Nel corso degli ultimi mesi del 2022, il mercato di telefonia in Italia ha iniziato a registrare una spiacevole “novità ” per i consumatori. Alcuni operatori, infatti, hanno iniziato ad introdurre la cosiddetta “clausola ISTAT” che andrà ad adeguare il canone mensile delle offerte (sia di telefonia mobile che di telefonia fissa) all’andamento dell’inflazione. Di fatto, si tratta di un rincaro annuale per i consumatori. Vediamo come funziona il nuovo meccanismo definito dagli operatori telefonici e cosa ne pensano le associazioni dei consumatori.
Scopri qui le migliori tariffe di telefonia mobile »
Come funziona il meccanismo di indicizzazione all’inflazione delle tariffe di telefonia
Questo nuovo meccanismo è stato introdotto, per il momento, da TIM e WINDTRE, due dei principali operatori di telefonia in Italia, sia per i già clienti (con una rimodulazione delle condizioni contrattuali) che per le offerte rivolte ai nuovi clienti. Si tratta di una novità che coinvolgerà milioni di utenze: secondo gli ultimi dati AGCOM, infatti, TIM e WINDTRE presentano una quota di mercato cumulativa del 54% nella telefonia fissa e del 52% in quella mobile.
Dando un’occhiata al sito TIM si legge:
- dal 1/04/2024 Il costo mensile dell’offerta sarà incrementato annualmente in misura percentuale pari all’indice di inflazione (IPCA) ISTAT, non tenendo conto di eventuali valori negativi, più un coefficiente pari a 3,5 punti percentuali. L’incremento complessivo non potrà superare il 10%
Per quanto riguarda WINDTE, invece, il meccanismo funziona in questo modo:
- Da gennaio 2024, in caso di variazione annua positiva dell’indice nazionale dei prezzi al consumo FOI rilevata da ISTAT nel mese di ottobre dell’anno precedente, WINDTRE ha titolo di aumentare entro il primo trimestre dell’anno il prezzo mensile del Servizio di un importo percentuale pari alla variazione di tale indice o comunque pari almeno al 5%
Di conseguenza, TIM introduce un tetto massimo (pari al 10%) ma anche un coefficiente di 3,5 punti che va ad aumentare il rincaro rispetto all’inflazione. WINDTRE definisce, invece una soglia minima del 5%.Â
In merito al provvedimento, si registra una dura presa di posizione delle associazioni dei consumatori. Ecco i dettagli:
In merito alla questione si registra una dura presa di posizione da parte delle associazioni dei consumatori Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Udicon che hanno inviato una lettera aperta agli operatori di telefonia e alle istituzioni (Mise, AGCOM e AGCM) coinvolte da questo nuovo meccanismo che rischia di tradursi in una vera e propria stangata per gli utenti. Tale lettera è disponibile nella sua versione integrale sui portali delle associazioni.
Nella lettera aperta presentata dalle associazioni dei consumatori vengono sollevati alcuni rilievi significativi in merito al nuovo meccanismo che va ad indicizzare il canone mensile delle offerte di telefonia all’inflazione. In particolare, si sottolinea come questa clausola preveda “un incremento minimo fisso del 5%, anche in caso di tasso di inflazione inferiore, o maggiorato comunque del 3,5%” in base alle caratteristiche definite dai singoli operatori.
In pratica, si tratta di un aumento fisso, su base annuale, che tiene conto dell’inflazione ma scatta anche in caso di crescita minima dell’indice ISTAT con una crescita superiore all’andamento dei prezzi al consumo. Da notare, inoltre, che questo provvedimento, sottolineano le associazioni rappresenta una limitazione della libertà di scelta del consumatore che non potrà disdire senza costi il contratto in quanto la clausola “esclude che si tratti di una modifica contrattuale unilaterale”.
L’indicizzazione all’andamento dell’inflazione, come definita dagli operatori, diventa parte integrante del contratto. Gli aumenti del canone sono, di fatto, previsti dalle condizioni contrattuali. Non si tratterà di rimodulazioni unilaterali del contratto e, quindi, non ci sarà la possibilità per gli utenti di cambiare operatore senza costi. Questo dettaglio è particolarmente rilevante per la telefonia fissa dove il cambio operatore comporta un contributo di disattivazione pari al massimo ad una mensilità del canone.
Secondo le associazioni, si tratta di “un’azione gravissima che, violando le norme di tutela e i contratti sottoscritti, danneggia fortemente il consumatore, al quale si vorrebbe imporre senza possibilità di difesa un’interpretazione arbitraria delle regole, ma che, comunque, squilibra il mercato delle TLC, provocando danni in tutto il comparto“. Le associazioni, inoltre, hanno chiesto l’apertura di un Tavolo Tecnico sul tema.
Come difendersi dai rincari legati all’inflazione delle offerte di telefonia
In attesa di capire quali saranno (e se ci saranno) interventi normativi sulla questione, il meccanismo dell’indicizzazione all’inflazione del canone delle offerte di telefonia rischia di tradursi in un rincaro netto e periodico per gli utenti. Gli aumenti annuali del canone possono diventare un costo significativo che andrà a colpire più della metà delle SIM e delle linee fisse attive oggi in Italia (come confermano i dati AGCOM sulla quota di mercato combinata di TIM e WINDTRE).
Al momento, per difendersi dai rincari legati alle tariffe indicizzate all’inflazione c’è una sola opzione per i consumatori. È necessario cambiare operatore e scegliere un provider che non applica questa clausola contrattuale alle sue offerte. Si tratta di un’opzione facile da mettere in pratica grazie alle tante offerte attualmente disponibili sul mercato di telefonia, sia per il fisso che per il mobile.
Per un quadro completo sulle offerte disponibili e per scegliere la più vantaggiosa è possibile consultare il comparatore di SOStariffe.it per offerte Internet casa e per le offerte di telefonia mobile. In entrambi i casi sarà possibile optare per una tariffa senza indicizzazione all’inflazione da attivare direttamente online, per evitare che questo nuovo meccanismo possa tradursi in un rincaro netto dei costi.