Disdetta Adsl e Fibra: quando cambio operatore internet devo pagare?

Quando si cambia operatore di telefonia fissa e Internet, in genere, non si deve pagare nulla; il discorso però cambia quando si sceglie una nuova tecnologia, come la fibra Fiber to the Home al posto dell’ADSL o della fibra FTTC/FTTS. Qui di seguito, tutti i dettagli sugli eventuali costi e le modalità per evitarli.

Disdetta Adsl e Fibra: quando cambio operatore internet devo pagare?

Il cambio operatore, mai così facile

In questi mesi la concorrenza nel campo delle connessioni a Internet è agguerrita come non mai: gli operatori sono tanti e i prezzi sempre più bassi, con la possibilità di navigare a velocità fino a poco tempo fa impensabili e offerte che, per invogliare i potenziali clienti, aggiungono sempre nuovi servizi: dalle telefonate tutte incluse, senza nemmeno lo scatto alla risposta, fino ai mesi omaggio o allo sconto per i contenuti tv in streaming, da Netflix a Sky.

Naturale, quindi, che ci sia molto movimento, perché anche i clienti più pigri hanno compreso che, grazie alle strategie promozionali con il primo anno o i primi due anni di canone a prezzi speciali, è decisamente conveniente cambiare anche abbastanza spesso l’operatore, per approfittare via via delle offerte per i nuovi clienti.

Una pratica che potrebbe quindi essere molto costosa se ci fossero degli effettivi costi per il cambio operatore: fortunatamente non è così, e cambiare il fornitore della nostra connessione non ha alcun tipo di costo. C’è però un’eccezione.

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Il vero problema: il cambio di tecnologia

Il discorso infatti cambia quando si parla di “cambio di tecnologia”. Prima, però, è meglio ricapitolare brevemente quali sono i tipi di connessione a Internet oggi possibili in Italia.

L’ADSL è la tecnologia più vecchia e più lenta, con una velocità di download che non supera i 20 Mbit/s. Utilizza lo stesso collegamento in rame del telefono, e quindi oltre ad avere evidenti limiti fisici è soggetta a frequenti disconnessioni; in molti casi, però, è l’unica opportunità possibile per collegarsi alla Rete, considerando che la cablatura con fibra ottica ha raggiunto soltanto un numero limitato di città mentre la connessione telefonica è molto più diffusa.
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Con velocità paragonabili a un’ADSL c’è anche la connessione Internet wireless, che richiede l’installazione di antenne esterne e permette anche a chi non è raggiunto nemmeno dalla comune linea telefonica di navigare su Internet a velocità che arrivano intorno ai 20-30 Mbit/s (di solito con maggiore aderenza tra la velocità dichiarata dall’operatore e quella effettiva).

Per quanto riguarda la fibra ottica, invece, ne esistono fondamentalmente due varietà: la FTTC o FTTS (acronimo rispettivamente di Fiber to the Cabinet o Fiber to the Street) e la FFTH (Fiber to the Home). La differenza fondamentale tra queste due tecnologie è che nel primo caso la fibra ottica viene portata soltanto fino all’armadio stradale, da cui poi si dipartono i cavi in rame della linea telefonica; con la fibra ottica FTTH, “fino a casa”, i cavi in fibra arrivano fino al domicilio del cliente.

Il primo approccio è quello che comporta meno lavori per la cablatura, visto che non è necessario portare la fibra in ogni singolo appartamento; il secondo invece è più complesso e più lento da installare, e per questo la FTTH è meno diffusa della FTTC o FTTS, per quanto gli operatori negli ultimi anni abbiano investito molto per far arrivare la fibra “vera” nelle case.

Da un punto di vista delle performance, quella della fibra FTTC o FTTS dipendono molto dalla vicinanza dell’armadio stradale: se è nei pressi, allora la connessione può arrivare molto vicino ai 100 o 200 Mbit/s promessi dall’operatore, a patto che non ci siano altri difetti della linea; altrimenti, le prestazioni possono essere anche parecchio inferiori.

Viceversa, per la FTTH non possono esserci ostacoli di sorta causati dal vecchio collegamento in rame, e la fibra può operare davvero “a piena potenza”, arrivando a 1 Gbit/s.

Il problema, quando si cambia operatore, non è quindi tanto il passaggio da un fornitore del servizio all’altro quando l’eventuale cambio di tecnologia, ad esempio da FTTS a FFTH perché la propria casa è stata finalmente cablata e si desiderano le performance superiori offerte dalla “vera” fibra ottica. Vediamo insieme che cosa significa.

Quando si deve pagare per cambiare operatore

Per cominciare va detto che il passaggio da ADSL a un’altra ADSL oppure da ADSL a FTTS/FTTC non rende obbligatoria alcuna cessazione di linea. In accordo con la legge Bersani sulle privatizzazioni e i successivi decreti, infatti, basta stipulare il contratto con il nuovo provider e questo si occuperà di tutto, compreso annullare il contratto con l’operatore precedente, snellendo di molto le procedure. Questo perché l’ADSL e la FTTS/FTTC, almeno per quanto riguarda l’ultimo tratto, sfruttano la stessa tecnologia, ovvero il cavo in rame.

