Quali bollette posso pagare con il reddito di cittadinanza?


In 30 secondi

Il reddito di cittadinanza permette di pagare le utenze definite quali beni primari, ovvero:

  • bollette luce e gas
  • TARI
  • bollette dell'acqua

Quali bollette si possono pagare con il reddito di cittadinanza? In questa guida abbiamo raccolto le domande più frequenti legate a bollette e reddito di cittadinanza e guidarvi così al meglio nel suo utilizzo, evitando il rischio di incorrere nelle sanzioni previste.

tariffe luce e gas a confronto

Reddito di cittadinanza: quali bollette si possono pagare?

Il reddito di cittadinanza può essere usato solo per pagare determinati tipi di bollette: con la carta apposita è permesso pagare le bollette luce e gas, mentre non è permetto coprire le bollette del telefono e quelle per internet casa.

Il motivo per il quale è stata fatta questa distinzione si basa sulla dicitura ministeriale che restringe il campo della carta ai beni di consumo. Per questo motivo, le utenze luce e gas sono considerati beni primari, mentre secondo l’INPS le seconde categorie sarebbero beni superflui. Come noterete si tratta di una distinzione molto labile (la linea internet è considerata oggi un servizio fondamentale a tutti gli effetti ed è spesso messa a disposizione gratuitamente presso gli spazi pubblici, come metropolitane, piazze e ospedali), ma si tratta al momento dell’unica confermata.

Certamente, ciò che rende ancora più complicato questa distinzione è il fatto che ad oggi il Ministero non ha pubblicato una lista precisa con le voci di spesa espressamente consentite e vietate. L’elenco più recente risale infatti all’aprile 2019 e si limita a specificare le spese categoricamente escluse, tra cui armi, gioco d’azzardo, navi, gioielli e pellicce.

Offerte Luce in evidenzaOfferte Gas in evidenza

Come e dove pagare bollette con il reddito di cittadinanza?

Una volta determinata questa distinzione, potrete procedere con il pagamento delle vostre bollette luce e gas tramite la carta del reddito di cittadinanza. Il Ministero del Lavoro ha deciso di erogare il finanziamento attraverso una carta bancomat di Poste Italiane da cui è possibile prelevare in contanti solo una porzione dell’intera somma che riceverete. Si tratta di 100 Euro al mese per i single e di una somma più alta a seconda del numero dei componenti del nucleo famigliare interessato.

Per pagare le vostre bollette con il reddito di cittadinanza, dovrete semplicemente recarvi presso uno degli uffici di Poste Italiane. Ricordate naturalmente di portare con voi il bollettino. Sottolineiamo che la card consente il pagamento delle sole utenze luce e gas, quindi il pagamento non sarà accettato nel caso in cui si trattasse di un’utenza che cade al di fuori delle categorie di spesa consentite.

La transazione tramite bancomat reddito di cittadinanza avverrà tramite apposito lettore presso la cassa dell’ufficio e associata in automatico al vostro nome. Uno strumento di controllo (software) del Ministero consentirà alla transazione di andare a buon fine, previa verifica della tipologia di spesa che state effettuando.

La scelta di fornire una carta bancomat per erogare il finanziamento del reddito di cittadinanza si basa essenzialmente sulla necessità di massima trasparenza e controllo degli acquisti che vengono effettuati dai cittadini beneficiari. A differenze delle transazioni tramite contante, i pagamenti elettronici sono infatti completamente tracciabili.

Cosa posso pagare con il reddito di cittadinanza?

Recentemente, il Ministero ha dovuto fare chiarezza relativamente a cosa fosse possibile pagare o meno attraverso il finanziamento erogato con il reddito di cittadinanza. Infatti, sul sito dedicato, è stato specificato semplicemente che questo contributo consente l’acquisto di ogni genere di bene di consumo. Questa definizione generica ha scatenato molte perplessità, a cui sono seguite numerose richieste di chiarimento presso gli sportelli e il centralino INPS incaricato.

