Prescrizione bollette telefoniche: tempistiche e normativa

Aggiornato il: 26/06/2023
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 26/06/2023

In 30 secondi

  • Dal 2020 i tempi per la prescrizione delle bollette telefoniche sono cambiati: la Legge di Bilancio 2020 ha infatti accorciato la prescrizione da 5 a 2 anni
  • Nel caso in cui gli operatori telefonici chiedessero il pagamento di una bolletta ormai prescritta, sarebbe necessario contestare la richiesta di pagamento
  • I nuovi termini di prescrizione riducono anche il tempo di conservazione delle bollette pagate: dal momento che gli operatori telefonici non possono più pretendere nulla dopo due anni dalla data di emissione della bolletta o dalla data dell'ultimo sollecito, i documenti devono essere conservati al massimo per due anni.

La prescrizione è l’istituto giuridico indica l’estinzione di un diritto conseguente al suo mancato esercizio per un determinato periodo di tempo, e come tale riguarda diversi aspetti della vita di tutti, come il pagamento delle fatture. Detto in altre parole: se un operatore telefonico non richiede il pagamento di una bolletta di telefonia fissa o telefonia mobile entro un certo periodo di tempo, il debito è considerato “scaduto” e non può più essere imposto il suo pagamento.

Persone che guardano una bolletta terrorizzati

Può capitare di aver saltato il pagamento di una bolletta telefonica oppure di aver ricevuto una bolletta di importo errato. In questi casi l'operatore telefonico ha due anni di tempo per poter richiedere il pagamento di quanto dovuto. Trascorso questo termine, infatti, la bolletta si considera prescritta. In questa guida vediamo nello specifico cosa stabilisce la legge, come comportarsi se si riceve una richiesta di pagamento da parte di un operatore telefonico o da un'azienda di recupero crediti e per quanto tempo è necessario conservare le bollette pagate. 

Questo serve per evitare che a distanza di molti anni possano arrivare solleciti e fatture relative a consumi dei quali, magari, non si sapeva nulla e che non erano stati correttamente conteggiati. Vediamo qui di seguito quali sono le procedure previste al riguardo dallo Stato italiano.

Il principio fondamentale – stabilito dall’art. 2948 del Codice Civile – è che le bollette del telefono, della fibra ottica e dell’ADSL si considerano prescritte dopo 5 anni dall’invio; anche queste fatture, infatti, fanno parte della categoria indicata come “tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi”.

Ma da quale data bisogna cominciare a contare i 5 anni? Fa fede la data di scadenza della bolletta, non il periodo fatturato. Il dato si trova sia in fattura che sul bollettino di pagamento.

Prescrizione bollette: che cosa dice la legge

Fino al 2019 le bollette telefoniche si prescrivevano in cinque anni. La Legge di Bilancio 2020 ha modificato questo termine, accorciandolo a due anni ed equiparandolo al termine entro cui si considerano prescritte anche le bollette della luce, del gas e dell'acqua. 

Il termine di prescrizione scatta dalla data di emissione della fattura ed eventualmente si azera se l'operatore telefonico invia un sollecito di pagamento. Per una bolletta emessa a giugno 2022 e non pagata, ad esempio, il termine di prescrizione sarebbe giugno 2024. Se, però, l'operatore telefonico ha inviato un sollecito di pagamento a ottobre 2022, la scadenza entro la quale si prescrive la bolletta sarà spostata a ottobre 2024. 

Il termine di prescrizione delle bollette è stato ridotto a due anni solo per gli importi dovuti dai consumatori alle società fornitrici. Nel caso in cui si volesse presentare un reclamo per le bollette pagate rimane valido il termine di prescrizione ordinario di 10 anni.

Che cosa succede quando sono trascorsi 5 anni dalla scadenza della bolletta

Quando sono scaduti i 5 anni – attenzione, però: ovviamente in questo lasso di tempo l’operatore telefonico non deve aver inviato all’utente né solleciti di pagamento né altre richieste, perché la prescrizione non è certo un invito a “tenere duro” duro e non pagare, quanto una misura di protezione dagli errori fatti alla fonte – ogni nuovo sollecito o richiesta di pagamento è da considerarsi privo di valore.

Può accadere, infatti, che il fornitore del servizio non abbia inviato per un errore la bolletta relativa a un’utenza: di fatto, ha tempo 5 anni per richiederne il pagamento, dopodiché lo perde, a prescindere che l’utente stesso all’epoca avesse o meno pagato la sua fattura.

Affinché i solleciti inviati dal fornitore del servizio siano in grado di “resettare” il periodo di prescrizione, devono essere inviati al cliente in forma scritta, via raccomandata, PEC, fax o telegramma: una semplice lettera inviata via posta ordinaria non ha alcun valore, né tantomeno le telefonate di sollecito effettuate dalle agenzie di recupero crediti, le email non certificate, gli SMS e così via.

Inoltre, la lettera di sollecito deve rispettare altri requisiti, come l’indicazione del nome e del cognome del debitore e dell’azienda creditrice, l’indicazione dell’importo, gli estremi della fattura non pagata. Se tutto è in regola, allora la prescrizione si azzera e il calcolo dei cinque anni riparte dalla data del sollecito.

