Il conto corrente all'estero va dichiarato?

Aggiornato il: 12/04/2021
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 10/12/2019

La guida sulle regole da rispettare per avere un conto corrente all’estero. Ecco chi deve dichiarare i depositi o i conti aperti in un’altra nazione e quando è consentito portare i propri risparmi in un Paese straniero

Patrimoniale conto corrente

Aprire un conto corrente all’estero, o anche un conto deposito, è possibile ma è importante seguire in modo scrupoloso la normativa vigente. I risparmiatori possono decidere di custodire il proprio denaro in un conto estero per sfruttare condizioni più favorevoli o procedere con specifici investimenti, ecco però cosa devono fare e come dichiarare i propri conti esteri

Scegliere di aprire un conto corrente all’estero comporta, in ogni caso, la necessità di dover adempiere, successivamente, ad alcuni precisi obblighi di natura fiscale che andranno osservati in modo preciso, rispettando così le regole e le leggi che regolano le attività finanziarie detenute all’estero da parte di soggetti residenti, dal punto di vista fiscale, in Italia.

Il conto corrente all’estero va dichiarato e tale dichiarazione va inserita in un preciso quadro della dichiarazione dei redditi denominato RW.

Bisogna sottolineare, in ogni caso, che sia per il conto corrente che per qualsiasi altra attività finanziaria detenuta all’estero da chi ha la residenza fiscale in Italia possono esserci condizioni particolari da rispettare oppure esenzioni dall’obbligo di dichiarazione.

In linea di massima, è molto importante sottolineare il fatto che la gestione di un conto estero, dal punto di vista fiscale, è un’operazione non banale. Per questo motivo, prima di aprire un conto estero è consigliabile raccogliere tutte le informazioni del caso, consultandosi con il proprio commercialista per chiarire qualsiasi possibile dubbio di natura fiscale.

Conto all’estero: aprirlo è legale e può essere fatto online

Prima di entrare nei dettagli legati agli obblighi fiscali per il correntista, è importante premettere che l’apertura di un conto corrente all’estero è completamente legale e, se fatta seguendo le giuste modalità, non comporta alcun problema per il soggetto che sceglie, per investimento o per necessità, di aprire il conto.

Sono tanti, ad esempio, gli italiani che lavorando o studiando all’estero hanno la necessità di poter contare su di un conto corrente presso una banca del Paese in cui svolgono la loro attività.

Per minimizzare i tempi ed i costi dell’apertura di un conto estero è possibile affidarsi ad una procedura di attivazione online.

Sono sempre di più le banche che mettono a disposizione dei loro clienti, residenti in un altro Paese, la possibilità di aprire il conto “da remoto” semplicemente collegandosi al sito web.

La procedura di apertura del conto richiede l’invio di tutta la documentazione che, normalmente, serve per aprire un conto corrente online in Italia:

  • una copia del passaporto o della carta d’identità
  • codice fiscale
  • informazioni che attestino la provenienza del tuo denaro, come richiesto dalla normativa europea anti-riciclaggio
  • in alcuni casi possono essere necessarie delle referenze da almeno due istituti bancari del tuo Paese

Il conto corrente estero potrà poi essere alimentato con un bonifico dal proprio conto italiano oppure, per le banche che lo prevedono, sarà possibile effettuare un versamento in contanti (rispettando il limite di trasporto di denaro) recandosi allo sportello.

Conto corrente all’estero: gli adempimenti fiscali da rispettare

Un soggetto con residenza fiscale in Italia è tenuto a dichiarare il conto corrente detenuto presso una banca estera. In particolare, c’è l’obbligo di compilare il quadro RW del modulo di dichiarazione dei redditi andando a specificare il possesso del conto corrente estero.

La dichiarazione del conto corrente all’estero è obbligatoria e rientra nei vari adempimenti correlati al monitoraggio fiscale di tutte le attività ed i prodotti finanziari di varia natura che un contribuente residente in Italia possiede al di fuori dei confini nazionali. Il conto corrente, così come un eventuale deposito, rientra nell’obbligo di dichiarazione.

L’attuale normativa vigente in merito al conto corrente all’estero ed alla sua dichiarazione prevede alcune esenzioni che sono legate, in particolare, al saldo massimo raggiunto ed alla media durante l’anno di imposta del capitale depositato in tale conto corrente.

L’obbligo di dichiarazione resta se il conto corrente viene aperto e successivamente chiuso durante l’anno di riferimento della dichiarazione stessa, al netto del rispetto delle condizioni in cui l’obbligo di dichiarazione decade.

Quando è dovuta l'imposta sul valore dei conti esteri 

C’è poi da segnalare un altro aspetto importante legato al conto corrente all’estero. Come riporta l’Agenzia delle Entrate, le persone fisiche residenti in Italia che detengono all’estero prodotti finanziari, conti correnti e libretti di risparmio sono tenuto al versamento di un’imposta sul loro valore (Ivafe).

Secondo le direttive: “L’imposta, calcolata sul valore dei prodotti finanziari e dovuta proporzionalmente alla quota di possesso e al periodo di detenzione, è pari al 2 per mille”. 

