Vodafone, truffa su Whatsapp con richiesta di documenti: cosa fare e come difendersi

Whatsapp è sempre più spesso al centro di casi di truffe ai danni di ignari utenti. L'ultima è stata quella operata contro i clienti Vodafone. Ecco come non cadere in questi inganni e non mettere a rischio i propri dati personali sui social e, più  in generale, online

Vodafone, truffa su Whatsapp con richiesta di documenti: cosa fare e come difendersi

Già a dicembre dello scorso anno il binomio Vodafone Whatsapp era salito  agli onori della cronaca per una truffa via messaggio e in questo periodo ecco arrivare un nuovo caso.

A dicembre i truffatori avevano puntato gli utenti Vodafone telefonia fissa. Il meccanismo del raggiro a grandi linea consisteva in un messaggio inviato da un ipotetico tecnico sul numero Whatsapp dei clienti in cui si chiedeva l’invio di un documento di identità in corso di validità per poter validare la richiesta di intervento di un esperto. Le vittime che in genere erano scelte tra coloro che nelle ore precedenti avevano segnalato un guasto all’operatore telefonico venivano così raggirate.

Il social network è una delle nuove miniere d’oro per i truffatori, ci sono stati inganni verso gli utenti Whatsapp o verso clienti di altri servizi. Ad un certo punto gli utenti hanno ricevuto un messaggio che avvisava che il social sarebbe passato a pagamento e che avrebbero potuto averlo ad un prezzo di favore per sempre se avessero inviato immediatamente i propri dati. E anche la storia che ci sia un Whatsapp in versione Top riservato a una serie di clienti è una bufala per avere i vostri dati. Poi è stata la volta dei messaggi vocali, con il tempo sono arrivate le truffe promozionali che millantano degli sconti presso grandi catene e gruppi commerciali.

Il caso del raggiro dei clienti dell’operatore telefonico era stato reso noto dalla Polizia di Stato e dalla stessa Vodafone con un comunicato. L’ente e l’operatore in quell’occasione si erano anche raccomandate con gli utenti di non fornire mai i propri dati sensibili tramite social. Nessun tecnico vi chiederà mai di mandargli la vostra patente o la carta di identità tramite la chat di un social network per poter procedere alla risoluzione di un qualsiasi guasto.

Il nuovo escamotage messo in atto da un gruppo di truffatori sempre a danno dei clienti Vodafone e tramite Whatsapp in questo caso consisteva nell’invio di offerte speciali. Poi una falsa operatrice, che diceva di chiamarsi Emma Bonini e contattava gli utenti con un numero dal prefisso 351, richiedeva l’invio dei dati dei clienti.

Se volete realmente conoscere le migliori offerte recatevi in un centro Vodafone, andate sul sito oppure utilizzate il comparatore di SosTariffe.it. Tra le diverse opzioni di ricerca (quantità di Giga, traffico voce illimitato o sms inclusi nel prezzo) selezionate l’operatore preferito, lo strumento vi restituirà in pochi secondi le promozioni attivabili in questo momento.

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Cosa fare per evitare il furto dei dati

Nella community della Vodafone nei giorni seguenti all’inizio di questa truffa si sono diffusi messaggi sconcertati dei clienti che si chiedevano: “Ora io vorrei procedere con la denuncia contro Vodafone per violazione della privacy e dei miei dati personali (come facevano a sapere che ho avuto problemi con la linea?), e soprattutto per informazione scorretta da parte dell’operatrice, che mi ha indotto a fidarmi”.

Sui social dell’operatore trovate tutti i dettagli e i consigli per evitare questa truffa e una serie di raccomandazioni generali sul comportamento da adottare sui social contro i furti di identità e per proteggere i dati personali sono a disposizione in diverse guide online, non ultima quella della Polizia. Sul sito della Polizia infatti è stato aperto un canale dedicato a questa tipologia di crimini e per aiutare i cittadini a difendersi online, Vita da Social. In questo si trova l’opuscolo Navigazione sicura.

Nel form presente sulla pagina si possono segnalare una serie di crimini correlati ai social o alla violazione di account come hacking, phishing, spamming e anche reati come pedopornografia online, furto di carte e bancomat, ecc.

Come funziona la truffa Vodafone su WhatsApp

Dopo l’accaduto, ma anche in numerose altre occasione, la compagnia telefonica e di fornitura di servizi internet ha dichiarato di non utilizzare i canali Whatsapp o Telegram e simili per comunicare con i propri clienti e che mai richiede l’invio di dati tramite queste soluzioni di comunicazione.

Le recenti truffe hanno spinto anche gli altri operatori a chiedere ai propri clienti di segnalare questo tipo di messaggi inusuali ai Centri assistenza in modo da poter avviare le dovute azioni legali in modo tempestivo.

