Tenere il proprio patrimonio sul conto corrente è, per milioni di italiani, la soluzione più semplice e comoda. I prezzi dei conti negli ultimi anni sono scesi fino a toccare lo zero, anche se purtroppo la stessa sorte è capitata agli interessi pagati dalle banche. Oggi il conto corrente viene scelto non tanto per i rendimenti, assai più bassi di altre forme di investimento, ma per la sua efficienza e la possibilità di effettuare con esso tutte le operazioni più comuni: l’accredito dello stipendio o della pensione, la disposizione di bonifici, il pagamento delle utenze e perfino il trading sul mercato azionario od obbligazionario.
Sono sostanzialmente due le tipologie di tasse che devono essere pagate sul conto corrente: l’imposta di bollo e la ritenuta fiscale sugli interessi creditori. L’imposta di bollo si applica sul conto corrente in misura diversa a seconda che il titolare del conto sia un persona fisica o una persona giuridica, e se collegato al conto c’è anche un conto deposito o un deposito titoli – indispensabile per operare sul mercato azionario – si applica un’imposta di bollo anche su di essi.
Per quanto riguarda invece la ritenuta fiscale sulle rendite finanziarie, attualmente è pari al 26% delle rendite finanziarie. A differenza dell’imposta di bollo, come vedremo, la ritenuta sulle rendite finanziarie è sempre dovuta, a prescindere dalla consistenza del patrimonio del correntista.
In questa tabella si possono vedere riassunti i dettagli sull’imposta di bollo:
Tipo di imposta | Persone fisiche | Persone giuridiche |
Imposta di bollo su conto corrente | 34,20 euro all’anno per le giacenze medie inferiori a 5.000 euro | 100 euro all’anno |
Imposta di bollo su deposito titoli | 0,2% | 0,2% (fino a un massimo di 1.400 euro) |
Per non pagare l’imposta di bollo sul conto corrente è quindi necessario avere una giacenza media inferiore ai 5.000 euro, mentre non c’è un limite simile per i conti deposito (il patrimonio in essi investito, però, non viene considerato ai fini della valutazione complessiva della posizione del cliente persona fisica). Una strategia possibile per tenere più di 5.000 euro in banca e non pagare l’imposta di bollo è quella di aprire più conti correnti evitando di superare con ciascuno di essi la soglia dei 5.000 euro, ma è un’operazione da valutare attentamente perché le spese di gestione dei diversi conti, se superiori a zero, possono rendere poco conveniente tale soluzione.
Per sapere se si è tenuti al pagamento dell’imposta di deposito è dunque necessario conoscere il meccanismo della giacenza media. La giacenza media è una misura del volume medio di denaro detenuto da un conto corrente bancario durante un certo periodo di tempo. Il calcolo della giacenza media annua si effettua dividendo la somma delle giacenze giornaliere (quindi i saldi giornalieri per valuta) per 365, indipendentemente dal numero di giorni in cui il deposito/conto risulta attivo.
Va ricordato anche che, per il calcolo, in presenza di giacenza media negativa va inserito sempre il valore zero.
Un aspetto da tenere in considerazione quando si valuta quanti soldi tenere sul conto corrente per non pagare tasse è legato alla sicurezza in caso di bail-in o fallimento della banca. In soccorso dei correntisti viene infatti il Fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD), che fornisce risarcimenti fino a un massimo di 100.000 euro; chi ha un patrimonio superiore sul conto corrente rischia di non essere invece risarcito per la parte eccedente.
Tutte le banche italiane aventi come forma societaria la società per azioni aderiscono al fondo, che copre i depositi nominativi (quali conto corrente, depositi a risparmio nominativi, certificato di deposito nominativi, buoni fruttiferi). In alcuni casi, come ad esempio il possesso di azioni, il risarcimento non è dovuto.
Per questo, a prescindere da quanto si pagherà di tasse per la presenza di denaro sul conto corrente, è necessario ricordarsi che superare i 100.000 euro su un singolo conto è piuttosto rischioso, oltre che inefficiente per quanto riguarda l’investimento (una simile cifra può infatti fruttare interessi considerevoli, se non ci si limita a lasciarla sul conto).
Esistono molti modi per investire il proprio denaro diversi dal classico conto corrente. Uno, il conto deposito, l’abbiamo già menzionato: ha tassi non molto alti ma comunque superiori a quelli di un conto corrente, in cambio di un vincolo sulle cifre investite che non permette al correntista di usufruirne liberamente finché non è passato un certo periodo di tempo (pena la perdita degli interessi maturati). Di norma, più è lungo il vincolo più alti sono i tassi corrisposti dalla banca. Altre soluzioni possono essere le seguenti: