Costo impianto fotovoltaico 3 kw: quanto costa e come funziona 

Per una famiglia di medie dimensioni, il fotovoltaico è stato per molti anni una soluzione troppo costosa, ma i prezzi di oggi consentono di dotarsi di un impianto che sfrutti l’energia solare recuperando in pochi anni il suo costo con i risparmi sulla bolletta; bisogna però accertarsi che ci siano tutti i requisiti per assicurare un buon potenziale ai pannelli solari.

Costo impianto fotovoltaico 3 kw: quanto costa e come funziona 

Quanto costa un impianto per una famiglia-tipo

Gli impianti fotovoltaici domestici si stanno affermando sempre di più come una soluzione conveniente ed ecologica per la produzione di energia elettrica (e nel caso del solare termico, per quella di acqua calda da usare per il riscaldamento o come acqua calda sanitaria).

Non ci sono più, è vero, gli incentivi di qualche anno fa, ma in compenso i prezzi si sono abbassati di molto, anche per quanto riguarda le batterie nei sistemi con accumulo (fino a poco tempo fa, una vera e propria barriera all’ingresso per chi era intenzionato a ottenere percentuali di autoconsumo significative).

Oggi si può dire che il costo di un impianto fotovoltaico da 3 kW, di norma più che sufficiente per venire incontro alle esigenze di una famiglia-tipo con consumi medi, si aggira intorno ai 6.000 euro. Il prezzo naturalmente aumenta con le batterie indispensabili per i sistemi con accumulo, ma non più come un tempo: adesso trovare batterie al litio molto performanti e di ultima generazione con un costo tra i 1.000 e i 1.500 euro a kW è tutt’altro che difficile, basta comparare tra di loro le migliori offerte dei produttori utilizzando l’apposito strumento offerto da SosTariffe.it.
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Il funzionamento di un impianto fotovoltaico

Ma come funziona, nel dettaglio, un impianto fotovoltaico? Senza perdersi in discorsi tecnici, basterà dire che le celle fotovoltaiche nei pannelli solari vengono colpite in superficie dai fotoni, e gli elettroni della cella in silicio vengono eccitati cominciando a fluire nel circuito e producendo corrente elettrica continua; servirà poi un inverter per convertire l’energia così generata in corrente alternata atta ad essere trasportata e infine utilizzata nelle nostre reti di distribuzione.

Un sistema fotovoltaico base come uno di quelli da 3 kW per uso esclusivamente domestico è formato da una serie di moduli fotovoltaici che vengono disposti sul tetto, cercando di sfruttare al meglio l’irraggiamento delle falde e la loro inclinazione; è ovvio che in pianura e in zone dove i giorni nuvolosi o di pioggia sono molto pochi si avranno i risultati migliori, ma con un po’ di accortezza si possono installare sistemi a energia solare anche in altre zone.

I pannelli solari sono poi messi in comunicazione con i già citati inverter (almeno uno a sistema), i cui modelli più moderni, oggi, integrano anche sistemi elettronici di gestione intelligente dell’energia e di ottimizzazione della conversione.

Cosa cambia con l’accumulo

Un capitolo a parte è quello dei sistemi d’accumulo, ovvero le batterie che possono venire usate nello stoccaggio. In un normale impianto fotovoltaico, infatti, l’energia generata viene utilizzata sul momento; quando ce n’è in eccesso – ad esempio perché in casa c’è poca richiesta di energia e la giornata è particolarmente soleggiata – grazie al meccanismo dello Scambio sul posto è possibile vendere al Gestore l’eccedenza, a una tariffa però molto inferiore (circa la metà) rispetto a quella solita d’acquisto per il consumatore.

Quando arriva la sera (e di solito la richiesta di elettricità per far funzionare l’illuminazione e gli elettrodomestici e più alta), un sistema senza accumulo non può soddisfare il fabbisogno di energia: in questo caso, l’utente sarà costretto ad acquistare energia normalmente dalla rete di distribuzione. Ecco perché con questi impianti la quota di autoconsumo, e cioè la percentuale di energia prodotta dall’impianto rapportata al totale di energia utilizzata, non è molto alta.

Con i sistemi di stoccaggio e di accumulo, invece, il discorso cambia: le batterie sono state infatti pensate proprio per accogliere l’eccedenza di energia che viene prodotta durante il giorno, per rilasciarla quando c’è maggiore richiesta. Ecco perché un buon impianto fotovoltaico con accumulo può vantare una quota di autoconsumo in grado di superare tranquillamente l’80%.

I fattori per risparmiare di più

Sono tanti i fattori che condizionano il rendimento di un fotovoltaico, quindi prima di affrontare un investimento comunque elevato è bene analizzare con cura la propria situazione: temperatura, eventuale presenza di sporcizia, ombreggiamenti più o meno passeggeri, utilizzo di cavi e connettori, disomogeneità nel rendimento tra i pannelli solari di marche diverse, efficienza dell’inverter e anzianità dell’intero sistema (di norma le cellule fotovoltaiche hanno una durata che va dai 20 ai 25 anni, poi devono essere sostituite) impattano non poco.

In generale, si può dire che un sistema senza accumulo può essere ammortizzato in circa 3-4 anni, nella migliore delle ipotesi, mentre per quello con accumulo ci vuole circa il doppio del tempo (sempre parlando di un sistema da 3 kW) ma, una volta rientrati dall’investimento, è tutto guadagno e di fatto non si deve più pagare per l’energia elettrica. Il tutto senza considerare gli ovvi (e notevoli) vantaggi per l’ambiente dati dalla riduzione drastica delle emissioni di CO2.