Una delle novità del 2023 per il settore della telefonia mobile e delle offerte Internet casa in Italia è rappresentata dalle tariffe indicizzate. Si tratta di un meccanismo che ricalca quello che caratterizza, da tempo, le offerte luce e gas nel Mercato Libero ma con differenze sostanziali. Le tariffe proposte dai fornitori energetici, infatti, sono indicizzate in base all’andamento degli indici del mercato all’ingrosso (si fa riferimento al PUN per la luce e al PSV per il gas di solito).
Le tariffe indicizzate di telefonia seguono l’andamento dell’inflazione. I meccanismi introdotti da TIM e WINDTRE, per ora gli unici operatori che hanno introdotto un sistema di questo tipo, prevedono un rincaro annuale superiore al tasso di inflazione che rischia di tradursi in un aumento costante e significativo per gli utenti. In merito a questo nuovo meccanismo si è espressa la Commissione Europea che ha confermato la legittimità del provvedimento. Vediamo i dettagli di seguito:
Tariffe di telefonia indicizzate all’inflazione: arriva l’ok UE ma solo in caso di clausole trasparenti ed eque
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TARIFFE INDICIZZATE ALL’INFLAZIONE: LE ULTIME SUL NUOVO MECCANISMO |
1. |
Per la Commissione Europa le tariffe indicizzate non violano i diritti dei consumatori |
2. |
Resta obbligatorio per gli operatori introdurre clausole eque e trasparenti |
3. |
In Italia solo TIM e WINDTRE hanno introdotto tariffe indicizzate per ora |
Il punto di vista della Commissione UE sulle tariffe indicizzate all’inflazione è chiaro. Interrogata in merito alle nuove clausole definite da TIM e WINDTRE, l’UE risponde: “La direttiva 93/13/CEE prevede che tutte le clausole nei contratti stipulati con i consumatori siano eque e trasparenti, comprese le clausole relative alla modifica del prezzo inizialmente concordato. A condizione che TIM e WINDTRE abbiano rispettato tali disposizioni, non vi è alcun elemento che suggerisca una violazione dei diritti dei consumatori. La Commissione seguirà attentamente gli sviluppi e le tendenze del mercato in relazione alla modifica delle tariffe al fine di individuare il prima possibile le pratiche abusive che potrebbero tradursi in una violazione dei diritti degli utenti finali o avere un impatto negativo sul mercato interno”.
In sostanza, l’introduzione di una clausola che lega il canone mensile all’inflazione non è, di per sé, una violazione dei diritti dei consumatori. I provider del settore hanno la possibilità di presentare tariffe indicizzate, lasciando che sia il mercato a decretarne il successo o l’insuccesso. Resta fondamentale, però, l’obbligo da parte degli operatori di introdurre clausole “eque e trasparenti” comunicando eventuali modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali (che farebbero scattare il diritto di recesso senza costi per i clienti). Fino a quando gli operatori si atterranno a rispettare i requisiti di trasparenza, quindi, le tariffe indicizzate potranno far parte della struttura del mercato.
Come funzionano le prime tariffe di telefonia indicizzate all’inflazione
Al momento, solo TIM e WINDTRE hanno introdotto dei meccanismi di indicizzazione delle tariffe di telefonia (sia fissa che mobile) all’andamento dell’inflazione. In futuro, anche altri operatori potrebbero seguire l’esempio di questi due provider che, da soli, coprono il 54% del mercato nella telefonia fissa e del 52% in quella mobile.
Per quanto riguarda TIM, le tariffe seguono questo tipo di meccanismo:
- dal 1/04/2024 Il costo mensile dell’offerta sarà incrementato annualmente in misura percentuale pari all’indice di inflazione (IPCA) ISTAT, non tenendo conto di eventuali valori negativi, più un coefficiente pari a 3,5 punti percentuali. L’incremento complessivo non potrà superare il 10%
WINDTRE, pur introducendo un’indicizzazione delle tariffe, ha definito un meccanismo differente:
- Da gennaio 2024, in caso di variazione annua positiva dell’indice nazionale dei prezzi al consumo FOI rilevata da ISTAT nel mese di ottobre dell’anno precedente, WINDTRE ha titolo di aumentare entro il primo trimestre dell’anno il prezzo mensile del Servizio di un importo percentuale pari alla variazione di tale indice o comunque pari almeno al 5%
Si tratta di due approcci differenti che, però, puntano a raggiungere lo stesso risultato: un aumento annuale del canone mensile per compensare (e superare) l’inflazione. TIM applica un coefficiente di 3,5 punti che va a sommarsi all’andamento dell’inflazione e non terrà conto di un’eventuale inflazione negativa. In sostanza, l’aumento è certo ma non potrà superare il 10% su base annuale. WINDTRE, invece definisce un incremento minimo del 5%, anche in caso di inflazione inferiore a questa soglia. Queste clausole possono essere incluse nelle nuove tariffe proposte alla clientela. Per i già clienti, invece, l’introduzione di clausole legate all’inflazione deve essere considerata come una modifica unilaterale del contratto e, quindi, farà scattare il diritto d recesso gratuito.
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