Chi può bloccare il conto corrente?

Aggiornato il: 21/06/2022
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 21/06/2022

Centro di tutte, o quasi tutte, le operazioni relative alla gestione del nostro patrimonio, il conto corrente è uno degli strumenti finanziari più diffusi, grazie al sempre più diffuso canone zero e ai conti correnti base proposti per le fasce meno abbienti. È difficile pensare oggi alla nostra operatività – dall’accredito dello stipendio o della pensione al pagamento di bollette e F24, dai bonifici alla gestione di carte di credito o carte di debito – senza un conto corrente, ma ci sono dei casi in cui ci si può ritrovare senza possibilità di usufruire del conto in seguito a determinati provvedimenti. Vediamo qui di seguito chi può bloccare il conto corrente e in quali casi.

Conto corrente bloccato

I casi in cui il conto corrente viene bloccato

Lo scopo del blocco del conto corrente è ovviamente quello di impedire al correntista di accedere al suo conto ed effettuare operazioni, ad esempio per evitare che possano peggiorare preesistenti situazioni debitorie o che ci sia un trasferimento da un conto a un altro per evitare sanzioni. Chi può bloccare il conto corrente è la banca, ma questo può avvenire anche su sollecitazione delle autorità: ecco i casi in cui si può arrivare al blocco.

  • Blocco per scoperto
  • Blocco per legge antiriciclaggio
  • Blocco per debiti
  • Blocco per decesso
Blocco per scoperto Quando il conto corrente va in rosso (sotto l’eventuale scoperto di conto fissato insieme alla banca)
Blocco per legge antiriciclaggio Quanto il correntista non firma il questionario antiriciclaggio obbligatorio per legge
Blocco per debiti Quando la banca viene notificata dall’autorità giudiziaria per un pignoramento richiesto da un creditore o dall’Agenzia delle Entrate
Blocco per decesso In caso di morte del titolare o contitolare del conto, fino al termine delle procedure di successione

Conto corrente bloccato: il blocco per scoperto

Uno dei casi più comuni per il quale si arriva al blocco del conto corrente è lo scoperto di conto, situazione che si verifica quando il conto corrente va in rosso, cioè non c’è più denaro sufficiente per saldare impegni finanziari (come ad esempio una bolletta pagata tramite RID o le rate di un mutuo). Da ricordare che può esserci uno scoperto di conto per il quale ci si è accordati con la banca, cioè di fatto una tolleranza, da parte dell’istituto di credito, di una certa soglia ulteriore di debito e saldo negativo, ovviamente da saldare entro i termini stabiliti e che prevede il pagamento di consistenti interessi. L’obiettivo della banca che blocca il conto corrente per scoperto è evitare che la situazione di insolvenza si aggravi, peggiorando l’indebitamento del correntista. Per sbloccare il conto è necessario ripianare il debito: solo così si può pensare di accedere nuovamente al credito.

Conto corrente bloccato: il blocco per legge antiriciclaggio

La chiusura del conto corrente può essere dovuta anche alla legge antiriciclaggio in vigore dal 1° gennaio 2014. In questo caso, si può trattare di una dimenticanza, dovuta al mancato adempimento all’obbligo di legge: è infatti obbligatorio, infatti, che tutti i correntisti si presentino presso una filiale della loro banca per compilare e firmare un modulo antiriciclaggio fornendo i propri dati sensibili (a cui deve essere accompagnato un documento d’identità ancora in corso di validità). Il cliente ha tempo 60 giorni per ottemperare dal momento in cui avviene la notifica da parte della banca. Se questo lasso di tempo trascorre senza che il correntista abbia firmato il questionario, la banca può disporre il blocco del conto corrente. Lo stesso istituto di credito rischia di dover pagare multe salate se non effettua le relative procedure di verifica, per un ammontare che va da 2.600 euro a 13.000 euro per ogni controllo omesso, motivo per cui la banca ha tutto l’interesse di controllare che non ci siano violazioni in questo senso da parte dei propri clienti.

Conto corrente bloccato: il blocco per debiti

In caso di pignoramento presso terzi del conto corrente bancario o postale, stabilito dell’autorità giudiziaria e comunicato alle banche, gli istituti di credito provvedono a bloccare il conto corrente, ad esempio per il mancato pagamento di una cartella esattoriale. Ricevuta la notifica, la banca è tenuta a vincolare e quindi bloccare il denaro presente sul conto corrente per una somma pari al debito più la metà; questa situazione permane fino a quando il debito non viene saldato del tutto e la procedura esecutiva ha termine.

Va da ricordare che che ci sono dei limiti al pignoramento nel caso in cui sul conto corrente confluiscano lo stipendio, la pensione o altri redditi che possono essere assimilati a questi introiti, a patto che i fondi presenti sul conto derivino esclusivamente da queste fondi diretto. In questa situazione, per la legge, è possibile pignorare, per i fondi già presenti sul conto, solo la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale (ovvero 1345,53 euro). Se invece si parla di fondi versati sul conto corrente dopo la notifica, questi possono essere pignorati per un quinto, fino all’estinzione del debito.

Quando invece le somme che confluiscono sul conto corrente del cliente hanno diverse fonti, si può pignorare il 100% di quanto depositato sul conto, ma solo il 50% nel caso di conto cointestato. Se il debito è direttamente con il Fisco, allora il pignoramento viene di fatto eseguito direttamente dall’Agenzia delle Entrate, senza che sia necessaria l’ordinanza dell’autorità giudiziaria, in quanto una cartella esattoriale vale già come atto esecutivo. Quando si riceve la cartella, infatti, se questa non viene saldata entro 60 giorni dalla notifica è possibile pignorare il 100% di quanto presente sul conto.

Conto corrente bloccato: il blocco per decesso

Quando si verifica la morte del titolare del conto corrente, la banca provvede a bloccare temporaneamente il conto, contribuendo così al “congelamento” dei beni del de cuius essenziale per l’avvio e la risoluzione della procedura di successione. Secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione, però, il blocco del conto corrente in caso di decesso di un contitolare di un conto cointestato a firma disgiunta è illegittimo.

Chi può disporre il blocco del conto corrente

Per quanto riguarda il soggetto che dispone il blocco del conto corrente, questo, come detto, avviene da parte della banca in caso di autotutela dai rischi di insolvenza (nei casi di scoperto) o di inottemperanza ai doveri di legge (mancata firma del questionario antiriciclaggio), o su impulso dell’autorità giudiziaria, su richiesta di un creditore. Quando il creditore è direttamente l’Agenzia delle Entrate l’ordinanza non è necessaria. Infine, come si è visto, in caso di morte del titolare del conto corrente è sempre la banca a bloccare il conto corrente fino al termine definitivo delle pratiche legate all’eredità.

Conto corrente bloccato: come fare per evitarlo

Può capitare di ritrovarsi con il conto corrente bloccato per una semplice distrazione, ad esempio perché è un conto vecchio con ancora dei pagamenti periodici eseguiti in automatico. Per questo è necessario, soprattutto oggi quando è comune avere più di un conto visto che non costano quasi nulla, controllare con regolarità gli estratti conto e tenerne un archivio. Se si aspetta che il proprio corrente venga sbloccato, si può utilizzare un soluzione alternativa come – se non si vuole aprire un conto corrente nuovo di zecca – richiedere una carta conto con IBAN attivabile in pochi minuti direttamente online, in modo da poter gestire le esigenze immediate.