Al momento, è possibile solo trovare una lista delle spese categoricamente vietate, che sono:

  • l’acquisto, noleggio e leasing di navi e imbarcazioni da diporto, nonché portuali;
  • armi;
  • materiale pornografico e beni e servizi per adulti;
  • servizi finanziari e creditizi;
  • servizi di trasferimento di denaro;
  • servizi assicurativi;
  • articoli di gioielleria;
  • articoli di pellicceria;
  • acquisti presso gallerie d’arte e affini;
  • acquisti in club privati.

Inoltre, sono specificate alcune condizioni in cui è di nuovo vietato l’utilizzo della carta reddito di cittadinanza:

  • acquisti all’estero;
  • acquisti presso portali online;
  • acquisti tramite canali di direct marketing.

Infine, è molto importante ricordare che il reddito di cittadinanza implica l’obbligo di fruire dell’intero importo ricevuto ogni mese. Non è possibile quindi effettuare operazioni di “risparmio” o di recupero del credito non utilizzato da un mese all’altro. Al contrario, è previsto che l’importo non utilizzato nel mese precedente venga sottratto dal totale erogato per il mese successivo, nei limiti del 20% del beneficio erogato.

Carta reddito di cittadinanza: come funziona?

In caso di esito positivo della richiesta di reddito di cittadinanza agli Enti preposti, il beneficio sarà trasmesso attraverso una carta bancomat (detta Carta reddito di cittadinanza) emessa attualmente da Poste Italiane. In questo senso, la scelta della carta è stata determinata dal fatto che i pagamenti elettronici consentono la massima tracciabilità e offrono la possibilità di creare uno storico delle transazioni. Questa decisione non solo rientra nelle politiche di trasparenza, ma anche permette di raccogliere e conservare i dati di utilizzo per analizzarli e creare relative statistiche.

Con il bancomat, il cittadino beneficiario ha la capacità di:

  • effettuare prelievi di contante, limitati a 100 Euro per i nuclei di un singolo individuo e una cifra maggiore a seconda del numero di componenti del nucleo famigliare interessato;
  • effettuare un bonifico mensile, la cui causale deve però essere esclusivamente legata al pagamento dell’affitto o della rata del mutuo dell’intermediario che ha concesso il mutuo;
  • pagare le utenze domestiche, presentandosi presso uno sportello degli uffici delle Poste Italiane oppure un esercizio commerciale abilitato.

È importante ricordare che per ricevere la carta e usufruire del reddito non è necessario essere intestatari di un conto corrente o postale.

Reddito di cittadinanza: quali sanzioni?

Il Patto per il lavoro e per l’inclusione sociale che viene sottoscritto per ricevere l’erogazione del reddito di cittadinanza prevede alcune condizioni entro le quali questo può essere ridotto oppure cancellato. Inoltre, è prevista la reclusione da due a sei anni per specifiche casistiche.

Le ragioni che possono portare alla riduzione o alla perdita del reddito di cittadinanza sono:

  • non effettuare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro;
  • non sottoscrivere il Patto per il lavoro e per l’inclusione sociale;
  • non prendere parte ai programmi di formazione, di riqualificazione e/o ai seminari mirati all’inclusione e riattivazione sociale, con l’esclusione dei casi in cui l’assenza sia giustificata da una motivazione;
  • non partecipare ai progetti di utilità pubblica, quando attivati dal proprio Comune;
  • non accettare una tra le tre offerte di lavoro proposte, oppure la prima offerta di lavoro congrua in caso di rinnovo;
  • non comunicare il cambiamento della propria condizione occupazionale e quindi reddituale, oppure farlo ma erroneamente;
  • non presentare la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) aggiornata, entro i termini richiesti;
  • venire identificati svolgendo attività lavorative nel periodo interessato dall’erogazione del beneficio, sia questo lavoro di tipo dipendente o autonomo.

Come accennato nei paragrafi precedenti, viene prevista anche la reclusione in casi particolarmente gravi. Si tratta di:

  • reclusione da due a sei anni, nel caso si presentino dichiarazioni o documentazioni false o attestanti cose non vere, oppure omettere volontariamente le informazioni richieste;
  • reclusione da uno a tre anni, nel caso in cui si ometta di comunicare la variazione di reddito o di patrimonio, altre a informazioni la cui trasmissione implica la riduzione o la cessazione dell’erogazione del beneficio.

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