Imposta di bollo conto deposito: importo e come si paga

Aggiornato il: 19/01/2022
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 19/01/2022

Il conto deposito è una delle soluzioni di investimento più popolari per chi ha a disposizione una certa somma di denaro e non vuole vederla erosa a poco a poco nel tempo, come capita sempre più spesso con le spese dei conti correnti, non più del tutto a zero spese come accadeva qualche anno fa, visto i bassissimi tassi d’interesse (a volte perfino negativi). Il conto deposito permette invece di avere una rendita non paragonabile a quella degli investimenti più redditizi (dalle azioni e obbligazioni alle criptovalute) ma di fatto senza alcun rischio, e con tassi di interesse più alti a seconda della lunghezza del vincolo scelto (di solito 12, 24, 36 mesi e così via).

Imposta di bollo conto

Questi risparmi, però, potrebbero essere a rischio se non si tiene conto di un fattore: l’imposta di bollo del conto deposito. Vediamo di seguito che cos’è questa imposta, a quanto ammonta e come si paga.

Che cos’è l’imposta di bollo sul conto deposito

Per prima cosa, l’imposta di bollo sui conti deposito – che è a tutti gli effetti un’imposta indiretta, e che è sempre dovuta allo stato – ha pagamento annuale e riguarda tutte le giacenze che risultano vincolate, cioè quelle per le quali il risparmiatore dichiara di rinunciare temporaneamente alla relativa disponibilità, fin tanto che dura il vincolo.

A quanto ammonta l’imposta di bollo su conto deposito

Per quanto riguarda l’ammontare di questa imposta, esiste una disciplina diversa per le persone fisiche e per quelle giuridiche. Soltanto gli intestatari di conto che sono persone giuridiche, infatti (come ad esempio le società) hanno un tetto massimo, pari a 14.000 euro; non c’è limite massimo per le persone fisiche.

L’ammontare dell’imposta è in ogni caso proporzionale al deposito nella misura dello 0,20% delle giacenze vincolate. Fino al 2014 c’era un importo minimo per l’imposta di bollo su conto deposito pari a 34,20 euro, ma questa cifra è stata abolita con la Legge di Stabilità di quell’anno: ora l’importo minimo dell’imposta è di 1 euro.

Quando viene pagata l’imposta di bollo sul conto deposito

Non è il contribuente che deve occuparsi di pagare l’imposta di bollo sul conto deposito: è direttamente la banca che alla fonte applica l’aliquota dello 0,20% alle somme vincolate e provvede a saldarle con il denaro nel conto. Attenzione perché anche il tempo di rendicontazione è importante: ogni banca ha infatti il suo contratto di deposito sottoscritto dal cliente, con formule spesso diverse (rendicontazione mensile, trimestrale, semestrale o annuale).

Se quando viene effettuata la rendicontazione da parte dell’istituto di credito il conto deposito è in attivo, allora l’imposta si applica normalmente nella misura proporzionale dello 0,20%. Se invece in quella data il conto deposito è a zero, si paga l’imposta di bollo di 1 euro, che come si è visto è l’ammontare minimo.

Da considerare è anche la durata del vincolo di deposito rispetto alla rendicontazione: se ad esempio abbiamo avuto un conto deposito attivo solo per metà anno e la rendicontazione è annuale, al 31 dicembre l’imposta dovuta e applicata dalla banca sarà pari alla metà del normale.

Si può avere un conto deposito senza pagare l’imposta di bollo?

Come si è visto, se il tasso d’interesse su un conto deposito è molto basso, come non è inconsueto accada soprattutto per i vincoli di più breve durata, la presenza dell’imposta di bollo può diminuire facilmente la sua attrattiva, fino a renderlo quasi inutile, a meno che non ci si limiti a cercare uno strumento finanziario che non erode il patrimonio, pur senza aumentarlo (ma con lo svantaggio non da poco del vincolo, che sancisce l’indisponibilità delle somme depositate).

