’anno;
- alla giacenza media.
I controlli dell’Agenzia delle Entrate sui conti correnti
| CONTROLLI CONTO CORRENTE: LE DOMANDE | CONTROLLI CONTO CORRENTE: LE RISPOSTE |
| Quali prodotti bancari e finanziari possono essere controllati dal FIsco? |
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| A chi possono essere controllati i conti correnti? |
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| Quali enti hanno l’obbligo della trasparenza nei rapporti con i clienti? |
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| Le cassette di sicurezza finiscono nel database del Fisco? |
Sì, banche e istituti finanziari devono comunicare chi sia titolare di una cassetta di sicurezza all'Agenzia delle Entrate. Così come:
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In base a quanto predisposto dalla legge, entro il 31 marzo di ogni anno tutti gli istituti bancari, le Poste e gli operatori finanziari hanno l’obbligo di comunicare all’Anagrafe tributaria l’elenco di ogni singolo saldo e movimento bancario e postale e ogni rapporto finanziario relativo ai propri clienti.
I controlli da parte della Superanagrafe sono effettuati non solo sui conto bancari delle società, ma anche sui conti correnti delle persone fisiche. Entro il 31 marzo di ogni anno, il database dell’Agenzia delle Entrate archivia 1 miliardo di dati in più relativi a:
- conti correnti;
- carte di credito dotate di codice IBAN;
- conti titoli;
- prodotti finanziari;
- assicurazioni.
I dati raccolti contengono tutte le informazioni sui prelievi e versamenti fatti su un conto, sul saldo di inizio e di fine anno e sulle giacenze medie. Ci sono poi altre operazioni cosiddette “fuori conto”:
- bonifici;
- assegni:
- operazioni finanziarie;
- richieste di cambio valute.
Le banche e gli operatori finanziari devono comunicare anche:
- chi è titolare di una cassetta di sicurezza;
- qual è il numero totale di accessi effettuati ogni anno;
- quante operazioni vengono effettuate;
- la quantità di oro e metalli preziosi.
Come funziona il controllo sul conto corrente
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LE ALTRE OPERAZIONI FINANZIARIE |
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| 1 | Movimenti su conti deposito titoli o obbligazioni |
| 2 | Versamento su conti deposito a risparmio, libero o vincolato |
| 3 | Gestione collettiva del risparmio |
| 4 | Gestione patrimoniale |
| 5 | Certificati di deposito e i Buoni fruttiferi postali |
| 6 | Cassette di sicurezza |
| 7 | Crediti di firma |
| 8 | Finanziamenti attivi |
| 9 | Fondi pensione |
Tutti i movimenti dei contribuenti che banche, Poste e intermediari finanziari sono tenuti a comunicare allo Stato prende il nome di Anagrafe dei rapporti finanziari (o Anagrafe dei conti correnti). Tale flusso di informazioni - il SID (Sistema di interscambio dati) - serve per indagare sui contribuenti i cui movimenti finanziari risultino in qualche modo anomali, con maggiori accertamenti e richieste di informazioni.
Oltre ai dati relativi ai propri conti correnti, devono essere comunicati anche:
- tutte le operazioni finanziarie sui conti deposito titoli o obbligazioni;
- quanto versato sui conti deposito a risparmio, libero o vincolato;
- la gestione collettiva del risparmio;
- la gestione patrimoniale;
- i certificati di deposito e i buoni fruttiferi;
- le cassette di sicurezza;
- i crediti di firma;
- i finanziamenti attivi;
- i fondi pensione.
Tutti questi dati dovrebbero far capire se il reddito dichiarato dal singolo contribuente sia in linea con quelle che sono le spese da lui sostenute. Il “cervellone” del Fisco è in grado di controllare tutte le entrate e le uscite, i saldi iniziali e finali di ogni conto bancario, i pagamenti effettuati con carta dei debito o carta di credito, i prelievi in contante da sportelli ATM, gli addebiti e gli accrediti su un conto corrente.
L’algoritmo è in grado di analizzare giacenze sia sui conti correnti sia sui conti deposito. Sono analizzate, inoltre, anche altre tipologie di operazioni effettuate sul conto, quali versamenti e bonifici in entrata e in uscita. Nel caso in cui il sistema rilevi irregolarità o eccezioni, rispetto a quanto riportato nella dichiarazione dei redditi, prenderanno il via i controlli. Non si tratta, dunque, di verifiche casuali o a campione. Piuttosto sono ispezioni selettive nella misura in cui sono create delle vere e proprie liste di contribuenti ritenuti possibili evasori.
Controlli sui conti correnti da parte dell’Agenzia delle Entrate: cosa può accadere
I controlli sui conti correnti delle persone fisiche si effettuano di norma su versamenti e bonifici e non sui prelievi di contante. Per imprenditori e lavoratori autonomi è diverso: sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate possono finire:
- versamenti (per importi superiori a 1.000 euro giornalieri e a 5.000 euro al mese);
- prelievi e importi riscossi.
