Comunità energetiche rinnovabili: cosa sono, come funzionano, opportunità future

Aggiornato il: 14/03/2024
di Paolo Marelli
Pubblicato il: 04/10/2023

In 30 secondi

  • Le comunità energetiche sono gruppi di persone, enti o imprese che producono, consumano e condividono energia rinnovabile in un'area geografica limitata
  • L'Italia ha visto un rapido aumento di tali comunità, passate da 40 a circa 100 in un anno secondo Legambiente, ma i dati della Commissione europea del 2023 ne indicano 198
  • In vigore il nuovo decreto sulle Comunità energetiche: quali sono gli incentivi previsti, i requisiti per beneficiarne e i costi per lo Stato
  • C’è una mappa interattiva del GSE per geolocalizzare le cabine primarie, funzionali alla diffusione delle comunità energetiche
  • Queste comunità offrono vantaggi economici, ambientali e sociali, e sono incentivate dal quadro normativo europeo e nazionale, rendendo l'energia più sostenibile e condivisa

Le comunità energetiche rinnovabili rappresentano un nuovo modello di gestione e produzione dell'energia basato sulla condivisione e sull'uso di fonti rinnovabili. Si tratta di un’associazione di soggetti (che possono essere Comuni, famiglie, imprese private, enti pubblici, cooperative, aziende agricole, ecc.) che producono, condividono e consumano energia, principalmente da fonti rinnovabili, all'interno di un territorio delimitato. Queste comunità mirano a garantire vantaggi ambientali, sociali ed economici.

Sebbene le comunità energetiche siano un concetto piuttosto recente da un punto di vista giuridico, in Italia i loro prototipi risalgono a fine Ottocento, con esempi come la SEM - Società Elettrica in Morbegno, fondata nel 1897.

Con l'entrata in vigore del D.Lgs. 199/2021, sono state stabilite alcune direttive per le comunità energetiche:

  • Potenza complessiva massima fino a 1 MW.
  • Connessione alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria che copre 3-4 Comuni o 2-3 quartieri di una grande città.
  • La possibilità di includere impianti rinnovabili preesistenti, ma solo fino al 30% della loro potenza totale.

Oltre agli incentivi previsti dal DL 162/2019, l'energia immessa in rete dalle comunità energetiche viene valorizzata al prezzo di mercato. Ciò si traduce in un beneficio economico per i membri, con un ritorno dell'investimento in pochi anni. Nel 2022 il meccanismo dello scambio sul posto è stato soppresso per i nuovi impianti al di fuori delle comunità e dal 1° gennaio 2025 sarà così anche per gli impianti già in esercizio.

In Italia oggi ci sono quasi 200 comunità energetiche attive e diverse altre in progetto. La maggior parte degli impianti di autoproduzione ha una potenza tra i 20 e i 60 kW. Al di fuori dell’Italia, le comunità energetiche sono diffuse soprattutto nei Paesi del Centro-Nord Europa: ad esempio, in Germania, il Bioenergy Village di Jühnde ha un impianto di cogenerazione a biogas da 700 kW e una caldaia a cippato da 550 kW. Altri esempi includono il Grupo Creluz in Brasile e il Brooklyn Microgrid a New York.

In sintesi, le comunità energetiche rappresentano un passo avanti nella direzione di un sistema energetico più sostenibile, inclusivo e partecipativo, dove i cittadini giocano un ruolo attivo nella produzione e condivisione dell'energia.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi delle comunità energetiche?

Le comunità energetiche, come ogni iniziativa, presentano sia vantaggi che svantaggi, riassunti in questa tabella.