Per questo è possibile trovare, soprattutto se si utilizzano comparatori come quello di SOSTariffe.it, conti deposito senza imposta di bollo: in questi è la banca che si fa carico del pagamento di tasca propria, senza prelevarlo dal conto dell’intestatario. Di solito queste offerte promozionali sono riservate ai nuovi clienti e a chi trasferisce presso la banca proponente un quantitativo sufficiente di denaro.

La tassazione sugli interessi del conto deposito

L’imposta di bollo sul conto deposito non è però il solo tipo di tassazione che viene applicato a questo genere di strumento finanziario a basso rischio. Esiste infatti, come accade per qualsiasi tipo di investimento, la tassazione sugli interessi, pari al 26% dell’ammontare degli interessi attivi maturati. L’imposizione alla fonte tramite ritenuta fiscale viene applicata direttamente dalla banca, e ciò significa che gli interessi maturati sui conti depositi non devono essere dichiarati: anche in questo caso è tutto automatico, senza che sia necessario inserirli nella dichiarazione dei redditi delle persone fisiche, con l’istituto di credito che provvede a versare l’aliquota trattenuta all’Agenzia delle Entrate. Unica eccezione in questo senso si verifica con l’assegno familiare: per calcolare a quanto ammonta, infatti, bisogna tenere conto anche dei redditi esenti da imposta o sottoposti a ritenuta d’imposta alla fonte o a imposta sostitutiva, se superano i 1.032,92 euro. 

Che cosa succede con le linee vincolate

Oltre ai conti deposito “classici” esistono anche degli strumenti ibridi, cioè i conti correnti con linee vincolate. Qui non si tratta di un contratto giuridicamente distinto dal conto corrente, come avviene normalmente con il conto deposito: si tratta di un conto corrente, si può dire, con delle possibilità in più.

L’imposta per i depositi in conto corrente ammonta sempre allo 0,20% delle giacenze vincolate, che però non vengono prese in considerazione ai fini della valutazione complessiva della posizione del cliente (se persona fisica) per la verifica del limite dei 5.000 euro come valore medio di giacenza. Se invece il conto corrente applica sì un tasso d’interesse, anche vantaggioso, ma non c’è nessun vincolo – il correntista ha quindi la piena possibilità di usufruire delle somme – allora si applica soltanto l’imposta di bollo sul conto corrente, senza che ci sia quella sul conto deposito.

A quanto ammonta l’imposta di bollo sul conto corrente

Diversa dall’imposta di bollo sul conto deposito, come abbiamo appena visto, è l’imposta di bollo sul conto corrente: questa si applica sui conti correnti, sui conti correnti postali e sui libretti di risparmio la cui giacenza media superi i 5.000 euro. Se la giacenza media è inferiore, non si paga alcuna imposta di bollo.

Per calcolare la giacenza media, il correntista deve sommare i saldi giornalieri del proprio conto corrente e dividerli per il numero dei giorni di rendicontazione, ponderando poi il risultato per la quota di detenzione (anche in questo caso è la banca che provvede a calcolare la somma).

L’ammontare dell’imposta di bollo sul conto corrente è di 34,20 euro all’anno, e viene pagata a seconda della periodicità con cui si riceve l’estratto conto.

Ad esempio, se l’invio dell’estratto conto è trimestrale e solo in due sui quattro trimestri la giacenza media è superiore ai 5.000 euro, l’ammontare dell’imposta di bollo sarà pari alla metà (con due pagamenti da 8,55 euro alla fine del trimestre con giacenza superiore ai 5.000 euro).

Se si è titolari di più rapporti soggetti a imposta di bollo, verranno sommate tutte le giacenze medie dei rapporti intestati al correntista, e se la somma è superiore a 5.000 euro si pagherà l’imposta di bollo su ogni singolo rapporto (ecco perché non è sempre una buona idea avere più conti correnti, anche se questi sono a zero spese).