Tasse sui conti correnti superiori a 5000 euro: a quanto ammontano e come non pagarle

Aggiornato il: 09/02/2021
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 09/02/2021

Oggi si parla spesso di conti correnti zero spese, e cioè di conti correnti presso le banche del tutto gratuiti o quasi: non si paga il canone mensile, non si pagano i bonifici o i prelievi di denaro contante presso le macchine ATM, insomma non si pagano le operazioni più comuni.

contanti

In realtà, non sempre le spese sono assenti a tutti gli effetti; spesso le banche inseriscono – soprattutto quando i tassi d’interesse sono molto bassi – dei costi nascosti o delle commissioni, ad esempio se il prelievo riguarda una quantità di contante inferiore a una certa cifra o per un bonifico all’estero. Ma bisogna tenere conto anche delle spese imposte dalla legge, come le tasse e le imposte di bollo, in particolare le tasse sui conti correnti superiori a 5000 euro. Ma come funzionano?

Come funzionano le tasse sui conti correnti

I conti correnti, così come i libretti di risparmio, non sono infatti immuni al prelievo fiscale (oltre ovviamente a quanto dovuto per le imposte sui redditi o sul patrimonio). Ci sono fondamentalmente due tipi di tasse che si pagano su un conto corrente: l’imposta di bollo e la ritenuta fiscale sugli interessi creditori maturati, oltre eventualmente all’imposta di bollo al deposito titoli che può essere associato a un conto corrente come servizio aggiuntivo.

Le tasse sui conti correnti superiori a 5000 euro di cui si parla sono appunto quelle relative all’imposta di bollo, che ha un importo fisso ed è dovuta per il solo fatto di avere un conto corrente intestato a una persona fisica. Chi ha un saldo medio annuale sul conto inferiore ai 5.000 euro è esentato dal pagamento dell’imposta di bollo, al contrario di chi ha più denaro sul proprio conto. Vediamo qui di seguito di che cifre si sta parlando per l’ammontare dell’imposta di bollo e se è possibile non pagarle con il verificarsi di determinate condizioni.

 A quanto ammonta l’imposta di bollo

L’ammontare dell’imposta di bollo è di 34,20 euro all’anno per le persone fisiche, somma che costituisce l’intero ammontare delle tasse sui conti correnti superiori a 5000 euro. Per le persone giuridiche, invece, l’imposta di bollo è più alta, ed è quantificata in 100 euro all’anno; in questo caso non è dipendente dal saldo medio, ma sempre dovuta.

La ritenuta fiscale sugli interessi creditori maturati sul conto corrente ammonta invece al 26% di quanto maturato.

Per quanto riguarda infine l’imposta di bollo per il deposito titoli – che come si è visto non è sempre presente, ma solo per le banche che garantiscono questo servizio e per gli utenti che decidono di attivarlo: sul comparatore di SOStariffe.it si possono avere più informazioni al riguardo – questa è stabilita in misura proporzionale al controvalore di mercato dei titoli posseduti. Dal 2014 in poi, questa imposta di bollo ammonta allo 0,20%, senza importo minimo o massimo (prima era previsto un importo minimo di 34,20 euro e massimo di 1200 euro). Solo per le persone giuridiche è previsto un massimo di 14.000 euro. Vengono assoggettati a tassazione tutti gli strumenti finanziari, compresi i fondi comuni di investimento, le polizze vita e i buoni postali fruttiferi.

Come si calcola la giacenza media per l’imposta di bollo?

Prima di proseguire è necessario chiarire che cosa si intende con saldo medio annuale o giacenza media. Il calcolo da fare per sapere se si è soggetti al pagamento di questa imposta è la divisione della somma delle giacenze giornaliere per 365 giorni, visto che il periodo su cui si calcola questo valore di norma corrisponde con l’anno solare. Le giacenze giornaliere rappresentano il saldo attivo/passivo di ogni giorno.

