Il conto corrente all'estero va dichiarato?
Conto estero: tutto quello che c’è da sapere
- Come aprire un conto corrente o un conto deposito fuori dall’Italia
- Un conto estero se si è residenti in Italia va dichiarato al Fisco: ecco quando
- Come funziona la dichiarazione di un conto estero nel modello 730/2024
- PayPal è un conto estero, quando va dichiarato
Quali sono le regole da rispettare per avere un conto estero? Ecco quali sono le norme in vigore, chi deve dichiarare i depositi, o i conti aperti in un’altra nazione, e come fare e quando puoi portare i risparmi in un Paese straniero.

È possibile aprire un conto corrente all’estero, o anche un conto deposito oltre confine. Ma è importante seguire in modo preciso la normativa vigente. Prima di analizzare quali siano le regole da rispettare, ricordiamo che, con il comparatore di SOStariffe.it, puoi trovare sia le offerte conto corrente per gestire il tuo denaro, sia le offerte conto deposito per far crescere i tuoi risparmi con un investimento sicuro e un rendimento garantito nel tempo. Con SOStariffe.it, scopri le soluzioni più vantaggiose fra i partner oggi, 26 novembre 2025.
Conto estero e Fisco: l’Agenzia delle Entrate fissa regole precise
Se sei un piccolo risparmiatore, puoi decidere di custodire il tuo denaro in un conto estero allo scopo di sfruttare condizioni più favorevoli o procedere con specifici investimenti. Qui di seguito, ti spieghiamo che cosa devi fare e come dichiarare i tuoi conti esteri.
Se sei residente fiscalmente in Italia, ma hai un conto all’estero, allora devi adempiere agli obblighi stabiliti dal Fisco e dalla legislazione italiana.
L’Erario spiega che il conto estero va dichiarato e tale dichiarazione va inserita in un preciso quadro del modulo della dichiarazione dei redditi denominato quadro W del modello 730 del 2024 (ex quadro RW nei modelli degli anni precedenti).
In linea di massima, occorre sottolineare che la gestione di un conto estero, dal punto di vista fiscale, è un’operazione complessa. Per questo motivo, prima di aprire un conto estero è consigliabile non solo raccogliere tutte le informazioni, ma anche consultarsi con un commercialista per chiarire qualsiasi aspetto e dubbio di natura tributaria.
Conto all’estero: aprirlo è legale e può essere fatto online
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DOCUMENTI PER APRIRE UN CONTO ESTERO |
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Fotocopia del passaporto o della carta d’identità |
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Fotocopia del codice fiscale |
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Dichiarazione che attesti la provenienza del tuo denaro, come richiesto dalla normativa europea anti-riciclaggio |
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In alcuni casi possono essere necessarie delle referenze da almeno due istituti bancari del tuo Paese |
Prima di entrare nei dettagli degli obblighi fiscali, è importante premettere che l’apertura di un conto estero è del tutto legale. L’operazione deve però essere eseguita seguendo le norme.
Chi apre un conto estero, di solito, lo fa o per effettuare una serie di investimenti, o (e sono la maggior parte) perché sono cittadini fiscalmente residenti in Italia ma che lavorano o studiano al di fuori dei confini nazionali. Ed hanno la necessità di avere il denaro su di un conto corrente in una banca del Paese in cui svolgono la loro attività.
Per ridurre i tempi e i costi dell’apertura di un conto estero è possibile affidarsi a una procedura di attivazione online tramite il sito internet della banca scelta. Operazione resa più veloce con l’identificazione tramite webcam o Spid. Oppure si può andare di persona nella filiale della banca e procedere all’apertura del conto.
Il conto corrente estero potrà poi essere alimentato con un bonifico dal proprio conto italiano oppure, per le banche che lo prevedono, sarà possibile effettuare un versamento in contanti.
Conto corrente all’estero: gli adempimenti fiscali da rispettare
Un soggetto con residenza fiscale in Italia è tenuto a dichiarare il conto corrente detenuto in una banca estera. In particolare, c’è l’obbligo di compilare il quadro W del modello 730/2024 di dichiarazione dei redditi, andando a specificare il possesso del conto estero.