Vantaggi

Svantaggi

Sostenibilità ambientale

Investimenti iniziali

Riduzione dei costi

Complessità amministrativa

Autonomia energetica

Limiti sulla dimensione e sulla potenza

Rinforzo della comunità locale

Intermittenza delle fonti rinnovabili

Risposta alla povertà energetica

Dipendenza dalla legislazione

Ecco una mappa dei principali vantaggi legati alla nascita di una comunità energetica:

  • sostenibilità ambientale: le comunità energetiche promuovono l'uso di fonti rinnovabili, riducendo così le emissioni di carbonio e l'impronta ecologica;
  • riduzione dei costi: grazie ai benefici economici e alle incentivazioni, i membri delle comunità possono diminuire i costi energetici nel tempo;
  • autonomia energetica: le comunità spesso producono l'energia che consumano, riducendo la dipendenza dalle grandi utilities e dalle fonti non rinnovabili;
  • rinforzo della comunità locale: la creazione e la gestione di una comunità energetica può rafforzare il senso di comunità e cooperazione tra i suoi membri;
  • risposta alla povertà energetica: alcune comunità energetiche sono state create specificamente con lo scopo di affrontare la povertà energetica nelle loro aree.

Sono però da considerare anche alcuni possibili svantaggi delle comunità energetiche:

  • investimenti iniziali: la creazione di una comunità energetica richiede investimenti iniziali significativi per l'infrastruttura e la tecnologia;
  • complessità amministrativa: la gestione di una comunità energetica può essere complessa, richiedendo conoscenze specifiche e risorse amministrative;
  • limiti sulla dimensione e sulla potenza: come indicato nel D.Lgs. 199/2021, ci sono restrizioni sulla potenza e sulla dimensione degli impianti.
  • intermittenza delle fonti rinnovabili: fonti come il solare e l'eolico sono intermittenti, il che può portare a problemi di fornitura in determinati momenti;
  • dipendenza dalla legislazione: le comunità energetiche dipendono spesso da incentivi e legislazioni favorevoli, che potrebbero cambiare nel tempo.

Comunità energetiche in Italia: dove sono e quante sono?

Le comunità energetiche in Italia stanno vivendo una fase di crescita significativa, raddoppiando di anno in anno. A maggio 2022, il totale ammontava a 100 comunità energetiche: 35 operative, 41 in progetto e 24 in fase di avvicinamento alla costituzione, come rilevato da Legambiente. Tuttavia, i dati della Commissione europea diffusi a gennaio 2023 indicano la presenza di 198 Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in Italia.

Alcuni esempi di comunità energetiche operative in Italia includono Nuove Energie Alpine in Piemonte, Solisca a Turano Lodigiano in Lombardia, CERossini a Montelabbate nelle Marche.

Tra i Comuni italiani impegnati nella promozione delle comunità energetiche, ci sono Basiglio in Lombardia, Ussaramanna e Villanovaforru in Sardegna, ma anche grandi città come RomaMilanoPescara e Foggia. Altre comunità energetiche sono formate esclusivamente da imprese: un esempio è Amares in Molise, che ha coinvolto direttamente e indirettamente oltre 20 aziende.

Un altro esempio recente da citare è la comunità energetica Ferrari di Fiorano e Maranello, che rappresenta la prima comunità di tipo industriale mai promossa e sostenuta in Italia da un'azienda a beneficio del proprio territorio. Infine esistono comunità energetiche con una missione sociale, denominate "comunità energetiche solidali".

Le comunità energetiche in Italia sono in rapida crescita e si trovano in diverse regioni e in vari contesti, da comuni rurali a grandi città; possono avere diverse forme e obiettivi, da iniziative locali a progetti industriali di grandi aziende.

A San Giovanni a Teduccio (periferia est di Napoli) è operativa la prima comunità energetica e solidale d’Italia, nata su impulso della Fondazione Famiglia di Maria. Si tratta di un laboratorio di transizione energetica al Sud destinato a fare scuola in tutto il Paese. La comunità energetica è composta dalla Fondazione stessa e da 20 famiglie in condizioni di povertà che abitano nel quartiere. Grazie all’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto della sede della Fondazione, l’energia pulita immessa nella rete è prelevata dalle famiglie. L’elettricità condivisa è incentivata dal GSE per 25 anni, portando una rendita di circa 250 euro all’anno a famiglia.

Quali sono i requisiti per entrare a far parte di una comunità energetica?

Come si legge in un documento elaborato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), una CER è una comunità che aggrega produttori da fonti rinnovabili e consumatori di energia.

