Tutte le regole del Reddito di Cittadinanza aggiornate al 2025

Aggiornato il 03/12/2024
di Alessandro Voci
In 30 sec.

Reddito di cittadinanza: com’è cambiato e come funziona

  • il sussidio statale per il contrasto alla povertà è stato erogato da aprile 2019 a dicembre 2023
  • obiettivo della misura è stato di garantire un reddito minimo alle famiglie in difficoltà
  • per beneficiarne occorreva soddisfare alcuni requisiti di reddito e di cittadinanza
  • dal 1° gennaio 2024 è stato sostituito dall’Assegno di inclusione e dal Supporto formazione e lavoro

Il Reddito di cittadinanza (RdC) è stata una misura di sostegno economico di contrasto alla povertà e a favore dell’inclusione sociale introdotta nel 2019. Il suo obiettivo è stato di garantire un reddito minimo alle famiglie in difficoltà, aiutando anche disoccupati e inoccupati a trovare un impiego.

Nel corso degli anni, questo sussidio ha subito alcune modifiche (per esempio la riduzione da 18 mensilità a 7 mensilità nel 2023) e un cambiamento radicale dal 1° gennaio 2024: da questa data è stato sostituito dall’Assegno di inclusione (AdI) e dal Supporto formazione e lavoro, che rimarranno in vigore anche nel 2025.

L’INPS è l’ente incaricato dal Governo di erogare prima il Reddito di Cittadinanza, poi l’Assegno di inclusione. E secondo i dati forniti dall’Osservatorio statistico dell’Istituto previdenziale, coloro che hanno percepito il sussidio di integrazione al reddito nel periodo in cui è stato attivo (da aprile 2019 a fine dicembre 2023), per almeno una mensilità, sono stati:

  • 2,4 milioni di nuclei familiari;
  • 5,3 milioni di persone.

Sempre sulla base dei dati resi noti dall'INPS, coloro che invece hanno usufruito dell'Assegno di inclusione sono stati circa 1,9 milioni di persone al 1° settembre 2024.

Reddito di cittadinanza, cos’era e come funzionava

Il Reddito di cittadinanza è stato una delle misure più note di contrasto alla povertà degli ultimi anni. Si tratta di una misura che rientrava nelle tipologie di reddito minimo garantito.

Il reddito di cittadinanza è stato istituito in Italia, nell’aprile 2019, dal primo governo Conte ed è rimasto in vigore fino al 1° gennaio 2024 per poi cessare ed essere sostituito dall’Assegno di inclusione.

Dal 2019 e sino a fine 2021, il Reddito di cittadinanza, nato su proposta del Movimento 5 Stelle, si è configurato come un reddito minimo garantito erogato a:

  • disoccupati;
  • inoccupati;
  • lavoratori con un ISEE inferiore a 9.360 euro.

Il Reddito di cittadinanza veniva versato sul conto corrente o con altre modalità. C’erano però anche altri requisiti da soddisfare per poter figurare tra i beneficiari:

  • essere un cittadino italiano, di uno stato Ue o extra Ue con permesso di soggiorno di lungo periodo, con residenza in Italia per almeno 10 anni di cui gli ultimi due senza interruzioni;
  • avere un patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro, che poteva essere incrementato in funzione del numero dei componenti del nucleo familiare;
  • avere un patrimonio immobiliare non superiore a 30.000 euro, prima casa esclusa;
  • avere un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui moltiplicato per la scala di equivalenza;
  • non essere intestatario di autoveicoli immatricolati negli ultimi 6 mesi che salivano a 2 anni se superiori a 1600 cc. o moto se superiori a 250 cc..

Il Reddito di cittadinanza prevedeva l’obbligo di iscrizione a un centro d’impiego, per essere assistiti dai “Navigator” che avrebbero cercato di trovare occupazioni lavorative per i percettori tra i 18 e i 65 anni.

Si perdeva il diritto al RdC quando - se si era tra i soggetti occupabili - non si partecipa alle iniziative formative o di riqualificazione, e quando non era accettata nessuna delle prime due offerte di lavoro congrue proposte.

Reddito di cittadinanza: com’è cambiato nel tempo

 

2022

2023

Mensilità

18 mensilità rinnovabili per tutti i percettori di RdC

7 mensilità non rinnovabili per le persone tra 18 e 59 anni, abili al lavoro e senza disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni nel proprio nucleo familiare; 18 mensilità rinnovabili per gli altri percettori di RdC

Residenza

-

Obbligo di residenza in Italia per tutti i percettori di RdC

Decadenza del beneficio

Al rifiuto di due offerte congrue

Al rifiuto della prima offerta congrua

Formazione professionale

-

Obbligo alla formazione o alla riqualificazione professionale per almeno 6 mesi

Il governo Meloni con la Finanziaria 2022 aveva previsto nuove indicazioni sul Reddito di cittadinanza per chi si trovasse in condizioni di:

  • effettiva indigenza;
  • impossibilità a lavorare.

