Che cosa è l'energia reattiva in bolletta?

Aggiornato il: 31/05/2022
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 31/05/2022

Le bollette dell’energia elettrica ci sono molto semplificate nel corso degli anni, soprattutto per l’intervento dell’Autorità (che attualmente si chiama ARERA) che ha operato per rendere più comprensibili le tante voci in fattura.

Voci bolletta energia elettrica

Le nuove bollette sono molto più snelle e la maggior parte dei costi si capiscono senza difficoltà, ma esistono ancora dei corrispettivi da pagare la cui natura non è chiara ai più. Uno di questi è il corrispettivo per l’energia reattiva, un costo aggiuntivo che può essere presente in alcuni casi e su cui è bene fare chiarezza: che significa ad esempio se si legge la dicitura Penale Reattiva 33 o 75? Scopriamolo qui di seguito.

Come funziona l’energia reattiva?

Per spiegarlo in parole semplici, si definisce energia reattiva un’energia che viene assorbita da alcune apparecchiature elettriche (tra i quali i motori e i diffusissimi trasformatori) ma che non viene effettivamente utilizzata perché questi non sono effettivamente in funzione, portando così a delle perdite di rete. L’energia attiva, invece, viene utilizzata subito, portando a lavoro utile.

Il problema riguarda non tanto le utenze domestiche, per le quali questi valori sono di norma molto bassi, ma soprattutto per le macchine industriali e artigianali, che assorbono energia anche senza essere in produzione. Quando questa dispersione di energia supera una certa soglia, viene addebitata una penale in bolletta.

Il consumo eccessivo di energia reattiva è un danno per tutto il sistema, ed è per questo che l’Autorità incoraggia a intervenire su una situazione di ampio sfasamento applicando una multa quando questo è troppo elevato, ad esempio per il ricorso eccessivo a dispositivi e macchinari datati o di scarsa qualità. Per chi non vuole pagare la penale, l’unico modo è evitare di aumentare le perdite sulle linee di distribuzione elettrica, con impianti più efficienti e performanti. 

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Chi deve pagare il corrispettivo per l’energia reattiva in bolletta?

Come si è detto, il problema dell’energia reattiva non riguarda l’utente domestico: il corrispettivo viene infatti addebitato solo nei casi in cui le utenze abbiano una elevata potenza impegnata (almeno 16,5 kW, quella per una normale utenza domestica è di 3 kW). Tra questi potenziali soggetti, la penale per l’energia reattiva va pagata quando il consumo di energia reattiva è eccessivo, e la soglia da non superare varia ogni anno in base a quanto stabilito dall’Autorità. 

Più precisamente, la penale viene addebitata quando la quantità di energia reattiva prelevata dall’impianto dell’utente supera il 33% dell’energia attiva; se si supera addirittura il 75%, gli importi da pagare aumentano nettamente (è possibile trovare sulla bolletta queste voci sotto le diciture “Penale reattiva 33” e “Penale Reattiva 75”. I contatori moderni sono in grado di misurare sia l’energia reattiva che quella attiva di un impianto, ed è possibile visualizzare entrambi i valori, a seconda delle fasce di consumo.

A quanto ammonta la penale per l’energia reattiva?

Per comprendere quanto si paga per un consumo eccessivo di energia reattiva (sempre ricordando che la questione riguarda soltanto chi ha una potenza impegnata di almeno 16,5 kW) bisogna familiarizzarsi con i termini utilizzati per definire questi consumi. L’unità di misura dell’energia reattiva sono i voltamperora reattivi o VARh; per questo l’ammontare della penale si evince facendo riferimento a tariffe espresse in euro (o centesimi di euro) per kVARh o mVARh. Tali tariffe sono diverse a seconda che l’energia reattiva sia tra il 33% e il 75% dell’energia attiva consumata oppure superi il 75%; inoltre, le penali cambiano a seconda delle fasce di consumo. 

