Protezione dei minori online e decreto Caivano: cosa cambia per le Telco?

Il Governo con un apposito decreto legge studia nuove regole per la protezione minori e prevede anche obblighi per le Telco in merito a Parental Control e nuovi sistemi di verifica dell'età

In 30 secondi

Le ultime novità sul Decreto Minori per le aziende nel settore delle telecomunicazioni a settembre 2023
  1. Le Telco e produttori di smartphone potrebbero essere obbligati a installare in automatico sistemi di Parental Control
  2. Previsto anche l'obbligo di realizzare un sistema di verifica dell'età più efficace tramite autodichiarazione, utilizzo di servizi forniti da terzi (SPID, etc.) o intelligenza artificiale
 
Protezione dei minori online e decreto Caivano: cosa cambia per le Telco?

L’episodio dello stupro di Caivano, succeduto all’ennesima violenza di gruppo avvenuta a Palermo, ha scosso l’opinione pubblica ma anche la politica, che sembra finalmente decisa a prendere misure preventive per evitare altri casi simili. Spesso i comportamenti aggressivi sono in qualche modo legati ad Internet, tra sfide pericolose diffuse sui social network, revenge porn e contenuti violenti che diventano virali. Il 7 settembre 2023 il Consiglio dei Ministri ha adottato in via d’urgenza un decreto-legge per la protezione minori, con provvedimenti volti a limitare l’accesso per i più giovani a contenuti non adatti alla loro età.

Le disposizioni adottate dal Governo, che dovranno essere approvate dal Parlamento prima di diventare legge, prevedono tra l’altro l’obbligo per i “fornitori dei servizi di comunicazione elettronica” di garantire la disponibilità di una piattaforma di Parental Control all’interno dei propri contratti. L’obbligo riguarda anche i produttori di smartphone, tablet e device simili, che dovranno installare di default queste applicazioni per la protezione minori su tutti i nuovi dispositivi di telefonia mobile.

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Protezione minori: i nuovi obblighi per le telco

I nuovi provvedimenti per la protezione dei minori Obblighi per le Telco e produttori di smartphone
Parental Control Obbligo per i fornitori di servizi online di installare un sistema di controllo parentale all’interno delle rispettive piattaforme. Anche i produttori di device connessi a Internet dovranno installare di default app di Parental Control sui nuovi dispositivi
Age verification Implementazione di servizi di verifica dell’età tramite autodichiarazione, utilizzo di servizi di autenticazione forniti da terzi (SPID, etc.) o intelligenza artificiali. Le tre modalità possono anche essere combinate tra loro

Nel comunicato stampa diffuso dal Governo per presentare i nuovi provvedimenti per la protezione minori lascia intendere quindi intendere un obbligo nei confronti delle telco ma non chiarisce dove l’app per il Parental Control possa essere installata dall’operatore, a meno che l’azienda non fornisca anche terminali per la connessione come il modem incluso in un’offerta Internet casa.

Nel 21 giugno 2021 con un decreto del Ministero della Giustizia all’epoca amministrato da Marta Cartabia è stato istituito un tavolo tecnico per la protezione minori sui social network e altri servizi digitali a cui partecipano lo stesso dicastero, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA), il Garante per la protezione dei dati personali (GPDP) e l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM). Ai lavori hanno partecipato esperti, associazioni e rappresentanti dei fornitori di servizi online come Google, Meta e TikTok.