Come comportarsi se si riceve una richiesta di pagamento dopo 5 anni

Non è infrequente che lo stesso operatore telefonico, quasi sempre tramite una società di recupero crediti, invii una fattura o un sollecito di pagamento (dopo non averlo mai fatto nei 5 anni dalla scadenza) anche se non è più valido. Non si può però semplicemente non pagare e ignorare tale richiesta: bisogna infatti contestarla formalmente presso la compagnia telefonica.

Per farlo, dopo aver verificato che effettivamente sono passati 5 anni dalla scadenza della bolletta, è necessario prima di tutto richiedere al gestore di inviare il documento che attesti la necessità di pagamento, e cioè la fattura, se non è già stata allegata o se non è mai stata ricevuta.

Per effettuare la contestazione, basta scrivere una lettera alla compagnia e all’eventuale società di recupero crediti, ricordando come non possa essere richiesto il pagamento in quando la sua scadenza risale a più di 5 anni prima, indicando come riferimento normativo il già citato articolo 2948 del codice civile.

La lettera deve essere inviata utilizzando una modalità tracciabile, in primo luogo la raccomandata oppure la posta elettronica certificata. Non c’è invece bisogno, anche qualora la bolletta a suo tempo fosse stata pagata, di recuperare e allegare la ricevuta di allegato pagamento: proprio perché la prescrizione libera l’utente da ogni responsabilità, ai fini giuridici per la contestazione non ha alcun rilievo che la fattura sia stata saldata o meno (fatti salvi, ovviamente, i casi in cui il pagamento non era dovuto e l’utente cerca quindi di farsi risarcire).

Prescrizione fatture telefoniche: come contestare

Nel caso in cui un operatore telefonico richieda il pagamento di una bolletta dopo che siano trascorsi i tempi di prescrizione è necessario contestare la richiesta di pagamento

I passi da compiere per non commettere errori sono i seguenti:

  • analizzare la comunicazione dell'operatore telefonico. Per quale motivo sta richiedendo il pagamento? Si tratta di una bolletta arretrata? Sono stati addebitati dei costi extra? Ci sono degli addebiti che si giudicano illegittimi?
  • Verificare qual è la data di emissione della bolletta. Nel caso in cui siano trascorsi più di due anni dalla data di emissione e non ci siano stati dei solleciti nel frattempo, nulla è dovuto. 
  • Una volta accertato che sono trascorsi i termini per la prescrizione della bolletta, è necessario inviare un reclamo alla compagnia telefonica. Gli strumenti più efficaci per inviare il reclamo sono la raccomandata A/R o la PEC. 
  • Nel reclamo è necessario indicare i dati anagrafici della persona intestataria della bolletta e il suo codice fiscale e specificare qual è il codice identificativo della bolletta che si sta contestando. 

La compagnia telefonica è tenuta a rispondere ai reclami e alle contestazioni dei clienti entro un massimo di 45 giorni. Se la compagnia non risponde entro questo termine il cliente ha diritto a ricevere un indennizzo pari al 10% dell'importo contestato e comunque non inferiore a 100 euro. 

Capita spesso che le compagnie telefoniche affidino la riscossione delle vecchie bollette a delle società di recupero crediti che possono incutere timore nei consumatori. Prima di provvedere al pagamento è sempre necessario verificare se la bolletta è già prescritta: nel caso in cui si pagasse dopo il superamento dei termini di prescrizione non sarebbe possibile recuperare quanto versato.

La procedura di conciliazione

Nella migliore delle ipotesi, inviando la contestazione alla società fornitrice e al servizio di recupero crediti eventualmente coinvolto può esserci il riconoscimento dell’errore e, quindi, la fine dei tentativi di riscossione. Se invece l’operatore telefonico continua a richiedere il pagamento della bolletta, si deve avviare una procedura di conciliazione davanti al Co.Re.Com. competente per il territorio, ovvero il Comitato Regionale per le Comunicazioni, o rivolgersi a uno degli organismi di conciliazione paritetica che gli operatori telefonici, insieme alle associazioni di consumatori, hanno creato proprio per questo scopo.

Esiste infine un’altra via per la procedura di conciliazione (che, va ricordato, deve essere tentata per forza prima di rivolgersi al giudice): utilizzare la piattaforma dell’Autorità garante delle comunicazioni, ConciliaWeb, che permette la risoluzione delle controversie direttamente online. Finché la procedura non è conclusa, l’utente non deve pagare la bolletta, altrimenti perderà il diritto alla prescrizione e non potrà riavere indietro quanto pagato, neppure se gli verrà data ragione.

Come funziona ConciliaWeb

Per utilizzare ConciliaWeb all’indirizzo www.conciliaweb.agcom.it o dal sito dell’Autorità, prima di tutto l’utente deve creare un account e registrarsi, oppure accedere inserendo le sue credenziali SPID. Se l’utenza è intestata a una persona giuridica, il soggetto rappresentante deve prima registrarsi come persona fisica.

