- Poste Italiane, prima azionista di TIM, lavora all'operazione
- La fusione da 25 miliardi potrebbe portare alla nascita di un operatore con il 37,5% delle quote del settore
Poste Italiane potrebbe avere un ruolo importante nella possibile fusione TIM Iliad, un'operazione valutata fino a 25 miliardi di euro. Scopri come cambierà il settore delle telecomunicazioni in Italia
Poste Italiane con l’acquisizione del 15% delle quote di TIM da Vivendi per la cifra di 648 milioni di euro è diventata la prima azionista della Telco, con una quota del 24,81%, soglia che non prevede l’obbligo di OPA (Offerta Pubblica di Acquisto). L’azienda francese ha visto quindi scendere la sua partecipazione a solo il 2,5%. A partire dal 2026 i clienti di PosteMobile verranno invece migrati sulla rete di TIM.
TIM è tornata a essere pianamente italiana ma Poste Italiane, secondo quanto riporta La Stampa, potrebbe essere l’artefice dell’ingresso in società di Iliad, che a fine maggio ha festeggiato il suo settimo anno dall’arrivo nel nostro Paese.
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La Stampa afferma che Iliad sarebbe disponibile a un ingresso in minoranza nel capitale di TIM ma vorrebbe la guida industriale della società. Poste Italiane si sarebbe già messa a lavoro per valutare la fattibilità della fusione tra i due gruppi. L’obiettivo è quello di arrivare a costruire un operatore con il 37,5% di quote del mercato mobile dal valore di 25 miliardi di euro.
La prospettiva di una fusione TIM Iliad non è comunque una novità. Su questa possibilità di era proprio espresso nelle ultime settimane lo stesso AD di Telecom, Pietro Labriola, che in una call indetta lo scorso aprile per commentare con gli analisi i conti del gruppo aveva dichiarato di essere “a favore di un consolidamento in Italia“. Il dirigente aveva comunque precisato di non aver “mai nascosto che Iliad potrebbe essere un possibile deal” e aveva aggiunto che “non sarebbe un incubo per noi se ci fosse invece un consolidamento tra Wind e Iliad”. “Continueremo a seguire la possibilità di seguire un deal con Iliad ma allo stesso tempo anche con Wind potrebbe esserci un deal”, era stata la precisazione”, aveva chiarito Labriola.
L’AD di Telecom aveva anche spiegato le differente tra un eventuale accordo con Iliad o con WindTre: “Un deal potential tra TIM e WindTre è molto complesso perché la somma dei due più è più alta del 40%-50% della quota mercato sia sul fisso che sul mobile. Quindi non posso chiedere miracoli anche se non sono troppo aggressivi sull’Antitrust“. Lo stesso manager comunque non aveva escluso anche questa possibilità.
Per quanto riguarda Iliad, invece, l’amministratore delegato Benedetto Levi durante un incontro con i giornalisti a Milano in cui è stata anche presentata la nuova offerta fibra chiamata IliadBox Super ha confermato che non è in corso alcuna trattativa concreta con TIM. Allo stesso tempo, però, il numero uno della divisione italiana dell’azienda di Xavier Niel ha sottolineato che “sicuramente il consolidamento del mercato porterebbe valore al mercato” delle telecomunicazioni ma anche che questo tipo di operazione non sarebbe “una necessità“. Levi ha poi ricordato i punti di forza dell’azienda francese con “un Ebitda in crescita del 24% nel primo trimestre su quello di un anno fa“.
La possibile fusione TIM Iliad passa anche dalla politica. La telco a ragione viene considerata un asset strategico per il Paese ed è forte il desiderio che resti italiana. Dall’altro lato, però, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante un tavolo sulle telco dello scorso aprile al Mimit in cui è stato approvato un piano di rilancio per il settore aveva dichiarato che, anche alla luce della fusione tra Fastweb e Vodafone Italia, “il consolidamento non è più un’opzione: è una necessità, per colmare il divario competitivo che esiste in Italia rispetto agli altri Paesi europei“. Urso aveva poi sottolineato che “cinque operatori in Italia sono troppi“.
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