Il tavolo tecnico ha quindi individuato quattro possibili aree di intervento per la protezione minori:

  • Age verification: Si stima che il 30% dei bambini tra gli 11 e i 12 anni a livello mondiale e il 44% dei ragazzi tra i 14 e i 17 in Italia ha accesso alla pornografia. Inoltre l’età di accesso a Internet si è ulteriormente abbassata e per di più spesso senza la supervisione dei genitori. Per questo motivo si auspica la creazione di sistemi più efficienti per la verifica dell’età dell’utente dato che le autodichiarazioni non è più sufficiente.
  • contrasto al fenomeno dei baby influencer
  • promozione di campagne di comunicazione e sensibilizzazione sul corretto utilizzo di Internet da parte dei minori e come i genitori dovrebbero rapportarsi con essi sul tema
  • una nuova governance per il coordinamento di tutte le istituzioni che operano nella protezione minori con la nascita di un’unità di coordinamento interistituzionale sul tema

Per quanto riguarda l’age verification, il limite di età in Italia per accedere ai servizi online sarebbe di 14 anni ma viene spesso aggirato. L’autenticazione tramite documenti d’identità però solleva preoccupazioni in merito alla garanzia di mantenere l’anonimato online del minore. Si sta quindi pensando di utilizzare forme di verifica alternative come servizi di identificazione offerti da terzi (come lo SPID o sistemi simili) o l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la stima dell’età. La prima però prevede la raccolta di molte informazioni personali oltre al solo dato anagrafico e in alcuni casi permettono di effettuare il login in automatico dopo il primo accesso e ciò esporrebbe i dati dell’utente a un rischio per la sicurezza.

Ci sono comunque dubbi anche sull’utilizzo delle AI. Quest’ultime, infatti, potrebbero avviare la loro analisi anagrafica solo dopo l’accesso alla piattaforma online e questo implica un ulteriore trattamento dei dati. Bisogna poi considerare il costo significativo in termini di risorse umane per la gestione e monitoraggio di questi sistemi automatizzati.

Il tavolo tecnico, quindi, in linea con il principio di accountability del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) suggerisce di lasciare scegliere al fornitore del servizio il sistema di verifica più adeguato, magari anche combinandoli tra loro, tenendo conto del tipo di contenuti che propone e dei rischi per i minori ad essi associati.

Si parla poi della possibilità per il Questore di proporre all’Autorità giudiziaria di vietare il possesso o l’utilizzo di uno smartphone o qualsiasi altro dispositivo per la comunicazione tramite i canali voce o dati ad alcuni soggetti con più di 14 anni quando sono stati utilizzati per realizzare o divulgare contenuti che non rispettano le norme sulla protezione minori.

Cosa dice il GDPR sulla protezione minori

Il Regolamento 2016/679 dell’Unione Europea sul tema della protezione minori da un lato riconosce che sia necessaria una specifica tutela per i bambini ma dall’altro lato prevede un regime di favore per le telco nel caso in cui il consenso al trattamento ai dati personali sia validamente espresso dal minore che abbia almeno 16 anni. Bruxelles comunque prevede anche una clausola di sussidiarietà a favore degli Stati membri con la possibilità di stabile soglie più basse fino a un massimo di 13 anni. Al di sotto di questa età il Regolamento richiede una autorizzazione da parte dei genitori per il trattamento dei dati.

Cosa dice l’AGCOM sulla protezione minori

L’articolo 7-bis del d.l. 28/2020 in realtà ha già introdotto un obbligo da parte degli operatori di telecomunicazioni di implementare un sistema di Parental Control. Quest’ultimo dovrebbe prevedere ovviamente un filtro per bloccare i contenuti inappropriati per i minori e l’accesso a quelli destinati solo al pubblico maggiorenne. I sistemi per la protezione minori dovrebbero poi essere pre-attivati al momento della stipula del contratto oltre che gratuiti e disattivati solo su richiesta dell’utente.

L’AGCOM alla conclusione dell’iter per la conversione in legge ha avviato una consultazione pubblica che ha coinvolto operatori e associazioni per discutere delle soluzioni tecniche per implementare questi sistemi. Sono state quindi emanate delle linee guida per l’attuazione di questo obbligo per le telco con delibera 9/23/Cons. Gli operatori avranno tempo entro il 21 novembre 2023 per adottare le soluzioni più adatte al proprio servizio anche se bisogna ancora chiarire quali siano i contenuti soggetti a limitazione.