Conti correnti oltre 100.000 euro: bollo, costi e scelta della Banca

Nel corso dell’ultimo anno, la pandemia ha avuto degli effetti diretti anche sui conti correnti: sono infatti aumentati i depositi e di conseguenza alcune banche sono state costrette a operare dei tagli. Vediamo di seguito cosa sapere sugli ultimi sviluppi che hanno interessato i conti correnti con più di 100.000 euro

Conti correnti oltre 100.000 euro: bollo, costi e scelta della Banca

L’ultimo anno è stato contrassegnato da un aumento di quasi 200 miliardi di euro della liquidità depositata dai risparmiatori italiani sui conti correnti, che in tempi normali era la fonte primaria di raccolta da parte degli istituti di credito. 

In particolare, i dati rilasciati da Abi in riferimento al mese di febbraio 2021 hanno evidenziato un aumento del volume dei depositi bancari italiani pari al 10,2%, per un totale di 1.746 miliardi di euro. La crisi pandemica e la grande precarietà lavorativa sono stati i motivi principali di questa “corsa al risparmio”. 

In un regime caratterizzato dai tassi negativi di mercato, alcune banche hanno scelto di tagliare le grandi giacenze in quanto si sono trasformate in un costo troppo esoso. Se in Francia e in Germania il problema è stato risolto con l’applicazione dei tassi negativi sui conti correnti con oltre 100.000 euro, il sistema bancario italiano non può agire allo stesso modo. 

La banche italiane contro i grandi conti correnti

Alla luce di quanto appena illustrato, i conti correnti con oltre 100.000 euro si sono trasformati in una soluzione poco conveniente per le banche: questo è il motivo per il quale alcuni istituti di credito ne hanno ipotizzato la chiusura, soprattutto per i clienti che non hanno intenzione di investire in altro modo il capitale depositato. 

I grandi conti correnti si traducono, in pratica, in un aumento dei costi di gestione della liquidità da parte delle banche. Pertanto, oltre alla possibilità di chiudere i super conti già attivi, alcuni istituti di credito hanno previsto:

  • l’introduzione di una commissione di liquidità per i conti che saranno aperti da imprese e partite IVA con depositi superiori a 100.000 euro;
  • l’applicazione di nuove commissioni che siano proporzionali al volume del deposito del singolo risparmiatore. 

I tassi negativi all’estero

In Germania l’aumento dei depositi sui conti correnti è stato inferiore rispetto alla media europea: nonostante ciò, la Sparkasse di Monaco ha deciso di applicare un tasso negativo sui conti che superino i 100.000 euro

La stessa decisione era stata presa anche da alcune banche francesi, in relazione alle giacenze di tutti i correntisti con patrimoni molto alti. I costi di gestione della liquidità sono sempre più elevati anche a causa della politica monetaria espansiva della Banca Centrale europea. 

Il problema fondamentale di tali conti è legato al fatto che questi soldi non vengono investiti in alcun modo dai loro possessori: non puntando su altre forme di investimento o finanziamento, non sarà dunque mai possibile immetterli nell’economia reale. Ad oggi i conti correnti con oltre 100.000 euro rappresentano un mero costo per le banche, pari a 24,50 euro a trimestre in più rispetto al 2019. 

Le banche che prenderanno provvedimenti

Una delle prime banche che ha scelto di intraprendere la strada della chiusura dei conti correnti con giacenza media pari o maggiore di 100.000 euro è Fineco, la quale ha già provveduto a inviare la comunicazione ai propri clienti tramite la Proposta di modifica unilaterale di contratto ai sensi dell’art. 118 del decreto legislativo n. 385/93.

Ci sono poi:

  • BNL, che addebiterà 1.000 euro ogni 3 mesi sulle giacenze che superano i 100.000 euro;
  • Unicredit, che ha deciso di introdurre una commissione di giacenza;
  • Bper, che dovrebbe introdurre una commissione di liquidità importante per l’apertura di conti con più di 100.000 euro da parte di imprese e partite IVA;
  • Banco BPM, che sta ragionando sull’introduzione di un sistema di commissioni proporzionali alle somme depositate. 

Dalle banche ai correntisti: come risparmiare

Se il costo di gestione dei conti correnti è aumentato anche per le banche, lo stesso si può dire per i correntisti, che hanno subito, rispetto al maggio del 2019, un aumento del costo dei conti correnti pari al 22% (il dato fa riferimento a un’analisi di Altroconsumo). 

