Bonifico parlante: che cosa è e a cosa serve?

Aggiornato il: 07/09/2022
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 07/09/2022

Si sente sovente parlare di bonifico parlante per indicare uno specifico metodo di pagamento dal conto corrente che spicca per essere particolarmente tracciabile. Il bonifico parlante è utilizzato soprattutto per le detrazioni fiscali, in quanto è l’unico modo possibile per dimostrare che l’erogazione di una certa somma corrisponde a un pagamento per un’attività oggetto di detrazione, come ad esempio una ristrutturazione edilizia. 

Bonifico parlante

Quali sono le caratteristiche del bonifico ordinario

Innanzitutto, va ricordato che il bonifico bancario è quell’operazione bancaria con la quale si trasferisce del denaro da un conto corrente a un altro (ma anche a una carta di credito o a un libretto postale, purché dotati di IBAN). Si tratta di una delle più comuni attività di gestione del proprio patrimonio, visto che è con un bonifico ricorrente che, ad esempio, vengono corrisposti lo stipendio o la pensione, e con un bonifico si possono pagare spese come quelle delle bollette della luce o del gas. I bonifici possono essere gratuiti o richiedere una commissione a seconda di diverse variabili (se è istantaneo o meno, se è diretto verso un conto italiano o europeo, se viene fatto online o attraverso lo sportello e così via).

Il bonifico bancario richiede la compilazione di alcuni specifici campi: il codice IBAN è il più importante, visto che attraverso questo codice univoco si può indicare il beneficiario del pagamento senza equivoci; poi sono necessari anche il nome, il cognome, l’eventuale ragione sociale o l’indirizzo del ricevente. Infine, come vedremo, va inserita anche la causale, ovvero il motivo del pagamento. Di solito non ci sono particolari requisiti per questo dato, ma, come vedremo, il bonifico parlante in ciò è differente.

Come si compila il bonifico parlante per la detrazione fiscale 

Si chiama “bonifico parlante” proprio perché “comunica” alcuni dati fondamentali all’autorità fiscale, che quindi può stabilire se siamo di fronte o meno a un pagamento premiabile con una detrazione o un altro tipo di agevolazione.

Il bonifico parlante ha quindi bisogno di più dati rispetto al bonifico comune. In più, infatti, ci vogliono il codice fiscale sia del beneficiario della detrazione (o dei vari beneficiari, nel caso ce ne sia più d’uno, come ad esempio per una comproprietà) sia di chi ha eseguito gli interventi. In più, particolare attenzione va riservata alla causale, che deve obbligatoriamente riportare il riferimento alla norma che regola le agevolazioni delle quali si vuole beneficiare.

Ricapitolando, nella tabella che segue, vediamo i dati che è necessario inserire nei due tipi di bonifico.

Bonifico ordinario Bonifico parlante
Nome, cognome, indirizzo del destinatario Nome, cognome, indirizzo del destinatario
Codice IBAN del destinatario Codice IBAN del destinatario
Causale semplice (motivazione)

Causale completa (con motivazione e riferimento alla norma sulle agevolazioni in oggetto)

 

Codice fiscale del beneficiario delle detrazioni

  Codice fiscale (o partita IVA) di chi ha eseguito gli interventi

Quando serve il bonifico parlante

Negli ultimi anni, con il boom dei bonus edilizi, il bonifico parlante è stato utilizzato soprattutto per questo tipo di operazioni. Superbonus da 110%, bonus facciate da 90%, bonus ristrutturazioni da 50% sono gli esempi più noti di questo tipo di interventi che hanno consentito a milioni di italiani di rinnovare la propria casa, rendendola più efficiente dal punto di vista del risparmio energetico, più nuova e più confortevole, spendendo molto meno, grazie all’agevolazione che consente di avere indietro una consistente fetta di quanto già speso (nel caso del superbonus, addirittura di più) attraverso pagamenti dilazionati in più anni oppure con la cessione del credito, attraverso la quale si può avere immediatamente l’intera somma pagando una certa percentuale a una banca o a un istituto di credito.