Ma per quanto riguarda i conti correnti ed i libretti di risparmio l’imposta è stabilita nella misura fissa pari a 34,20 Euro. Il soggetto titolare di due conti correnti all’estero sarà tenuto al pagamento dell’imposta fissa per ciascun prodotto che detiene.

L’Ivafe non è dovuta nel caso in cui la giacenza media del conto corrente durante l’anno di imposta non supera i 5.000 Euro. In caso di conto cointestato, per la determinazione di tale limite viene considerato l’importo riferibile pro quota al contribuente.

Il pagamento dell’Ivafe segue le regole previste per l’Irpef, sul sito dell’Agenzia delle Entrate potete trovare i riferimenti dei codici tributo.

Conto all’estero: quando non c’è l’obbligo di dichiarazione

I soggetti che detengono un conto corrente all’estero non sono obbligati ad includerlo nella dichiarazione dei redditi se vengono rispettati alcuni precisi limiti per quanto riguarda il saldo e la consistenza media.

Non c’è l’obbligo di monitoraggio fiscale e, quindi, di dichiarazione quando:

  • il saldo del conto corrente aperto presso una banca estera non supera il valore di 15.000 (quindicimila) Eurodurante tutto l’anno di imposta di riferimento della dichiarazione dei redditi
  • la consistenza media del conto non supera i 5.000 (cinquemila) Eurodurante tutto l’anno di imposta di riferimento della dichiarazione dei redditi. In questo caso, il contribuente non dovrà effettuare il pagamento dell’imposta fissa sul conto corrente estero (Ivafe)

I conti correnti esteri non dovranno essere inseriti nel modulo RW, ma se la giacenza o il valore dei risparmi sul conto superano la soglia anche solo per un giorno l’anno scatterà l’obbligo di dichiarazione. La Legge di riferimento è la n.186/2014, questo testo ha sostituito la precedente  normativa sul monitoraggio fiscale per le attività di deposito ed apertura conti all’estero.

Dichiarazione dei redditi prodotti estero

I contribuenti che hanno un conto, hanno effettuato investimenti o posseggono titoli azionari all’estero saranno tenuti, a seconda dei casi, a riportare nella dichiarazione dei redditi tutte le informazioni relative agli eventuali redditi prodotti al di fuori dei confini italiani.

A seconda del tipo di reddito prodotto all’estero sarà necessario riportare specifiche informazioni nel modulo di dichiarazione dei redditi.

In generale, vanno inseriti in dichiarazione e, quindi, tassati tutti i redditi derivanti da investimenti effettuati all’estero oltre alla sola apertura di un conto corrente presso una banca estera.

Tra gli elementi da inserire in dichiarazione troviamo:

  • gli interessi attivi derivati dal conto corrente oppure da un conto deposito o da titoli obbligazionari
  • i dividendi derivanti da titoli azionari
  • le plusvalenze ricavate dalla cessione di attività finanziarie
  • In fase di dichiarazione, il commercialista dovrà indicare tutti questi fattori derivanti da investimenti ed operazioni finanziarie effettuate all’estero.

Casi particolari, conti Paypal sono conti esteri?

Alcuni siti specializzati in materia di Fisco e investimenti segnalano che il conto Paypal viene considerato un prodotto finanziario estero. Anche se tu cliente sei italiano e apri il conto online, la sede della società è in Lussemburgo.

I tuoi risparmi versati sul conto Paypal dovranno quindi rispettare le condizioni poste dalla normativa anti-riciclaggio e saranno soggetti al monitoraggio fiscale. Dovrai quindi dichiarare le cifre nel quadro RW se supereranno la soglia annua o la giacenza media.

Consigli sui Paesi in cui aprire un conto

Sono tre gli elementi da tener presenti quando si deve decidere in quale Paese aprire un conto corrente estero. Innanzitutto si deve considerare la valuta per non rischiare di perdere parte dei propri risparmi nel cambio. C’è poi l’inflazione, che potrebbe ridurre di molto i vantaggi che acquisiresti grazie magari alle tasse più basse. Si deve però considerare anche il tasso di interesse che il Paese in cui depositi i tuoi risparmi.

Infine, ma probabilmente si tratta della cosa più importante, la normativa per gli stranieri che aprono un conto.

Oltre alla scelta del Paese si deve poi procedere con attenzione alla valutazione della banca presso cui aprire il conto estero. In Questo caso gli indicatori che dovrai analizzare per poter scegliere una banca solida sono:

  • CET 1 Ratio
  • Total Capital Ratio
  • Non Performing Loans

Questi sono tre indici che ti aiutano a capire quale sia lo stato di salute dell’istituto che stai considerano, quanti investimenti rischiosi ha in pancia e quale sia la capitalizzazione della banca. Ogni anno vengono diffusi delle classifiche in base al CET1 Ratio, la Banca centrale europea ha stabilito che se questo indice scende al di sotto dell’8% l’istituto può essere commissariato. Una banca solida ha un CET1 Ratio pari a 10,5% o superiore.