Ricordiamo che l’obbligo di monitoraggio fiscale “non sussiste per i depositi e conti correnti bancari costituiti all’estero il cui valore massimo complessivo raggiunto nel corso del periodo d’imposta non sia superiore a 15.000 euro, ma il quadro W va compilato anche in tali casi qualora sia dovuta l’IVAFE” e che “il quadro W non va compilato per le attività finanziarie e patrimoniali affidate in gestione o in amministrazione agli intermediari residenti”.
La dichiarazione del conto corrente all’estero è obbligatoria e rientra nei vari adempimenti correlati al monitoraggio fiscale di tutte le attività ed i prodotti finanziari di varia natura che un contribuente residente in Italia possiede al di fuori dei confini nazionali.
Il conto corrente, così come un eventuale conto deposito, rientra nell’obbligo di dichiarazione dei redditi che si deve fare ogni anno.
L’attuale normativa vigente in merito al conto corrente all’estero e alla sua dichiarazione prevede alcune esenzioni dipendenti da:
- saldo massimo raggiunto;
- media durante l’anno di imposta del capitale depositato in tale conto corrente.
Quando è dovuta l'imposta sul valore del conto estero
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CONTO ESTERO E IMPOSTE: LE DOMANDE |
CONTO ESTERO E IMPOSTE: LE RISPOSTE |
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Che cos’è l’IVAFE? |
È l’Imposta sul valore delle attività finanziarie all’estero |
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A quanto ammonta l’aliquota dell’IVAFE? |
Si applica in misura proporzionale del 2 per mille annuo del valore delle attività finanziarie stesse |
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L’IVAFE ha una quota fissa per un conto estero? |
Sì, l’IVAFE per i conti correnti e i libretti di risparmio detenuti all’estero l’imposta è stabilita nella misura fissa di 34,20 euro per ciascun conto corrente o libretto di risparmio detenuti all’estero |
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Come funziona il pagamento dell’IVAFE? |
L’IVAFE segue le norme previste per l’IRPEF, con modalità di versamento dell’imposta in acconto e a saldo |
C’è poi da segnalare un altro aspetto importante legato al conto corrente all’estero. Come riporta l’Agenzia delle Entrate, le persone fisiche residenti in Italia che detengono all’estero prodotti finanziari, conti correnti e libretti di risparmio sono tenute al versamento di un’imposta sul loro valore: l’IVAFE. L’imposta, calcolata sul valore dei prodotti finanziari e dovuta proporzionalmente alla quota di possesso e al periodo di detenzione, è pari al 2 per mille.
Ma per quanto riguarda i conti correnti ed i libretti di risparmio all’estero l’imposta è stabilita nella misura fissa pari a 34,20 euro. Il soggetto titolare di due conti correnti all’estero sarà tenuto al pagamento dell’imposta fissa per ciascun prodotto che detiene.
L’IVAFE non è dovuta nel caso in cui la giacenza media del conto corrente durante l’anno di imposta non superi i 5.000 euro. In caso di conto cointestato, per la determinazione di tale limite è considerato l’importo riferibile pro quota al contribuente.
Il pagamento dell’IVAFE segue le regole previste per l’IRPEF: sul sito dell’Agenzia delle Entrate potete trovare i riferimenti dei codici tributo.
C’è inoltre da osservare che dall’imposta dovuta si detrae, fino a concorrenza del suo ammontare, un credito d’imposta pari all’ammontare dell’eventuale imposta patrimoniale versata nello Stato in cui i prodotti finanziari, i conti correnti e i libretti di risparmio sono detenuti. Il credito non può in ogni caso superare l’imposta dovuta in Italia.
Conto all’estero: quando non c’è l’obbligo di dichiarazione
I soggetti che detengono un conto corrente all’estero non sono obbligati ad includerlo nella dichiarazione dei redditi se sono rispettati alcuni precisi limiti per quanto riguarda il saldo e la giacenza media.
