Inflazione
Si tratta di un tasso che indica l’aumento dei costi di servizi e di beni in un dato periodo di tempo. La crescita dei prezzi viene monitorata con attenzione dai mercati e ha delle ripercussioni dirette sulle economie nazionali.
Il livello dei prezzi ha un diretto condizionamento sul poter d’acquisto delle famiglie e dei privati, questo influenza l’andamento dell’economia interna e ha di riflesso un impatto sulle strategie monetarie delle Banche centrali. Il tasso di inflazione a cui mira la Banca Centrale Europea (BCE) è pari al 2% circa.
Questo valore è l’equilibrio a cui punta la politica europea ed è il livello ottimale di crescita secondo gli esperti, anche se non tutti concordano con questa teoria.
Per calcolare l’inflazione si costruisce un paniere che mette insieme beni e servizi essenziali e non che possano essere rappresentativo dei consumi delle famiglie medie. È l’ISTAT (Istituto nazionale di statistica) che stabilisce quali sono le componenti da considerare per stilare l’indice dei prezzi al consumo.
In questa sorta di modello di spesa familiare vengono considerati i prezzi di scarpe, servizi come energia elettrica o bollette dell’acqua, e prodotti alimentari, ma anche il costo dell’abbonamento ai mezzi di trasporto o della benzina.
L’ISTAT calcola, in verità, tre indici il NIC (valore di prezzi al consumo Nazionale per la collettività); il FOI (Famiglie Operai e Impiegati); e l’IPCA l’indice armonizzato dei prezzi al consumo. È quest’ultimo l’indicatore che misura l’inflazione in un formato comparabile a quello degli altri paesi europei.
L’andamento dell’inflazione influisce sulla politica monetaria, la BCE per mantenere la stabilità dei prezzi può infatti decidere di adottare misure ordinarie o straordinarie che hanno come effetto anche quello di aumentare o diminuire i tassi di interesse applicati a prestiti e mutui. Il quantitative easing ad esempio è un acquisto di titoli di debito per sostenere le economie europee.