È quindi possibile partecipare alla CER in qualità di:

  • produttore di energia rinnovabile: soggetto che realizza un impianto fotovoltaico o di altra tipologia;
  • autoconsumatore di energia rinnovabile: soggetto che possiede un impianto di produzione da fonte rinnovabile e che produce energia per soddisfare i propri consumi e condividere l’energia in eccesso con il resto della comunità;
  • consumatore di energia elettrica: soggetto che non possiede alcun impianto di produzione di energia, ma che ha una propria utenza elettrica, i cui consumi possono essere in parte coperti dall’energia elettrica rinnovabile prodotta dagli altri membri della comunità. Rientrano in questa categoria anche i clienti cosiddetti “Vulnerabili” e le famiglie a basso reddito.

Tra produttori e consumatori membri di una stessa CER esiste un vincolo geografico. Questo significa che tutti i consumatori e tutti i produttori devono essere ubicati nell’area geografica i cui punti di connessione alla rete elettrica nazionale (POD) sono sottesi alla medesima cabina elettrica primaria (vedi paragrafo poco più sotto).

 Tutti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili possono essere inseriti in una CER come unità di produzione. Sono quindi inclusi gli impianti fotovoltaici, così come qualunque tipo di impianto rinnovabile (ad esempio, idroelettrico, eolico, biogas, biomasse solide e altri).

Comunità energetiche: entra in vigore il nuovo decreto, le novità

Il 24 gennaio 2024 è entrato in vigore il nuovo decreto Comunità energetiche rinnovabili (CER). Il provvedimento stimola la nascita e lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili in Italia, dando il via libera a gruppi di persone, enti e imprese a produrre, consumare e condividere energia proveniente da fonti pulite.

Secondo quanto si legge sul sito del Mase, il decreto individua due strade per promuovere lo sviluppo delle CER in Italia, attraverso un piano di finanziamenti da 5,7 miliardi di euro:

  • un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, finanziato dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e rivolto alle comunità i cui impianti sono realizzati nei Comuni sotto i 5mila abitanti che supporterà lo sviluppo di due gigawatt complessivi;
  • una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa su tutto il territorio nazionale.

I due benefici possono essere cumulati tra loro. Attraverso il provvedimento sarà favorito lo sviluppo di cinque gigawatt complessivi di impianti di produzione di energia rinnovabile.

Il decreto sulle CER è rivolto a cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti associatisi alla comunità energetica rinnovabile. Quest’ultima deve essere caratterizzata da un atto costitutivo e uno statuto.

Quali sono i principali requisiti per accedere agli incentivi? Come spiegano dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per accedere ai finanziamenti previsti per le CER “gli impianti di produzione da fonte rinnovabile devono avere potenza non superiore a 1 MW. Tali impianti sono generalmente di nuova costruzione, anche se possono far parte di una CER impianti già realizzati, purché entrati in esercizio successivamente alla data del 16 dicembre 2021 e comunque successivamente alla regolare costituzione della CER”. Inoltre, tutti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili possono essere inseriti in una CER come unità di produzione. 

Secondo alcune cifre rese note dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, gli incentivi per lo sviluppo e la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili costeranno allo Stato tra i 230 e i 340 milioni annui per vent’anni, per un ammontare complessivo 5 miliardi e 700 milioni.

A un mese dall’entrata in vigore del decreto sulle CER, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha approvato le regole operative che disciplinano le modalità e le tempistiche per accedere agli incentivi. Le regole, oltre che sul sito del Mase, sono consultabili anche sul sito del GSE.

Comunità energetiche: arriva la mappa interattiva delle cabine primarie

È online la mappa interattiva delle cabine primarie, un tool digitale funzionale alla diffusione delle comunità energetiche rinnovabili (CER). Grazie a questo strumento, consultabile in un'apposita sezione sul sito del Gestore Servizi Energetici (GSE), si potrà accedere a una serie di dati utili per aderire al nuovo servizio per le comunità energetiche ed altre configurazioni di autoconsumo diffuso.

