Una perturbazione atlantica ormai imminente porterà piogge, temporali, venti forti e persino neve a bassa quota dalle Alpi all’Appennino.
L’instabilità meteo e le temperature sotto la media stagionale faranno avvertire ancora di più il freddo tardivo che, in alcuni casi, non potrà essere mitigato dal tepore dei caloriferi: il piano nazionale di contenimento del gas naturale varato a ottobre 2022 dall’allora ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha di fatto già “mandato in pensione” la stagione del riscaldamento in quasi tutte le sei aree climatiche in cui è divisa la nostra Penisola.
Ecco perché, di fronte all’improvviso calo delle temperature in questo aprile 2023, è in aumento la schiera di sindaci pronti a firmare ordinanze comunali per prorogare di qualche giorno il periodo di accensione dei termosifoni. Una decisione che muove anche dalla consapevolezza del buon livello di riempimento degli stoccaggi italiani, pieni al 60% al 28 febbraio 2023 (dati Snam) grazie all’inverno particolarmente mite.
Dagli esperti di SOStariffe.it un quadro aggiornato della situazione e alcuni consigli su come trovare le migliori offerte gas ad aprile 2023.
Riscaldamento: cosa prevede il piano di risparmio Cingolani
Il cosiddetto “Piano Cingolani” è il piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale con cui l’ex governo Draghi ha definito “i nuovi limiti temporali di esercizio degli impianti termici di climatizzazione alimentati a gas naturale”.
Firmato nell’ottobre 2022 dall’allora ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, il decreto è un documento di 15 pagine messo a punto nel pieno dell’emergenza energetica e delle fiammate dei listini gas al TTF di Amsterdam, il principale hub europeo per la compravendita di metano.
L’obiettivo del piano era quello di razionalizzare l’uso del gas riducendo così la “fame” di metano delle famiglie e alleggerendo la pressione sugli stoccaggi. Con un risultato ben preciso: permettere al Paese di avere le riserve necessarie per far fronte a una potenziale chiusura dei rubinetti del gas da parte della Russia, soprattutto in vista dell’arrivo dell’inverno.
Il piano ha così introdotto limiti di temperatura negli ambienti (da 20 a 19 gradi), di ore giornaliere di accensione e di durata del periodo di riscaldamento, in funzione delle fasce climatiche in cui è suddivisa l’Italia. In particolare, i limiti di esercizio degli impianti termici sono stati ridotti di 15 giorni per quanto attiene il periodo di accensione (posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio) e di 1 ora per quanto attiene la durata giornaliera di accensione. In dettaglio:
- Zona A: riscaldamenti accesi dall’8 dicembre 2022 al 7 marzo 2023 con 5 ore di accensione al giorno;
- Zona B: riscaldamenti accesi dall’8 dicembre 2022 al 23 marzo 2023 con 7 ore di accensione al giorno;
- Zona C: riscaldamenti accesi dal 22 novembre 2022 al 23 marzo 2023 con 9 ore di accensione al giorno;
- Zona D: riscaldamenti accesi dall’8 novembre 2022 al 7 aprile 2023 con 11 ore di accensione al giorno;
- Zona E: riscaldamenti accesi dal 22 ottobre 2022 al 7 aprile 2023 con 13 ore di accensione al giorno;
- Zona F: non ci sono limitazioni all’utilizzo del riscaldamento.
Ricordiamo che le zone climatiche in cui è suddivisa l’Italia sono sei. Esse sono identificate con le lettere dell’alfabeto, dalla A alla F, e sono classificate in ordine decrescente di temperatura (dalla più calda alla più fredda). Tale classificazione è calcolata in funzione dei gradi-giorno, cioè la somma per i vari giorni dell’anno della differenza tra temperatura dell’ambiente interno e temperatura media esterna.
Come si evince dalla tabella, la maggior parte delle zone climatiche ha già ampiamente superato il periodo consentito per l’accensione dei caloriferi. Tuttavia, considerato il meteo instabile e il freddo tardivo, molti amministratori locali hanno deciso di firmare delle ordinanze comunali, con le quali prorogare di qualche giorno il periodo di accensione dei termosifoni. Una facoltà prevista dal piano stesso ( “purché per una durata giornaliera ridotta”) e applicabile in caso di condizioni climatiche avverse.
Così, dal Comune di Sondrio (che ha esteso la possibilità di accendere i caloriferi fino a domenica 16 aprile) a quello di Pesaro (con l’ok ai caloriferi accesi fino al 16 aprile) passando per quelli di Piacenza e Cesena (sabato 15 aprile), si sono moltiplicate le iniziative di questo genere così da garantire tepore alle famiglie italiane alle prese con temperature sotto la media stagionale.
Il Comune di Roma aveva prorogato l’accensione dei termosifoni sino a martedì 11 aprile, mentre il Comune di Milano non ha finora in cantiere la messa a punto di un’ordinanza ad hoc su questo fronte.
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