I rialzi non hanno invece interessato i conti correnti online, i quali rappresentano una soluzione ideale alla quale rivolgersi se si vuole risparmiare sui costi canonici di un conto corrente. 

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L’imposta di bollo sui conti correnti

L’imposta di bollo è stata applicata sui conti correnti nel 2012: è prevista per tutti i titolari di conti correnti, quindi sia per le persone fisiche, sia per gli altri soggetti. Nello specifico:

  • è pari a 34,20 euro per le persone fisiche;
  • è pari a 100 euro per gli altri soggetti, come per esempio le società o le associazioni. 

L’imposta di bollo viene applicata nel momento in cui viene emesso l’estratto conto o il rendimento e fa riferimento al periodo rendicontato anche nel caso in cui apertura e chiusura avvengano nello stesso anno. Se nell’anno non viene emesso il rendiconto, l’imposta di bollo si applica il 31 dicembre di ogni anno: nell’ipotesi in cui si abbiano più conti correnti o libretti di risparmio, l’imposta dovrà essere versata su ogni rapporto attivo. 

La normativa in vigore prevede che “l’estratto conto o il rendiconto si considerano in ogni caso inviati almeno una volta nel corso dell’anno anche quando non sussiste un obbligo di invio o di redazione. Se gli estratti conto sono inviati periodicamente nel corso dell’anno, l’imposta di bollo dovuta è rapportata al periodo rendicontato”.

In genere, il versamento viene effettuato direttamente dalla banca la quale trattiene la somma dal conto corrente del cliente e la versa in seguito allo Stato. 

Quali sono i casi in cui l’imposta di bollo non è dovuta

Per le persone fisiche, l’imposta di bollo non è dovuta nel caso in cui il valore medio della giacenza non superi i 5.000 euro. Tale valore medio si calcola sommando i saldi giornalieri del conto corrente e dividendoli per il numero di giorni di rendicontazione o di detezione del rapporto. Si pondera poi la giacenza media di ogni rapporto per la quota di detenzione. 

Altri casi in cui non si dovrà pagare l’imposta di bollo sono:

  • quello in cui il valore medio della giacenza sia negativo;
  • nel caso dei conti correnti base, ai sensi dell’articolo 12, comma 6, del decreto Salva Italia. 

Nella pratica, il conto corrente base è un prodotto di risparmio che non ha gli stessi costi di un tradizionale conto corrente, in quanto si rivolge alle fasce economiche più svantaggiate, aventi un ISEE inferiore ai 7.500 euro.  

Si tratta, quindi, di un conto facilitato e con un’operatività più ridotta: si caratterizza per il fatto di prevedere soltanto un costo relativo al canone annuo. Non ci sono, invece, né l’imposta di bollo, né tantomeno eventuali commissioni extra da sostenere. 

Altre tipologie di esenzione

L’imposta di bollo non si applica neanche sui conti correnti che sono stati aperti in seguito a un provvedimento dell’autorità giudiziaria e nemmeno per i rapporti tra gli enti gestori e i Confidi, ovvero gli organismi senza scopo di lucro a carattere associativo, oppure piccole e medie imprese che si uniscono per rendere più semplici le procedure. 

I Confidi non devono pagare l’imposta di bollo in quanto non vengono considerati clienti dalla Banca d’Italia, ma dovranno pagare comunque l’imposta ordinaria prevista su assegni, ricevute bancarie e contratti. L’esenzione sul pagamento dell’imposta di bollo è prevista anche per i conti corrente posseduti presso istituti di pagamento o Imel, cioè quelli che emettono moneta elettronica. 

Per i rapporti con le amministrazioni dello stato, invece, l’Agenzia delle Entrate ha specificato che “per gli estratti di conto corrente inviati alle Amministrazioni dello Stato, l’imposta deve essere applicata, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, della citata Tariffa, nella misura di euro 1,81, quando la somma supera euro 77,47”.

Sulla base di quanto detto fin qui, è chiaro che l’imposta di bollo viene sempre applicata sui conti correnti con depositi superiori ai 100.000 euro: si tratta di un costo fisso che, in considerazione della situazione attuale, potrebbe essere affiancato da ulteriori spese da sborsare ancora più ingenti.