Le noti dolenti arrivano quando si passa dall’ADSL o da una FTTS/FTTC alla FTTH, che è appunto tutt’altra cosa (è necessario cablare la casa, portare la fibra fino al domicilio, effettuare il collaudo e così via, operazioni che di solito richiedono un po’ di tempo), oppure da un provider Internet wireless a FTTH. L’utente deve quindi effettuare una disdetta per la cessazione della linea, altrimenti il rischio è quello di dover pagare una doppia bolletta, sia quella del precedente contratto che quella riferita alla nuova linea.

Come si effettua la disdetta della linea telefonica

A differenza dei cambi operatore che non comportano il passaggio da una tecnologia all’altra – e per i quali, come detto, è il nuovo operatore a effettuare tutte le operazioni previste – questo genere di “switch” non può essere effettuato dal provider oppure da un intermediario come SosTariffe.it: vengono infatti richiesti, per la cessazione della linea, dei dati come la carta di identità che devono essere forniti direttamente dall’intestatario della linea.

Per effettuare la disdetta, ci sono due modi: o comporre una lettera di recesso da inviare all’operatore, o compilare in tutte le sue parti un modulo prestampato che si trova di norma in un’apposita pagina del sito del fornitore del servizio e spedirlo, includendo gli estremi del contratto e tutti i documenti richiesti, tra cui appunto quelli d’identità.

In genere la lettera o il modulo vanno spediti tramite una raccomandata con ricevuta di ritorno all’indirizzo indicato o con la PEC, ma è meglio anche inviare i documenti via mail, se è previsto un indirizzo apposito per questo genere di pratiche, per far sì che le procedure abbiano una decorrenza immediata (in alcuni casi è ancora necessario mandare il fax).

Quanto tempo ci vuole per il cambio operatore

Un problema non indifferente quando si cambia tecnologia per la connessione a Internet è appunto quello dei tempi. Se la tecnologia è la stessa, infatti, fino al preciso momento in cui si è serviti dal nuovo operatore ci si può continuare ad avvalere di quello vecchio, senza interruzioni. Se invece si è costretti a disdire il proprio contratto perché si passa alla FTTH, il rischio è di rimanere anche parecchi giorni senza la possibilità di collegarsi a Internet.

Per questo ci sono fornitori del servizio, come ad esempio Vodafone, che al momento della stipula del contratto inviano al nuovo cliente una SIM dati che consente di collegarsi con la nuova rete utilizzando un modem portatile o lo slot di tablet e simili: non è proprio la stessa cosa rispetto a un cavo Ethernet saldamente collegato al computer, ma perlomeno si evita il blackout totale che si rischia in altri casi.

I costi di recesso

Il cambio operatore sulla stessa tecnologia non costa quindi nulla, ma il passaggio alla FTTH, oltre a essere più laborioso, comporta anche il pagamento di determinati costi.

Per prima cosa, trattandosi a tutti gli effetti di un recesso da un’utenza, l’operatore può richiedere il pagamento di un contributo per la chiusura della pratica; se si è chiuso il contratto prima del termine minimo stabilito nelle clausole (massimo 24 mesi) si è soggetti anche al pagamento di una piccola penale, che però, secondo le decisioni dell’Agcom, deve essere proporzionata al singolo canone, e quindi di solito ammonta a una manciata di euro.

Attenzione perché il recesso per il passaggio a un’altra linea può essere molto costoso quando viene effettuato mentre si beneficia di una promozione speciale. Sono diversi, infatti, gli operatori che non fanno pagare i costi di attivazione ai nuovi clienti, oppure che praticano uno sconto anche considerevole al primo canone. Questo tipo di contratti dice chiaramente che questi “bonus” hanno effetti soltanto quando si rispetta il termine minimo di permanenza presso l’operatore, altrimenti questo può richiedere il pagamento del prezzo pieno dei canoni già pagati, i costi di attivazione e così via.

Anche qui per fortuna arriva in aiuto l’Agcom, che ha stabilito l’illegittimità, per gli operatori, di chiedere questo genere di pagamenti sempre e soltanto in formula unica; ora infatti è permesso rateizzare (fermo restando che il pagamento tutto in una volta è sempre previsto per il cliente che lo preferisse).

Un modo per evitare di dover spendere qualcosa è quello di richiedere al proprio operatore il passaggio dalla fibra FTTC/FTTS o in qualche caso perfino dall’ADSL alla fibra FTTH, una volta che questa è arrivata nella zona del cliente; di solito è gratuito, ed evita di doversi perdere in questioni dalle lunghe tempistiche e, come si è visto, potenzialmente anche molto costose.