L’energia reattiva nei contatori moderni viene di solito indicata con la sigla R (R1 per l’energia reattiva misurata nella fascia oraria F1, R2 per quella misurata nella fascia F2 e infine R3 per quella misurata nella fascia F3). Va ricordato che la fascia oraria F1, quella delle ore di punta, va dalle 8 alle 19, da lunedì a venerdì, festività nazionali escluse; la F2, ore intermedie, comprende le ore dalle 7 alle 8 e dalle 19 alle 23 da lunedì al venerdì e dalle 7 alle 23 il sabato, festività nazionali escluse; infine, le ore fuori punta, quelle della fascia F3, vanno dalle 24 alle 7 e dalle 23 alle 24 da lunedì a sabato, oltre a tutte le ore della giornata per la domenica e per i giorni festivi.

Per il 2022, i corrispettivi per l’energia reattiva sono i seguenti:

Fasce orarie

Energia reattiva tra il 33% e il 75%

Energia reattiva eccedente il 75%

F1

0,007920

0,010240

F2

0,007920

0,010240

F3

0,000000

0,000000

Gli aumenti medi rispetto al 2021 sono stati dell’11% circa, un valore elevato ma che tiene conto dell’aumentare del prezzo dell’energia negli ultimi mesi a livelli mai visti in precedenza, a causa del persistere delle difficoltà in ambito geopolitico dovute alla guerra tra Russia e Ucraina, alle sanzioni e ai relativi stop delle forniture.

Si può eliminare l’energia reattiva?

L’energia reattiva non può mai essere completamente eliminata, proprio per le caratteristiche stesse di questo tipo di macchinari. Questo non significa però che si debbano sempre accettare le dispersioni di energia anche quando sono molto elevate, e comportano addebiti in bolletta di non trascurabile entità. Per ridurre al minimo questo genere di costi, soprattutto aziendali, la soluzione migliorare è operare un rifasamento.

Che cos’è il rifasamento per l’energia reattiva e come funziona?

Il rifasamento ha lo scopo di rimediare allo sfasamento tra la tensione e la corrente elettrica, portandolo al minimo possibile e diminuendo così l’energia reattiva assorbita dell’impianto.

Si tratta di un intervento complesso, che deve essere per forza progettato ed effettuato da un tecnico elettricista con la giusta esperienza: vengono collegati dei condensatori di rifasamento (dei generatori di potenza reattiva) in parallelo ai carichi in modo che siano questi a fornire l’energia reattiva, senza che sia più necessario prelevarla dalla rete elettrica.

Inoltre, un impianto che sia stato rifasato nel modo giusto sarà anche più efficiente a prescindere dal costo della bolletta, considerando che sia i cavi che i trasformatori si scalderanno di meno (e quindi dureranno di più e sarà meno probabile un guasto).

Quali sono le altre voci nella bolletta dell’energia elettrica?

Il corrispettivo per l’energia reattiva è quindi una voce che si vede solo in alcune bollette, quelle relative alle aziende artigiane o alle industrie. Per quanto riguarda invece le voci delle utenze domestiche, si possono raggruppare come segue:

  • Spese per la materia prima energia: è il costo (dato da una quota fissa e da una quota variabile) che viene sostenuto dal fornitore dell’utenza (in maggior tutela oppure in regime di mercato libero) per acquistare l’energia e rivenderla all’utente, ed è di solito il valore da guardare per capire quale tariffe è più conveniente, visto che gli altri valori sono stabiliti dall’ARERA;
  • Spese per il trasporto e per la gestione del contatore;
  • Spese per gli oneri di sistema (che comprendono diverse attività collegate al sistema elettrico: tra questi, i finanziamenti relativi alle fonti rinnovabili o gli oneri per il bonus elettrico);
  • Imposte, che comprendono l’IVA (applicata sul costo totale della bolletta) e le accise (applicate sulla quantità di energia consumata). Ancora per il 2022 si trova il canone RAI in dieci rate, ma dal 2023, in seguito alla richiesta da parte dell’Unione Europea, si dovrebbe tornare a pagare il canone tv separatamente e non insieme alla bolletta dell’energia elettrica.