In altre parole, se sul conto corrente di qualsiasi contribuente, a prescindere dal fatto che sia lavoratore dipendente, disoccupato, pensionato o libero professionista siano identificati operazioni che possano accrescere il reddito dichiarato e sul quale non si sono pagate le tasse, allora l’Agenzia delle Entrate può per legge eseguire dei controlli, considerando quelle operazioni una fonte di reddito imponibile e, dunque, procedere con la loro tassazione. In questi casi, il Fisco chiede al contribuente di giustificare in modo oggettivo tali versamenti e prelievi, dimostrando che non siano proventi derivanti o legati ad attività lavorativa o professionale e, di conseguenza, non costituiscano reddito.
Controlli sui conti correnti: è possibile difendersi?
Se nel corso dei controlli sul conto corrente o sul portafoglio titoli, il Fisco riscontrasse delle anomalie e difformità, il contribuente può difendersi:
- spiegando la natura di versamenti e prelievi, o delle operazioni eseguite su altri prodotti finanziari;
- dimostrando che essi non hanno inciso sul reddito e che non devono essere soggetti a tassazione.
Senza oggettive dimostrazioni fornite dal contribuente, l’Agenzia delle Entrate si avvale della presunzione legale bancaria, disciplinata dall’articolo 32 del D.P.R. 600/1973 e relativi aggiornamenti della Corte di Cassazione. In sostanza, il Fisco considera quelle operazioni sospette come reddito non dichiarato e chiede agli uffici provinciali dell'Agenzia delle Entrate di avviare un accertamento fiscale.
Ci sono due motivazioni che il contribuente può fornire e dimostrare agli ispettori tributari:
- il denaro è esentasse, proviene cioè da una fonte non imponibile, come la donazione di un genitore, il prestito da parte di una persona cara, il risarcimento di un danno morale, la vendita di beni usati;
- il denaro è stato tassato alla fonte, quando per esempio si vince al gioco o alle scommesse.
Le due casistiche sopra riportate devono:
- essere sempre dimostrabili in forma scritta, con una data specifica;
- nel primo caso, essere registrate all’Agenzia delle Entrate come atto di donazione o prestito, in modo che abbiano una data ufficiale, perché la testimonianza di amici o genitori non è sufficiente per difendersi.
Evasione fiscale: quali sono i termini per i controlli sul conto corrente?
L’esecuzione dei controlli sui conti correnti ha un limite temporale di cinque anni, Il quinquennio si calcola a partire dall’anno successivo in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi. Nel caso in cui la dichiarazione non sia mai stata presentata, la decadenza dei termini è invece di sette anni.
Evasione fiscale: la pseudonimizzazione della privacy
Combattere l’evasione fiscale con controlli sui conti correnti, ma senza violare la privacy personale e assicurando la trasparenza del trattamento dei dati personali: ecco perché il Governo applica la pseudonimizzazione (anonimometro). Si tratta di un meccanismo attraverso il quale è possibile avere accesso ai dati di una persona, senza dover procedere all’identificazione del soggetto da controllare.
Il Fisco così può effettuare gli opportuni controlli del caso tutelando la privacy. Infatti nelle operazioni di controllo è sempre “garantito l’intervento umano e, di conseguenza, non si fa uso di alcun tipo di processo decisionale completamente automatizzato”. Il ricorso agli algoritmi permette di privilegiare la prevenzione rispetto alla repressione, “circoscrivendo i controlli nei confronti di soggetti” a più elevata pericolosità tributaria.
Grazie a questo particolare sistema, soltanto nel caso in cui si dovessero rilevare comportamenti illeciti e difformità rispetto alla dichiarazione dei redditi, si potrà conoscere l’identità della persona sospettata e richiedere a essa i chiarimenti necessari all’accertamento dei redditi.
In sintesi, il meccanismo della pseudonimizzazione permette di eseguire i controlli da parte dell'Erario in modo tale da:
- rendere il contribuente anonimo, soddisfacendo le richieste del Garante della Privacy;
- iniziare il controllo dei dati fiscali senza conoscere l’identità del contribuente;
- far scattare i controlli e conoscerne i dati personali solo in caso di evasione.
Come funzionano i controlli sulle carte di credito
Nel mirino del Fisco ci sono anche le carte di credito. Governo e Commissione europea chiedono sempre più spesso controlli sui pagamenti con “moneta elettronica”. Il traguardo è di utilizzare i dati relativi a tutti i pagamenti digitali al fine di contrastare l’evasione fiscale e, in particolare, dell'IVA. Ecco perché Bruxelles punta:
- ad ampliare ancor di più l’anagrafe di dati finanziari dei Paesi membri;
- a usare le “tracce” lasciate dalle carte di pagamento come strumento aggiuntivo per la lotta all’evasione fiscale;
- a fare maggior chiarezza sugli acquisti online e sui flussi di denaro derivanti da un Paese straniero, che attualmente non sono facili da monitorare.
Nel caso in cui la Commissione europea raggiunga questi tre obiettivi, gli operatori di carte di credito saranno tenuti a inviare gli estratti conto dei loro clienti alle singole autorità di controllo fiscale di ogni Stato membro: in Italia finirebbero dunque nel database dell’Agenzia delle Entrate.
Le informazioni così a disposizione a livello fiscale potrebbero servire per verificare con maggiore accuratezza le transazioni legate al "denaro elettronico", tenendo conto che:
- per quanto riguarda i pagamenti online, il 90% delle transazioni avviene con carta di credito;
- un controllo sulle transazioni online darebbe la possibilità di smascherare eventuali truffe transfrontaliere sull’IVA.