La mappa, messa a punto grazie alle informazioni cartografiche fornite dai 25 distributori che dispongono di cabine primarie, consente di localizzare le singole aree convenzionali sottese alle 2107 cabine primarie presenti in tutta Italia.

Il nuovo strumento interattivo, previsto dal Testo Integrato sull’Autoconsumo Diffuso (TIAD), “permette di geolocalizzare le aree convenzionali e di verificare che i punti di connessione per cui si intende accedere al servizio per l'autoconsumo diffuso siano localizzati nell’area convenzionale sottesa alla medesima cabina primaria”, si legge in una nota del GSE.

La mappa è consultabile inserendo sia il singolo indirizzo che le relative coordinate geografiche e permette di ottenere tutte le informazioni relative a:

  • il codice univoco dell’area convenzionale;
  • la ragione sociale del distributore;
  • i confini comunali.

Comunità energetiche e quadro normativo europeo

Le comunità energetiche rappresentano una parte essenziale del nuovo approccio europeo alla produzione e al consumo di energia. L'Europa sta infatti spingendo verso un modello energetico più democratico e decentralizzato, in cui i cittadini, le aziende e le comunità locali possono giocare un ruolo attivo nel panorama energetico. Questo shift è stato facilitato e promosso attraverso una serie di normative e direttive.

Un'analisi del quadro normativo europeo relativo alle comunità energetiche non può che iniziare dal "Pacchetto Energia Pulita per tutti gli Europei”, che è stato adottato nel 2018 e ha stabilito nuove norme per il mercato energetico dell'Unione Europea. All'interno di questo pacchetto, due direttive sono particolarmente rilevanti per le comunità energetiche:

Direttiva (UE) 2018/2001 sulle energie rinnovabili:

  • introduce la definizione di "comunità energetica rinnovabile" (CER);
  • riconosce il diritto dei cittadini a produrre, consumare, immagazzinare e vendere l'energia rinnovabile;
  • stabilisce che gli Stati membri debbano promuovere e facilitare lo sviluppo e la crescita delle CER.

Direttiva (UE) 2019/944 sul mercato interno dell'elettricità:

  • introduce la definizione di "comunità energetica cittadina" (CEC);
  • riconosce il ruolo delle CEC come attori chiave nel mercato dell'energia;
  • stabilisce norme volte a garantire che le CEC non siano soggette a regimi discriminatori o sproporzionati.

L'UE ha stabilito obiettivi ambiziosi per le energie rinnovabili e l'efficienza energetica entro il 2030. Questi obiettivi incentivano ulteriormente lo sviluppo delle comunità energetiche, poiché possono contribuire significativamente al raggiungimento degli stessi. Gli Stati membri sono incoraggiati a sviluppare strumenti e meccanismi di sostegno per facilitare la creazione e l'operatività delle comunità energetiche, e questo può includere incentivi finanziari, assistenza tecnica e amministrativa e agevolazioni fiscali.

Nonostante l'orientamento positivo del quadro normativo europeo, esistono diverse sfide legate all'integrazione delle comunità energetiche nei mercati energetici nazionali. Gli Stati membri devono trovare il giusto equilibrio tra la promozione di questi nuovi modelli di business e la garanzia della sicurezza, dell'affidabilità e dell'efficienza del sistema energetico nel suo complesso.

Il quadro normativo europeo ha riconosciuto e sostenuto il ruolo delle comunità energetiche come attori chiave nel futuro energetico dell'Europa, ma non si può nascondere che l'attuazione e l'integrazione di tali comunità nei sistemi nazionali richiede ulteriori sforzi e adattamenti.

Quali sono gli incentivi per le comunità energetiche?

Le comunità energetiche sono incoraggiate attraverso una serie di incentivi per promuovere lo sviluppo e l'utilizzo di fonti di energia rinnovabile e per favorire la decentralizzazione dell'approvvigionamento di energia elettrica. In Italia, molti di questi incentivi sono gestiti dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE).

