Il 5G è davvero pericoloso?

Aggiornato il: 11/11/2021
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 11/11/2021

Fake news di ogni genere sono ormai all’ordine del giorno non appena qualcosa di nuovo viene introdotto nella nostra vita quotidiana, che si tratti di un vaccino o, come nel caso del 5G, una nuova tecnologia di rete mobile ormai già molto diffuso, destinata a mandare in soffitta il 3G e il 4G garantendo prestazioni molto più elevate nell’ambito della telefonia mobile.

Il 5g è pericoloso

Sul 5G sono fiorite ormai da molto tempo diverse teorie che alluderebbero a una sua pericolosità, evoluzione dei rischi che alcuni riconducono alle onde radio dei telefoni cellulari. Con l’arrivo della pandemia da coronavirus, inoltre, queste teorie sono ulteriormente evolute, alludendo a un ruolo del 5G addirittura per la diffusione del virus. Ma c’è qualcosa di vero sul 5g pericoloso? Vediamolo qui di seguito.

Che cos’è il 5G

Innanzitutto è bene sapere di che cosa si tratta quando si parla di 5G, visto che sarà centrale nelle nostre vite nei prossimi anni. Con la sigla 5G ci si riferisce alla quinta generazione di tecnologie per la telefonia mobile, con una distribuzione su scala globale che è partita già nel 2019 ma che impiegherà ancora un po’ per affermarsi in tutte le zone d’Italia e del mondo.

I vantaggi che porterà il 5G alle telecomunicazione sono tanti: una delle più importanti riguarda la possibilità di gestire molti più dispositivi in un’area limitata – visto il proliferare non solo degli smartphone, ma di vari dispositivi dotati di una SIM – anche se naturalmente molti si concentrano sulla velocità di trasmissione dei dati, molto superiore all’attuale (teoricamente fino a 10 Gigabit al secondo) e sulla bassissima latenza, per una risposta quasi in tempo reale.

Tra le particolarità del 5G c’è il fatto che questa tecnologia utilizza frequenze radio più elevate rispetto alle attuali rete 4G; le celle in bassa banda di frequenza trasmettono sulla gamma di frequenze compresa tra 694 e 790 MHz (non lontano dal 4G), quelle in banda media sfruttano microonde a 2,5-3,7 GHz e infine quelle in banda alta sfruttano onde millimetriche tra 25 e 39 GHz. Saranno le celle in banda media a costituire gran parte del servizio, mentre quelle in banda alta, a causa anche della portata molto limitata, verranno sfruttate soprattutto in zone densamente popolate.

In Italia, al momento, la copertura 5G ha raggiunto circa il 95% della popolazione italiana, anche se si parla in realtà di una versione “light” di questa tecnologia, che più che altro potenzia le prestazioni della rete 4G e si appoggia ad essa per funzionare: saranno poi le reti autonome a garantire i risultati attesi in termini di velocità sia in download che in upload e la bassissima latenza, ma per ora non è ancora possibile collegarsi direttamente alle reti di quinta generazione.

Perché secondo alcuni fa male il 5G

Chi sostiene la pericolosità del 5G attacca in primo luogo proprio il ricorso a frequenze più alte, e quindi, secondo queste teorie, più dannose, rispetto alle tecnologie precedenti. In particolare, chi si oppone alla diffusione della quinta generazione delle reti mobili spesso cita i lavoro di un esperto di fisica, Bill P. Curry, che vent’anni fa circa fu l’autore di un rapporto in cui si dichiarava la seria pericolosità derivata dall’installazione di reti wireless nelle aule, con una notevole quantità di radiazioni assorbita dal cervello e di conseguenza un aumento della probabilità di sviluppare tumori cerebrali. In realtà, è stato più volte dimostrato come le onde radio diventino più sicure più alta è la loro frequenza, al contrario di quanto sostenuto da Curry, ovviamente senza arrivare ai limiti delle onde ad altissima frequenza come i raggi X, effettivamente – com’è noto – assai pericolosi.