L’obiettivo era di rimuovere la misura per chi invece era occupabile. In particolare, per queste persone era prevista la percezione del RdC ancora nel 2023, ma non più nel 2024, pur senza andare incontro a una totale abolizione. 

Nel 2023 sono state introdotte dal Governo nuove regole per i Reddito di cittadinanza 2003:

  • il numero delle mensilità erogate con il RdC scendevano da 18 rinnovabili a 7 non rinnovabili per le persone tra 18 e 59 anni, abili al lavoro e senza disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni nel proprio nucleo familiare;
  • il numero delle mensilità erogate con il Rdc rimaneva a 18 mensilità rinnovabili per gli altri percettori di RdC;
  • il beneficio al RdC decadeva al rifiuto della prima offerta congrua di lavoro;
  • obbligo alla formazione o alla riqualificazione professionale per almeno 6 mesi.

Dal 2024 nuove misure di sostegno al reddito hanno sostituito il Reddito di cittadinanza, che ha terminato di esistere e al suo posto ha debuttato l’Assegno di inclusione.

Assegno di inclusione: cos'è e come funziona a luglio 2025

LE NUOVE MISURE

I REQUISITI

Assegno di inclusione

Con specifici limiti di reddito, bisogna avere all’interno del proprio nucleo familiare:

  • una persona over 60
  • una persona diversamente abile di cui prendersi cura
  • figli minorenni a carico

Supporto per la formazione e lavoro

  • Avere un reddito ISEE inferiore a 6mila euro
  • Avere un’età tra i 18 e i 59 anni
  • Non avere in famiglia disabili, minori o ultrasessantenni

Al posto del Reddito di cittadinanza, dal 1° gennaio 2024 ha fatto il suo esordio l’Assegno di inclusione, che è “una misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro”, spiega l’INPS.

L’AdI è un sostegno economico e di inclusione sociale e professionale. Si compone di due parti:

  • un’integrazione del reddito familiare fino a una soglia (quota A);
  • un sostegno per i nuclei residenti in abitazione concessa in locazione con contratto ritualmente registrato (quota B). 

L’Assegno di inclusione è riservato a chi ha un ISEE che non superi i 9.360 euro e il reddito del nucleo che non oltrepassi i 6mila euro, oltre che di residenza in Italia, cittadinanza italiana o permesso di soggiorno in Italia.

requisiti per beneficiare di questa nuova misura di contrasto alla povertà decisa dal Governo sono di avere all’interno del nucleo familiare:

  • una persona over 60;
  • una persona diversamente abile di cui prendersi cura;
  • figli minorenni a carico.

Il beneficio è erogato, mensilmente, sulla carta di pagamento elettronica (Carta di inclusione o Carta AdI). Il sussidio è concesso per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e può essere rinnovato, con sospensione di un mese, per periodi ulteriori di 12 mesi. Allo scadere dei periodi di rinnovo di 12 mesi è prevista, sempre, la sospensione di 30 giorni.

L’INPS ricorda che “il beneficio economico decorre dal mese successivo a quello di sottoscrizione, da parte del richiedente AdI, del Patto di attivazione digitale del nucleo familiare (PAD) all’esito positivo dell’istruttoria”.

Per il 2025, secondo la legge di Bilancio, non ci sono aggiornamenti sull’Assegno di inclusione. La misura rimane identica al 2024.

Per presentare domanda dell’Assegno di inclusione è sempre obbligatorio avere un ISEE in corso di validità.

L’Assegno di inclusione si richiede facendo accesso al sito dell’Inps (www.inps.it) con SPID, Cie o Cns oppure rivolgendosi al CAF o patronato.

Supporto per la formazione e lavoro: cos’è e come funziona

Sempre da gennaio 2024 ha fatto il suo debutto il Supporto per la formazione e lavoro, che è un rimborso spese e non un sussidio come l’RDC. I requisiti per beneficiarne sono:

  • avere un reddito ISEE inferiore a 6mila euro;
  • avere un’età tra i 18 e i 59 anni;
  • non avere in famiglia disabili, minori o ultrasessantenni.

Questa misura prevede di partecipare ad attività di formazione obbligatorie. Gli aventi diritto beneficiano di un rimborso massimo di 350 euro al mese per 12 mesi, non rinnovabili.

Finora le richieste per il Supporto per la formazione e lavoro già acquisite dal nuovo Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativo (SIISL), a cui si può accedere tramite il portale dell’INPS, sono oltre 140.000. Ma si tratta di un numero al di sotto della quota prevista e stimata in 322mila persone stimate per l’intero 2024 dalla relazione tecnica del Decreto legge 48 del 2023 su una platea potenziale di 436mila persone.

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