Proprio perché l’iniziativa è stata straordinariamente popolare, fin da subito è stata evidente la necessità di non permettere l’abuso di queste norme, ad esempio col finanziamento di spese in realtà non detraibili oppure con prezzi superiori a quanto effettivamente corrisposto, in modo da avere un bonus maggiore, magari da dividere tra il beneficiario e chi ha eseguito i lavori. In realtà come hanno dimostrato i controlli ci sono stati molti casi in cui si è violata la legge, frenati proprio dalla necessità del bonifico parlante che, con la sua causale definita in modo rigoroso, ha limitato gli abusi.

Dove si fa il bonifico parlante per gli interventi edilizi

Le persone fisiche non titolari di reddito di impresa, e quindi i soggetti Irpef, per pagare con il bonifico parlante possono scegliere tranquillamente la propria banca o le Poste. Buona parte degli istituti di credito prevede degli appositi modelli predisposti, anche nelle aree clienti delle banche online, che già prevedono i campi corretti da compilare e includono la dicitura per il richiamo alla norma di riferimento. A questo proposito, è possibile consultare questa tabella per sapere, a seconda del bonus edilizio scelto, qual è la legge da citare:

Tipo di bonus Legge da citare
Ristrutturazione edilizia e/o Sismabonus ex art. 16-bis D.P.R. n. 917/1986
Ecobonus 50% e 65% ex. art. 1, commi 344-347. legge 296 / 2006
Superbonus 110% ex art. 119, decreto legge 19 maggio 2020, n. 34
Bonus mobili 50% ex art. 16, comma 2, D.L. 63/2013, convertito nella legge 90/2013

Che cosa succede se si emette un bonifico ordinario al posto di uno parlante

A volte può capitare che ci si sbagli e si effettui un pagamento con un bonifico normale e non con quello parlante; pensiamo ad esempio ai casi in cui non si supponeva che una determinata spesa potesse essere oggetto di agevolazione o di detrazione, o una semplice distrazione che ci ha fatto inviare il bonifico prima del tempo. Si tratta di un errore che può costare molto caro, visto che soprattutto con i bonus edilizi si parla della possibilità di avere detrazioni anche per diverse decine di migliaia di euro.

In caso di bonifico normale al posto di bonifico parlante, allora, non c’è proprio nulla da fare e dobbiamo rassegnarci a perdere l’agevolazione? Fortunatamente non è così: è infatti possibile intervenire e rettificare la situazione, anche se non si tratta di una procedura semplice; ne varrà sicuramente la pena per le detrazioni più consistenti.

Come rimediare a un bonifico ordinario e non parlante

È necessaria una dichiarazione sostitutiva di atto notorio rilasciata da chi ha effettuato i lavori per poter usufruire dell’agevolazione o della detrazione qualora ci si sia sbagliati, inviando un bonifico ordinario invece di uno parlante. Nella dichiarazione, l’impresa deve attestare che i corrispettivi erogati a suo favore sono stati contabilizzati nel modo corretto ai fini della loro imputazione nella determinazione del reddito.

In linea teorica – ma è una strada un po’ più complicata, a meno che non si abbiano rapporti davvero eccellenti con l’impresa che ha fatto i lavori – si può chiedere all’impresa stessa che restituisca i soldi versati al fine di effettuare nuovamente il pagamento, questa volta con un bonifico parlante, in modo di avere accesso alla detrazione o all’agevolazione. In altre parole, in questo modo è come se la prima transazione non ci fosse mai stata. Attenzione perché in questo caso è necessario controllare di non finire in un periodo d’imposta per il quale non vale più l’agevolazione (ad esempio l’anno successivo), per cui questo rimedio è indicato soprattutto se ci si accorge di aver commesso un errore senza bonifico parlante subito dopo l’erogazione del primo pagamento.