Cosa succede se si superano i 5000 euro sul conto corrente?

Aggiornato il: 05/12/2022
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 05/12/2022

In 30 secondi

  • Se si superano i 5.000 euro sul conto corrente si è tenuti al pagamento dell’imposta di bollo, che ammonta a 34,20 euro per le persone fisiche e a 100 euro per le persone giuridiche.
  • Il calcolo viene fatto in base alla giacenza media, e il pagamento dipende dalla frequenza con cui viene inviato l’estratto conto.
  • Anche il conto deposito ha la sua imposta di bollo, senza però limiti di giacenza e pari allo 0,2% della cifra vincolata.

A nessuno, ovviamente, dispiace avere un po’ di liquidità sul proprio conto corrente, ma va ricordato che questo ammontare, se supera una certa soglia, può avere un costo, rappresentato dall’imposta di bollo. Vediamo qui di seguito quali sono i casi in cui se si superano i 5.000 euro sul conto corrente ci si trova a far fronte a nuove spese, e che cosa si può fare per non essere obbligati a pagarle.

Che cos’è l’imposta di bollo sui conti correnti

L’imposta di bollo sui conti correnti è una tassa, applicabile su tutti i conti correnti ma non solo (rientrano anche i libretti di risparmio) con una giacenza media superiore ai 5.000 euro.

Per prima cosa quindi va detto che sotto i 5.000 euro il cliente non è tenuto a pagare alcuna imposta. Se invece la giacenza media supera questa cifra, il pagamento è dovuto. La cifra ammonta a 34,20 euro annuali, e viene pagata in base alla periodicità con cui si riceve l’estratto conto.

Ad esempio, se l’estratto contro è trimestrale e solo per due trimestri la giacenza media risulta superiore ai 5.000 euro, il cliente sarà tenuto a pagare solo la metà della cifra, divisa in due tranche da 8,55 euro. Se invece si ha un conto corrente con invio annuale dell’estratto conto, se il calcolo della giacenza media risulta superiore a 5.000 euro sui 365 giorni si dovranno pagare tutti i 34,20 euro, altrimenti nulla.

Per chi invece non rientra tra le persone fisiche – come ad esempio le imprese – l’ammontare dell’imposta di bollo è di 100 euro. Riassumiamo quindi ogni cosa in una tabella, aggiungendo anche la disciplina dei conti deposito che vedremo più avanti.

Tipologia di conto Tipologia di correntista Ammontare dell’imposta Quando si deve pagare
Conto corrente Persone fisiche 34,20 euro annuali se giacenza media superiore ai 5.000 euro
Conto corrente Persone giuridiche 100 euro annuali se giacenza media superiore ai 5.000 euro
Conto deposito Persone fisiche 0,20% annuali; 1 euro se il conto deposito alla rendicontazione è zero o se l’imposta è inferiore a 1 euro sempre
Conto deposito Persone giuridiche 0,20% annuali; 1 euro se il conto deposito alla rendicontazione è zero o se l’imposta è inferiore a 1 euro sempre ma con limite massimo di 14.000 euro di imposta

Che cos’è la giacenza media

La giacenza media serve a misurare l’ammontare del patrimonio medio conservato sul conto corrente da parte del suo titolare nel corso dell’anno, e viene calcolata sommando i saldi giornalieri del conto per poi dividere il risultato per il numero dei giorni di rendicontazione (365).

Per chi ha più rapporti potenzialmente soggetti a imposta di bollo, si devono sommare le giacenze medie di tutti i rapporti intestati al cliente, e se la somma è superiore a 5.000 euro si pagherà l’imposta di bollo su ogni singolo rapporto. Questo significa che non è possibile, per non pagare l’imposta di bollo, avere più conti correnti a costo zero e suddividere tra questi il proprio patrimonio: il rischio infatti è quello di dover corrispondere una cifra molto più alta (ipotizziamo ad esempio tre conti correnti da 2.000 euro di giacenza media ciascuno: il fatto che la somma delle giacenze sia superiore ai 5.000 euro comporta che si dovrà pagare l’imposta di bollo su tutti e tre i rapporti, per un totale di 102,6 euro).