A questo punto, effettuato l’accesso alla piattaforma, si seleziona il modello UG e la tipologia d’utenza (quelle possibili, nel nostro caso, sono telefonia fissa, telefonia mobile, fisso+mobile e telefonia+pay TV) e si compila il modulo in ogni sua parte, con i dati relativi alle parti coinvolte e quelli legati alla controversia, ovvero i seguenti:

  • nome, cognome, residenza o domicilio dell’intestatario dell’utenza;

  • numero dell’utenza in caso di servizi telefonici o codice cliente;

  • denominazione e sede dell’operatore interessato,

  • i fatti che sono all’origine della controversia tra le parti;

  • le richieste dell’istante e, ove possibile, di una quantificazione, in termini economici, del risarcimento richiesto (rimborso – indennizzo – storno).

Inoltre devono essere inclusi anche i dati relativi a passati reclami legati a quello in oggetto. A questo punto si dà il via alla pratica e se ne attende l’esito.

Che cosa succede quando le parti trovano un accordo

Se il tentativo di conciliazione va a buon fine, viene fatto firmare a entrambe le parti un verbale di conciliazione (che può anche essere fatto valere come titolo esecutivo, in modo molto simile a una sentenza, qualora non venisse rispettato: scaduti i termini previsti nell’accordo, è possibile rivolgersi al giudice, tramite un avvocato, per far eseguire coattivamente gli impegni assunti dalla controparte). Poi il procedimento si chiude.

Che cosa succede se la conciliazione non va a buon fine

In caso contrario, il cliente può scegliere o di ricorrere al giudice o di chiedere al Co.Re.Com. o agli altri organismi abilitati di esprimersi entro tre mesi sulla vicenda (la procedura è gratuita e di norma permette di risolvere controversie di questo genere, soprattutto se si basano su dati incontrovertibili come la prescrizione delle bollette telefoniche, nel giro di poco tempo). Per fare la richiesta al Co.Re.Com. è necessario compilare il formulario GU14, che si può trovare anche nella modulistica di Conciliaweb nei modi già indicati più sopra.

Il pronunciamento del Co.Re.Com – che non può riguardare in alcun modo la valutazione di richieste di risarcimento danni, ma solo l’applicazione del contratto di fornitura del servizio – si conclude con un provvedimento che viene notificato alle parti.

Per quanto tempo vanno conservate le bollette

Conservare le bollette pagate è sempre una buona idea, soprattutto oggi che, grazie ai tanti operatori che le forniscono non solo cartacee, ma anche in formato digitale (di solito un pdf), basta custodirle dentro una cartella del proprio computer. In questo modo, durante le procedure di conciliazione e, se queste non hanno esito, per le controversie legali si potrà avere sempre a disposizione l’inequivocabile prova di un avvenuto pagamento.

Anche se non vi è un obbligo di legge preciso su questo punto, è necessario conservare i documenti come le bollette per almeno cinque anni a partire dalla scadenza. Come prove valide, oltre ai bollettini, fanno fede anche le distinte dei bonifici e dei pagamenti online, nonché gli estratti conto in cui sono contabilizzate le uscite per il pagamento delle utenze quando ci sono la domiciliazione bancaria e l’addebito automatico.

Prescrizione bollette telefoniche: i contatti degli operatori

Nel caso in cui ci fosse bisogno di inviare una contestazione agli operatori telefonici bisognerebbe mettersi in contatto con il servizio di assistenza clienti. Abbiamo già detto che gli strumenti migliori da usare sono la PEC e la raccomandata A/R, perché permettono di tenere traccia sia dalla data in cui si è inviata la contestazione sia del contenuto della propria richiesta. Si può comunque comunicare con il proprio operatore anche in modi diversi, come la chat sul sito web della compagnia, l'email o il servizio clienti telefonico. 

 

TIM

Vodafone 

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Assistenza clienti telefonica 187 190

159

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Domande correlate

Quando vanno in prescrizione le bollette della Tim?

Le bollette TIM, tanto per le utenze di telefonia fissa quanto per le utenze mobile, si prescrivono in due anni se sono state emesse dopo il 2020. Per le bollette emesse in precedenza il termine di prescrizione è di cinque anni. Questi termini si applicano a tutte le bollette di telefonia, a prescindere dall'operatore telefonico che le ha emesse. 

Come sapere se una bolletta è andata in prescrizione?

Per sapere se una bolletta è prescritta è necessario verificare, innanzitutto, la data in cui è stata emessa. In secondo luogo, bisogna controllare se, successivamente all'emissione, c'è stata qualche comunicazione da parte dell'operatore che ha interrotto la prescrizione

Quali bollette si prescrivono in 2 anni?

A seguito delle modifiche alla normativa introdotte dalla Legge di Bilancio 2018 e dalla Legge di Bilancio 2020, attualmente tutte le bollette si prescrivono in due anni

Quanti anni conservare bollette TIM?

Le bollette TIM e degli altri operatori di telefonia vanno conservate per due o cinque anni a seconda della data in cui sono state emesse. Per le bollette emesse fino al 31 dicembre 2019 il tempo di conservazione è di cinque anni, mentre per le bollette emesse successivamente è di due anni.