Cosa ostacola la crescita delle rinnovabili in Italia? La burocrazia, ecco perché

La crescita delle rinnovabili in Italia è ostacolata dalla burocrazia. Lo sostiene Legambiente. Per l'associazione ambientalista occorre snellire le procedure di autorizzazione, avere norme più chiare e maggiori misure di sostegno per accelerare la transizione verso fonti di energia pulita.  

In 30 secondi

Secondo un rapporto di Legambiente di marzo 2023, la crescita delle rinnovabili in Italia è frenata dalla burocrazia:
  1. Gli enti locali rallentano gli iter per le procedure di autorizzazione di nuovi impianti di fonti di energia pulita
  2. Per imprimere un'accelerazione alle rinnovabili serve un aggiornamento delle Linee Guida e un Testo Unico che semplifichi le procedure
  3. Per risparmiare sulle bollette e difendere l'ambiente, ci sono le offerte luce e gas del Mercato Libero di marzo 2023
 
Cosa ostacola la crescita delle rinnovabili in Italia? La burocrazia, ecco perché

La burocrazia frena la crescita delle rinnovabili in Italia. Lo denuncia Legambiente che alla fiera di Rimini sulla transizione energetica, K.EY, svoltasi dal 22 al 24 marzo 2023, ha presentato un rapporto dal titolo “Scacco matto alle rinnovabili”. 

Si tratta di una fotografia delle maggiori criticità, a livello nazionale e regionale, che limitano lo sviluppo delle fonti di energia pulita e, quindi, ostacolano la transizione green del nostro Paese. Secondo l’associazione ambientalista, è nelle Regioni che i progetti di nuove fonti rinnovabili si arenano in Italia. 

Rinnovabili in Italia a marzo 2023: occorre semplificare

AUTORIZZAZIONI REGIONALI PERCENTUALE DELLE APPROVAZIONI NEGLI ULTIMI 5 ANNI
Progetti per impianti fotovoltaici
  • 2019: 41%
  • 2020: 19%
  • 2021: 9%
  • 2022: 1%
Progetti per impianti eolici
  • 2019: 6%
  • 2020: 4%
  • 2021: 1%
  • 2022: 0%

Legambiente ha rilevato che, nel 2022, gli enti locali (Regioni e Comuni) hanno rallentato l’iter dei progetti: infatti hanno autorizzato appena l’1% dei progetti di centrali solari e lo 0% di quelli di centrali eoliche. Indice puntato anche contro le Soprintendenze ai beni culturali accusate di frenare le procedure di approvazione.

L’associazione ambientalista spiega che il governo Draghi e l’esecutivo Meloni nell’ultimo anno hanno semplificato le procedure ministeriali, così come i Consigli dei ministri hanno sbloccato numerosi impianti. Tanto che da 0,8 GW di nuova potenza autorizzata dallo Stato nel 2021, si è saliti a 3 GW nel 2022. E negli ultimi anni sono aumentati sia i progetti presentati, sia le richieste di connessione alla rete elettrica di fonti rinnovabili: queste sono passate da 168 GW al 31 dicembre 2021 a più di 303 GW al 31 gennaio 2023.

Ma questi snellimenti delle procedure si scontrano con l’opposizione preconcetta di comunità ed amministrazioni locali: le cosiddette sindromi Nimby (Not in my backyard, non nel mio giardino) e Nimto (Not in my term of office, non nel mio mandato), sottolinea Legambiente. A ciò si aggiungano norme poco chiare e una burocrazia farraginosa. Risultato? Nel 2019 aveva ricevuto l‘autorizzazione regionale il 41% dei progetti fotovoltaici, poi si è scesi al 19% nel 2020, al 9% nel 2021 e all’1% l’anno scorso. Ancor peggio i dati dell’eolico, con una percentuale di autorizzazioni rilasciate dalle Regioni nel 2019 del 6%, del 4% nel 2020, dell’1% nel 2021, fino allo 0% nel 2022.

Il rapporto inoltre evidenzia che il 76% dei progetti in attesa di autorizzazione statale sono concentrati in:

  • Puglia;
  • Basilicata;
  • Sicilia;
  • Sardegna.

Ed è in queste regioni che si concentrano le opposizioni maggiori. Mentre esempi virtuosi sono Campania e Calabria, che hanno semplificato le procedure.

Per sbloccare la situazione e imprimere un’accelerazione alle rinnovabili in Italia, Legambiente propone sia l’aggiornamento delle Linee Guida per l’autorizzazione dei nuovi impianti e ferme al 2010, sia un Testo Unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato, dia tempi certi alle procedure. Così come centrale per l’associazione ambientalista resta il dibattito pubblico sui progetti.

Spiega il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani: “Al governo Meloni torniamo a ribadire che il Paese non deve diventare l’hub del gas, ma quello delle rinnovabili. Se davvero si vuole contrastare la crisi climatica, accelerare la transizione ecologica e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione indicati dall’Europa, l’Italia deve puntare con fermezza su rinnovabili, efficienza, autoproduzione, reti elettriche e accumuli“.

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