Per evitare di pagare l’imposta di bollo si può cercare una banca che, come spesso capita, si fa carico del pagamento dell’imposta di bollo per invogliare il cliente a firmare il contratto. Sono esentati dal pagamento anche i titolari di un conto corrente di base con un ISEE inferiore a 11.600 euro (sono invece tenuti a pagare l’imposta di bollo gli altri che hanno diritto a un conto corrente di base a zero spese, cioè i pensionati con ISEE inferiore a 18.000 euro ma superiori a 11.600 euro).

Conviene tenere molto denaro sul conto corrente?

A margine della normativa sull’imposta di bollo, è più che legittimo, per un correntista, chiedersi se continuare a tenere cifre ingenti sul conto corrente possa essere una buona strategia da un punto di vista del risparmio oppure no. Nell’attuale momento storico, i tassi offerti al cliente che apre un conto – malgrado gli ultimi aumenti dei tassi della BCE – si aggirano sempre intorno allo zero, quindi non conviene collocare tutto il proprio patrimonio su questi conti, se si desidera un rendimento anche minimo. Naturalmente il conto corrente ha molti altri vantaggi, primo fra tutti la sicurezza di avere il proprio patrimonio a prova di furto (e fino ai 100.000 euro non si rischia nulla nemmeno con l’eventuale fallimento della banca, grazie al fondo interbancario di tutela dei depositi). Inoltre, il conto corrente è la destinazione ideale per stipendi e pensioni, e inoltre il modo più comodo per gestire il proprio patrimonio con bonifici, pagamenti delle bollette tramite l’addebito diretto, nonché la possibilità di operare sul mercato delle azioni, delle obbligazioni, dei fondi e così via.

L’alternativa al conto corrente: il conto deposito

Un’alternativa interessante a disposizione dei correntisti è rappresentata oggi dai conti deposito, che pur non generando interessi paragonabili a quelli di investimenti più rischiosi come quelli sul mercato obbligazionario e azionario, sono comunque molto superiori a quelli di un conto corrente. Nella maggior parte dei casi è infatti possibile aprire dal proprio conto una linea di risparmio dove destinare, per un lasso di tempo scelto dal cliente stesso, da qualche mese a diversi anni (più lungo è, maggiore è il tasso che viene praticato), una certa quantità del proprio patrimonio che viene così vincolata e non può essere più utilizzata fino alla scadenza; quasi sempre, però, è possibile svincolarla per far pronte a spese impreviste, perdendo però gli interessi già maturati.

Anche il conto deposito ha la sua imposta di bollo, che a differenza del conto corrente è identica sia per le persone fisiche che per quelle giuridiche (pari cioè allo 0,2% della quantità depositata), ma con un’importante distinzione. Solo per le persone giuridiche, infatti, c’è un limite di 14.000 euro sulla tassa, mentre tale limite non esiste per le persone fisiche. L’imposta di bollo minima è comunque di almeno 1 euro, se il risultato del calcolo del 2 per mille è inferiore si arrotonda all’euro, così come accade se al momento della rendicontazione il valore è conto deposito è pari a zero.

Bisogna tenere presente che l’imposta proporzionale – quella cioè pari allo 0,2% – è dovuta solo se il conto deposito nasce da un contratto giuridicamente distinto dal conto corrente, situazione che può avvenire anche quando il conto è in apparenza lo stesso, e quindi si applicano i calcoli sull’imposta di bollo in modo separato; se ci sono linee vincolate sostenute da un contratto a sé, inoltre, queste giacenze non vanno considerate ai fini della valutazione complessiva della posizione del cliente rispetto alla soglia dei 5.000 euro.