Non c’è l’obbligo di monitoraggio fiscale e, di conseguenza, di dichiarazione quando:
- il saldo del conto corrente aperto presso una banca estera non supera il valore di 15.000 euro durante tutto l’anno di imposta di riferimento della dichiarazione dei redditi;
- la giacenza media del conto non supera i 5.000 euro durante tutto l’anno di imposta di riferimento della dichiarazione dei redditi. In questo caso, il contribuente non dovrà effettuare il pagamento dell’imposta fissa sul conto corrente estero (IVAFE).
I conti correnti esteri non dovranno essere inseriti nel modulo W, ma se la giacenza o il valore dei risparmi sul conto superano la soglia anche solo per un giorno l’anno scatterà l’obbligo di dichiarazione. La legge di riferimento è la n.186/2014. Questo testo ha sostituito la precedente normativa sul monitoraggio fiscale per le attività di deposito ed apertura conti all’estero.
Dichiarazione dei redditi prodotti all'estero
I contribuenti che hanno un conto, hanno effettuato investimenti o posseggono titoli azionari all’estero saranno tenuti, a seconda dei casi, a riportare nella dichiarazione dei redditi tutte le informazioni relative agli eventuali redditi prodotti al di fuori dei confini italiani. A seconda del tipo di reddito prodotto all’estero sarà necessario riportare specifiche informazioni nel modulo di dichiarazione dei redditi.
In generale, vanno inseriti in dichiarazione e, quindi, tassati tutti i redditi derivanti da investimenti effettuati all’estero, oltre alla sola apertura di un conto corrente in una banca estera.
Tra gli elementi da inserire in dichiarazione troviamo:
- gli interessi attivi derivati dal conto corrente, oppure da un conto deposito o da titoli obbligazionari;
- i dividendi derivanti da titoli azionari;
- le plusvalenze ricavate dalla cessione di attività finanziarie.
Casi particolari, conti PayPal sono conti esteri?
Alcuni siti specializzati in materia di Fisco e investimenti segnalano che il conto PayPal è considerato un prodotto finanziario estero. Anche se tu cliente sei italiano e apri il conto online, la sede della società è in Lussemburgo. Infatti sul sito della piattaforma di pagamento è spiegato che “PayPal (Europe) S.à r.l. et Cie, S.C.A. è un istituto di credito (una banca) autorizzato e supervisionato dall’ente di vigilanza sui servizi finanziari del Lussemburgo”. Quindi, PayPal è un conto estero e, come tale, va dichiarato.
I tuoi risparmi versati sul conto PayPal dovranno rispettare le condizioni poste dalla normativa anti-riciclaggio e saranno soggetti al monitoraggio fiscale. Devi, quindi, dichiarare le cifre nel quadro W se supereranno la soglia annua o la giacenza media.
Consigli sui Paesi in cui aprire un conto
Sono tre gli elementi da tener presenti quando decidi in quale Paese aprire un conto corrente estero. Anzitutto devi considerare la valuta (se differente dall’Euro) per non rischiare di perdere parte dei tuoirisparmi nel cambio. C’è poi l’inflazione, che potrebbe ridurre di molto i vantaggi che acquisiresti grazie magari alle tasse più basse. Devi considerare anche il tasso di interesse che il Paese in cui depositi i tuoi risparmi. Da ultimo, ma non meno importante, informati sulla normativa per gli stranieri che aprono un conto corrente o un conto deposito.
Oltre alla scelta del Paese si deve poi procedere con attenzione alla valutazione della banca nella quale si intende aprire il conto estero. In questo caso, gli indicatori che dovrai analizzare per poter scegliere una banca solida sono:
- CET 1 Ratio;
- Total Capital Ratio;
- Non Performing Loans.
Questi sono tre indici che ti aiutano a capire quale sia lo stato di salute dell’istituto che stai considerano, quanti investimenti rischiosi ha in pancia e quale sia la capitalizzazione della banca. Ogni anno vengono diffusi delle classifiche in base al CET1 Ratio, la Banca centrale europea ha stabilito che se questo indice scende al di sotto dell’8% l’istituto può essere commissariato. Una banca solida ha un CET1 Ratio pari a 10,5% o superiore.