Dove conviene tenere i soldi: in banca o in Posta?

Aggiornato il: 31/05/2023
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 27/12/2022

In 30 secondi

  • Un tempo le differenze tra un conto corrente e i libretti postali erano molto più marcate, ma oggi non cambia più molto scegliere una destinazione o l’altra.
  • In entrambi i casi infatti si può parlare di spese e rendimenti bassi, in cambio di una notevole sicurezza, garantita dal Fondo Interbancario di tutela dei depositi e dalla garanzia statale.
  • Soluzioni più redditizie sono quelli legate al vincolo di una somma per un certo periodo di tempo, come i conti deposito o i Buoni Fruttiferi Postali.

Il dilemma tra i soldi in banca o in Posta è di antica data, e gli istituti di credito e le Poste Italiane sono tradizionalmente due delle destinazioni più apprezzate dagli italiani per depositare i propri risparmi, rispettivamente su conto postale e conto bancario.

Elenchiamo brevemente vantaggi e svantaggi per i diversi aspetti di interesse del correntista tra banche ordinarie e le Poste, per poi analizzarli più nel dettaglio.

  Conto corrente bancario Conto di Poste Italiane
Sicurezza Garanzia da parte del Fondo Interbancario di tutela dei depositi Garanzia in quanto azienda detenuta dallo Stato
Rendimenti Bassi (più elevati con il conto deposito) Bassi (più elevati con i BFP)
Spese Pochi euro al mese (di solito azzerabili) Pochi euro al mese (di solito azzerabili)
Flessibilità Ottima operatività per la diversificazione degli investimenti (mercato azionario e obbligazionario, fondi ecc.) Operatività piena con il conto BancoPosta; funzionalità avanzate con le carte prepagate con IBAN

È più sicuro un conto in banca o un conto postale?

Il Fondo Interbancario di tutela dei depositi (FITD) è un fondo di garanzia per i depositi bancari che protegge i clienti da eventuali perdite in caso di insolvenza o fallimento di una banca. Il Fondo è finanziato dalle stesse banche aderenti ed è gestito dall'ABI (Associazione Bancaria Italiana). Il Fondo garantisce ai clienti la restituzione di una parte dei loro depositi, fino a un massimo di 100.000 euro.

Tutte le banche e gli istituti di credito aderiscono al Fondo Interbancario di tutela dei depositi, quindi chi non ha più di 100.000 euro depositati in un singolo conto può dormire sonni tranquilli: anche in caso di insolvenza della banca – eventualità che è comunque molto remota, per come funziona il sistema bancario italiano ed europeo – il Fondo fa sì che i correntisti non rischino di dover dire addio ai loro risparmi.

E per quanto riguarda la Posta? Poste Italiane non aderisce al Fondo Interbancario di tutela dei depositi, ma in compenso si tratta di un'azienda che per il 65% appartiene al Ministero dell’Economia ed è amministrata tramite la Cassa Depositi e Prestiti; i risparmi, secondo lo statuto, vengono inoltre investiti soltanto in titoli governativi, per cui lo Stato è il garante ultimo dei depositi dei correntisti. In altre parole, in quanto alla sicurezza, sia pure con tutele che funzionano in modo diverso, sia i conti correnti in banca che quelli presso le Poste sono ugualmente sicuri.

Rende di più un conto in banca o tenere i soldi in Posta?

I rendimenti sono al giorno d’oggi un tasto dolente sia per chi vuole tenere in banca i propri risparmi, sia per chi dà la sua preferenza a Poste Italiane. Sono passati ormai i tempi in cui il libretto postale era una garanzia di alti rendimenti a lungo termine; anche in questo caso, infatti, i tassi ormai sono prossimi allo zero e non permettono di far crescere il capitale in maniera sensibile, servendo più che altro solo alla custodia del patrimonio.