Così, per fare un esempio pratico, se sul conto corrente abbiamo avuto – poniamo – 2.000 euro di media giornaliera per 6 mesi e 7.000 per altri 6, il saldo medio è pari a poco più di 4500 euro, ovvero (2000*182,5+7000*182,5)/365: in questo caso non siamo tenuti al pagamento delle tasse sui conti correnti superiori a 5000 euro, anche se per metà anno il nostro saldo è stato superiore a questa somma. Nessun problema, quindi, se per qualche giorno si “sfora” la fatidica soglia dei 5.000 euro: l’importante è che il calcolo sopra riportato abbia come risultato, nell’arco dell’anno, un valore medio inferiore. Attenzione perché se si hanno due conti aperti presso la stessa banca con una giacenza inferiore ai 5.000 euro, è possibile che i conti vengano considerati una sola giacenza, e quindi che si paghi l’imposta di bollo. Il cumulo avviene anche con i libretti di risparmio.

Se rientriamo tra coloro che devono pagare l’imposta di bollo, se ne fa carico la banca ma prendendo direttamente la somma dovuta dal nostro conto corrente, con un addebito che nella maggior parte dei casi è trimestrale, quindi pari a 8,55 euro a trimestre.

Un ultimo caso è quello dei conti cointestati: in questo caso, la giacenza media va divisa per due.

 Come fare a non pagare le tasse sui conti correnti superiori a 5000 euro

È possibile non pagare le tasse sui conti correnti superiori a 5000 euro, cioè l’imposta di bollo da 34,20 euro (o 100 euro se persona giuridica), la ritenuta fiscale sugli interessi creditori e l’imposta di bollo per il deposito titoli?

Ritenute e imposte su deposito titoli sono sempre dovute. Per quanto riguarda l’imposta di bollo sul conto corrente, la voce più rilevante (e sempre presente) in questo tipo di calcoli, esistono conti che si offrono di coprire la spesa; è la banca, cioè, ad occuparsi di saldare l’imposta di bollo, senza che l’utente debba vedere diminuire il suo patrimonio, già eroso quotidianamente da altre spese o commissioni e dall’inflazione.

Un altro metodo molto utilizzato – soprattutto se la giacenza media non è di molto superiore ai 5.000 euro – è quello di aprire un altro conto corrente a zero spese, e trasferire lì una parte del patrimonio. Naturalmente è necessario leggere con la massima attenzione il prospetto informativo del conto corrente, altrimenti il rischio è quello di ritrovarsi a pagare, tra canoni e costi nascosti, una cifra di mantenimento dei due conti superiore – e a volte non di poco – ai 34,20 euro dell’imposta di bollo.

È anche possibile investire la parte del patrimonio che supera i 5.000 euro in buoni postali o titoli di Stato a breve termine, con un rendimento piccolo ma sufficiente a compensare l’imposa dovuta su questi prodotti finanziari. 

Chi è esentato da pagare le tasse sui conti correnti superiori a 5000 euro

Oltre alle strategie qui indicate, ci sono dei soggetti che non sono tenuti a pagare l’imposta di bollo. Per chi ha un ISEE inferiore ai 7.500 euro c’è infatti l’esenzione dall’imposta di bollo, così come per i titolari del cosiddetto Conto Base, ovvero il conto corrente gratuito riservato a chi ha un ISEE annuo in corso di validità inferiore agli 11.600 euro (18.000 euro per i pensionati). È necessario però presentare, il 31 maggio di ogni anno, un’autocertificazione che comprovi che l’iSEE dichiarato sia in corso di validità, all’intermediario o direttamente alla banca.

Un ultimo caso di esenzione è quello dei soggetti giuridici con conti aperti con gli enti gestori e i Confidi (le organizzazioni no-profit a carattere associativo o formate da piccole e medie imprese che si uniscono per agevolare l'accesso al credito finanziario per alcune tipologie di soggetti).