Ecco alcuni degli incentivi che possono rilevanti per le comunità energetiche:

  • Incentivi per l'energia fotovoltaica: le comunità energetiche che producono energia attraverso l'installazione di pannelli fotovoltaici possono beneficiare di vari incentivi promossi dal GSE. Tali incentivi per il fotovoltaico possono variare a seconda della potenza installata, del tipo di installazione e di altri criteri specifici.
  • Tariffa incentivante: una volta avviato un impianto fotovoltaico, è possibile accedere a una tariffa incentivante, che consiste in un premio per ogni kWh prodotto.
  • Ritiro dedicato: il GSE può acquistare l'energia prodotta da impianti rinnovabili ad un prezzo determinato, favorendo così la vendita dell'energia sul mercato.
  • Scambio sul posto: consente di scambiare l'energia prodotta con l'energia prelevata dalla rete, ricevendo un conguaglio economico.
  • Efficienza energetica: da non dimenticare gli incentivi specifici per promuovere l'efficienza energetica. Questi possono includere, com’è noto, bonus per la ristrutturazione di edifici, l'installazione di sistemi di riscaldamento o raffreddamento efficienti, o altri interventi che riducano il consumo energetico.
  • Altri incentivi per fonti rinnovabili: oltre al fotovoltaico, esistono incentivi per altre fonti di energia rinnovabile, come l'eolico, l'idroelettrico, la biomassa, ecc.
  • Supporto amministrativo e tecnico: in alcuni casi, le autorità possono fornire supporto amministrativo o tecnico per facilitare la creazione e la gestione di comunità energetiche.
  • Agevolazioni fiscali: alcune iniziative possono beneficiare di sgravi fiscali, come l'IVA ridotta o detrazioni fiscali per determinate tipologie di intervento.

Per avere una visione completa degli incentivi, e per gestire le pratiche relative, il GSE fornisce una piattaforma online attraverso la quale i produttori possono accedere e gestire le loro pratiche. Proprio per questo è sempre consigliabile tenere d'occhio le ultime novità sugli incentivi energetici, alla ricerca di quelli che possono fare al caso nostro.

Risorse utili 

Domande correlate

Quanto rende una comunità energetica rinnovabile?

Il rendimento di una comunità energetica rinnovabile può variare in base a diversi fattori, tra cui la localizzazione geografica, le tecnologie impiegate, la dimensione dell'impianto, la capacità di vendere l'energia in eccesso, gli incentivi disponibili e la struttura dei costi. In termini economici, l'obiettivo principale delle comunità energetiche è garantire un risparmio sul costo dell'energia per i suoi membri piuttosto che generare grandi profitti. Tuttavia, con buona gestione e ottimizzazione dei costi, è possibile ottenere un ritorno sull'investimento soddisfacente nel medio-lungo termine.

Che cosa differenzia le comunità energetiche rinnovabili dalle comunità di autoconsumo collettivo?

Entrambe le strutture hanno l'obiettivo di produrre e consumare energia a livello locale. Tuttavia, ci sono delle distinzioni, a partire dalla finalità. Le comunità energetiche rinnovabili (CER), infatti, hanno una visione più ampia, che spesso mira non solo alla produzione e al consumo di energia, ma anche alla partecipazione attiva dei cittadini, al raggiungimento di obiettivi sociali e ambientali, e al sostegno di iniziative locali. Le comunità di autoconsumo collettivo, invece, si concentrano sull'autoconsumo collettivo di energia. Inoltre, è anche una questione di dimensioni: mentre una comunità di autoconsumo collettivo potrebbe limitarsi a un gruppo di edifici o un piccolo quartiere, le CER potrebbero avere una portata più ampia, coinvolgendo intere comunità locali, oltre ad aziende anche di grandi dimensioni. Infine, le comunità energetiche rinnovabili non di rado hanno una struttura di gestione e decisionale più complessa, con una maggiore partecipazione dei membri, mentre le comunità di autoconsumo collettivo potrebbero avere strutture di gestione più semplici e dirette.

Quante comunità energetiche ci saranno in Italia?

Secondo le stime del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), il decreto sulle CER farà da volano alla nascita di 15-20mila comunità energetiche in Italia entro il 2027.