Per le onde radio come quelle del 5G, invece, Curry sottovalutò un fattore di grande importanza, ovvero la capacità isolante della nostra pelle (la stessa che mette al riparo gli organi interni dalle radiazioni solari, tra l’altro).

La verità è che i sostenitori dell’”elettrosmog”, coloro che sostengono in altre parole che l’eccessivo utilizzo di onde radio provochi danni alla salute, non sono mai riusciti a dimostrarlo, anche se questo non è stato un problema per chi sostiene teorie complottiste non suffragate dalla ricerca scientifica, anche in virtù del classico paradosso delle fake news: se ci sono cento prove a favore di una tesi e nessuna a favore di un’altra, chi sostiene quest’ultima potrà sempre dare la colpa non alla scarsa scientificità della propria posizione, ma a una supposta manipolazione di media, governi e chiunque voglia “negare la verità”. In realtà, è proprio la ricerca indipendente – senza sovvenzioni dalle parti in causa – a dimostrare che le onde 5G non hanno alcun effetto negativo provato sulla nostra salute, tra l’altro con una notevole quantità di studi.

Un’altra tesi è quella, legata al nome del medico David O. Carpenter, che suppone un aumento dei casi di leucemia per l’inquinamento elettromagnetico. Anche in questo caso non ci sono prove, ma le fake news continuano a rincorrersi anche su questo argomento, aumentando l’intensità delle proteste ogni volta che una nuova tecnologia viene introdotta e presentata alle masse: quando Gugliemo Marconi inventò la radio e studiò come concentrare, probabilmente per la realizzazione di un sistema radar, fasci di microonde da dirigere verso veicoli o mezzi di vario genere, si parlò di “raggio nella morte”, e addirittura qualche decennio prima i raggi X, oggi molto usati per l’attività diagnostica, vennero ritenuti responsabili di terremoti e alluvioni.

Qualcosa di simile è successo con il 3G, con il 4G e ora con il 5G, addirittura, in quest’ultimo caso, con la complicità del governo della Russia, che sta facendo attivamente campagna contro il 5G, anche se è più che lecito sospettare che questo derivi dal suo netto ritardo nello sviluppo delle reti cellulari di nuova generazione, ostacolato dagli immensi spazi russi. In realtà, basta un dato a smentire tutte queste teorie: non c’è stato negli ultimi anni un aumento di casi di cancro, malgrado l’utilizzo sempre più massiccio di dispositivi basati sulle onde radio. In altre parole, quella del 5g pericoloso è una vera e propria bufala: anche secondo l’OMS l’utilizzo dei telefoni cellulari può definirsi sicuro.

Il 5G e il coronavirus, c’è un legame?

È naturale che, quando una tecnologia viene osteggiata, non si perda occasione di trovare nuovi elementi per contrastarla. Così, con la pandemia da coronavirus che ha colpito il pianeta a partire dal febbraio del 2020, per molti complottisti è stato facile mettere in correlazione la diffusione del virus con l’aumento di infrastrutture pensate per la diffusione del 5G.

Secondo alcuni, il 5G diminuirebbe la risposta del sistema immunitario alle sollecitazioni virali; anche qui non c’è alcuna prova al riguardo, e anzi numerose ricerche negli ultimi anni hanno smentito effetti nocivi delle tecnologie cellulari sull’organismo umano.

Il Governo italiano ha messo a punto una sezione del sito del Ministero della Salute volto proprio a smentire fake news di questo genere: qui si ricorda che «il 5G utilizza le onde radio per collegare diversi dispositivi e non è un vettore per il virus, che sopravvive solo in goccioline liquide. Il coronavirus si è diffuso in tutto il mondo, mentre le reti 5G non sono ancora state implementate ovunque. Molti paesi che non hanno reti 5G hanno avuto grandi epidemie di coronavirus. Semplicemente non c'è alcuna correlazione tra il coronavirus e le reti 5G».