La forma di truffa che è stata operata ai danni dei clienti Vodafone è un’evoluzione degli ormai classici tentativi di phishing. La Polizia postale e delle comunicazioni, l’unità nata per prevenire e contrastare la criminalità informatica e per assicurare la garanzia dei valori costituzionali della segretezza della corrispondenza e della libertà di ogni forma di comunicazione, dà questa definizione di phishing:

“Particolare tipologia di truffa realizzata sulla rete Internet attraverso l’inganno degli utenti. Si concretizza principalmente attraverso messaggi di posta elettronica ingannevoli. Attraverso una e-mail, solo apparentemente proveniente da istituti finanziari (banche o società emittenti di carte di credito) o da siti web che richiedono l’accesso previa registrazione (web-mail, e-commerce ecc.). Il messaggio invita, riferendo problemi di registrazione o di altra natura, a fornire i propri dati riservati”.

Con le dovute correzioni quindi il crimine di cui si parla è molto simile. Infatti Whatsaspp e gli sms sono i nuovi strumenti che i criminali prediligono negli ultimi anni per tentare di truffare gli utenti.

Come difendersi dalle frodi via WhatsApp

Sul sito della Polizia di Stato si trovano degli opuscoli dedicati ai comportamenti per evitare le truffe telematiche. Nel caso specifico bisogno sempre tener presente di non inviare per nessun motivo carta di identità, codice fiscale, dati bancari e simili tramite i canali social degli operatori di servizi.

Qualora vi arrivino richieste di questo genere segnate i dati del contatto da cui siete stati raggiunti, bloccate il numero e rivolgetevi alla polizia postale e al Servizio clienti del vostro operatore.

Questi i numeri dei principali operatori attivi in Italia, nella maggior parte dei casi sono servizi di assistenza disponibili dalle 8 alle 22 dal lunedì alla domenica:

  • Vodafone 190
  • Tim 119
  • Iliad 177
  • Wind-Tre 155/133
  • Kena 181
  • Mobile 19 2121

Nessuna azienda o istituto vi chiederebbe mai i codici personali attraverso una richiesta via e-mail o su Whatsapp. Si tratta di informazioni sensibili e la legge sul trattamento dei dati personali è molto stringente in merito a come si deve ottenere, conservare e utilizzare i dati dei clienti.

I consigli della Polizia postale

I truffatori sono sempre attenti a rendere il più verosimile possibile i loro messaggi e spesso questo disorienta i cittadini. Ci sono però una serie di piccole accortezze che possono salvarvi dal finire in questo tipo di inganni.

Se ricevete un sms insolito o con la proposta di un’offerta incredibile da parte del vostro o di un altro operatore contattate il servizio clienti e non il numero da cui vi è giunto il messaggio. Nel caso della truffa Vodafone rispondeva uno dei presunti criminali dall’Albania e rassicurava i clienti. Oppure se possibile recatevi in un punto vendita e chiedete direttamente ai venditori. O, ancora, sfruttate le app o gli assistenti digitali per farvi ricontattare dall’operatore e chiedete delucidazioni.

Ecco alcuni punti del Non cadere nella Rete, l’opuscolo della Polizia di Stato con i consigli anti phishing:

  • Le aziende serie non richiedono mai informazioni personali attraverso un messaggio di posta elettronica (o Whatsapp). L’unica circostanza in cui viene richiesto il numero della vostra carta di credito è nel corso di un acquisto su Internet che voi avete deciso di fare
  • Non rispondete mai alle e-mail, non cliccate sul link che vi viene proposto nel messaggio (o sms). Contattate la banca (o l’azienda) che dichiara di chiedere i vostri codici personali
  • Segnalate online alla polizia postale e delle comunicazioni i sospetti usi illeciti delle vostre informazioni personali.

In aumento i crimini informatici e telefonici

Nell’ultimo rapporto del Viminale sui crimini informatici e telematici è stato registrato un netto aumento rispetto al 2017 di questo tipo di reati. In particolare, sono giunte quasi 55 mila segnalazioni alla Polizia postale, ci sono stati 442 attacchi informatici, sono state aperte 68 indagini. Le truffe online nel 2018 hanno superato le 3 mila e 300, i tentativi di raggiri via web sono stati circa 168 mila e i siti censurati sono stati oltre 22 mila.

I casi come quello della truffa Vodafone mostrano però come ancora tanti utenti abbiano delle scarse conoscenze di quali siano i comportamenti da adottare nelle proprie operazioni online e quali siano le poche semplici regole da seguire per non trasformare anche le applicazioni più utili in potenziali fattori di rischio, come nel caso di Whatsapp involontario veicolo tramite cui sono stati ingannati i clienti.

I finti tecnici avrebbero infatti avuto vita più complicata se gli utenti avessero avuto maggiore consapevolezza rispetto alle pratiche per difendersi da truffe online e in generale un’educazione alla sicurezza web. Rispettare i pochi punti riportati nella brochure della Polizia può fare un’enorme differenza nella tutela dei vostri dati e può anche essere di grande aiuto per smascherare i truffatori che approfittano della buona fede di utenti, ancora troppo, ingenui.