Il discorso è analogo per i conti correnti bancari, che al più permettono di pareggiare, con i magri interessi, il costo annuale del canone e delle operazioni effettuate (più raramente l’imposta di bollo che è dovuta per le giacenze medie superiori ai 5.000 euro). Peraltro, anche Poste Italiane oggi ha un conto corrente in tutto e per tutto identico a quelli delle banche più comuni: conto BancoPosta, che è disponibile in quattro profili diversi a seconda dell’operatività richiesta.

Più redditizie sono due tipologie disponibili per ciascuna delle due diverse scelte d’investimento: i conti deposito e i buoni fruttiferi postali BFP. In entrambi i casi, i rendimenti più alti sono assicurati dal fatto che il correntista o il cliente delle Poste impegnano una certa cifra per un periodo di tempo definito.

Con il conto deposito (che può essere un prodotto bancario a sé stante o assumere la forma di una o più linee di credito, anche con tassi diversi tra loro, in cui si possono impegnare facilmente i soldi già presenti sul conto) a un vincolo più lungo corrispondono rendimenti più alti. Il cliente quasi sempre ha la possibilità di movimentare il patrimonio investito, anche se ovviamente perderà gli interessi maturati fino a quel momento.

I buoni fruttiferi postali (garantiti dallo Stato italiano) seguono una logica simile, ma esistono anche buoni a lunghissima scadenza (come quelli ordinari, che arrivano a durare venti anni). In ogni caso, in questo momento storico conti deposito e buoni fruttiferi postali sono più convenienti della scelta di lasciare semplicemente il denaro non investito sul conto, ma non consentono comunque grossi guadagni.

Costa di più un conto in banca o un conto postale?

Come si è visto, il conto BancoPosta e un tradizionale conto corrente sono estremamente simili, e si può sostenere che non ci siano differenze significative tra i due. Ormai i conti bancari a zero spese sono piuttosto rari, e anche quelli che promettono un canone gratuito in realtà “nascondono” gli esborsi altrove, ad esempio per il prelievo presso un ATM sotto una certa cifra o con le commissioni per i bonifici.

Conto BancoPosta ha un canone che va da 2 euro per i giovani con meno di 30 anni fino a 9 euro il Conto Plus che dà diritto anche alla carta di credito.

Quasi tutti i profili BancoPosta (Start Giovani, Start, Medium) permettono di azzerare il canone a determinate condizioni : ad esempio accreditando lo stipendio o un bonifico periodico di una certa entità, con un patrimonio superiore a una data cifra e se si ha una partita IVA. Anche i conti correnti bancari offrono meccanismi analoghi a seconda della banca in questione.

Una variabile a cui è bene fare attenzione è quella che riguarda la commissione per i prelievi di contante presso gli sportelli automatici. Sono infatti quasi sempre gratuiti per quelli gestiti direttamente (gli ATM Postamat per Poste italiane e quelli del proprio gruppo per i vari istituti bancari), ma possono venire imposte delle commissioni per il prelievo presso un altro ATM (ad esempio chi ha un conto corrente tradizionale ma fa un prelievo presso un ATM Postamat e viceversa); in questo caso, nella scelta tra i due tipi di investimento del proprio patrimonio può giocare un ruolo anche la comodità, a seconda della tipologia di sportello automatico disponibile vicino a casa oppure presso il luogo di lavoro.

È più flessibile un conto in banca o un conto postale?

Per quanto riguarda la flessibilità del conto, le differenze un tempo erano più marcate: le Poste erano la soluzione preferita quando si aveva un capitale anche abbastanza ingente e lo si voleva investire per molti anni, con buona certezza di non averne bisogno prima della scadenza. Il conto corrente, come suggerisce il nome stesso, era più adatto a operazioni quotidiane.

Oggi queste differenze sono molto meno evidenti, visto che anche le banche offrono possibilità di investimento a lungo termine come i conti deposito e anche Poste Italiane ha creato il conto corrente BancoPosta per chi vuole affidarsi alle Poste ma senza rinunciare alle comodità di un conto moderno, anche grazie alle carte prepagate con IBAN come la PostePay.

Risorse utili:

Dove conviene depositare il denaro: conto bancario o conto postale?

Costi del conto corrente postale

Come aprire un conto postale

Chiusura conto postale