- Il futuro della connettività vede un approccio che unisce fibra ottica, FWA 5G e Internet satellitare
- L'Europa (e l'Italia) deve puntare su progetti come Iris2 per mantenere la propria sovranità tecnologica
Per portare la banda ultra larga a coloro che non sono ancora dotati di una connessione ad alte prestazioni serve un nuovo approccio multi tecnologico che vede al centro la fibra ottica, affiancata da 5G FWA e satellitare
La banda ultra larga via satellite ha rappresentato per l’Italia la tecnologia su cui puntare per eliminare il digital divide ancora presente nel Paese. Dal 2015 sono stati investiti miliardi di euro nella diffusione della connessione a Internet ad altre prestazioni con l’obiettivo di raggiungere una velocità fino a 1 Gbps per tutti entro il 2030 ed estendere la copertura 5G in ogni area abitata.
L’ultima mappatura sulla banda ultra larga del Ministero dell’Innovazione, aggiornata all’inizio del 2025, conferma però che oltre il 22% delle famiglie vive in zone prive di una connessione ad alte prestazioni. Le cosiddette Aree Bianche a fallimento di mercato, dove gli operatori non hanno interesse ad investire per gli alti costi di cablaggio, sono ancora molto diffuse in Regioni come Basilicata, Molise, Calabria e gran parte della Sardegna.
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Per colmare il digital divide a livello nazionale da sola la banda ultra larga via satellite non basta ma serve integrarla con reti 5G e backbone in fibra ottica per creare un’architettura mista che non solo offra il meglio di ciascuna tecnologia ma che sia anche scalabile e resistente ai cambiamenti repentini di un mondo che diventa sempre più instabile.
Internet satellitare grazie alle costellazioni orbita bassa (Leo) come Starlink, OneWeb e Iris2 (Infrastructure for Resilience, Interconnectivity and Security by Satellite) offre una connessione con velocità superiore a 100 Mbps, una copertura praticamente globale e un basso tempo di risposta della rete (latenza). I prezzi sono scesi e le tecnologie di beamforming permettono di distribuire la banda ultra larga in modo più intelligente. Non solo, il cosiddetto direct-to-device offre la possibilità di connettersi direttamente allo smartphone, senza l’utilizzo di parabile. Questa tecnologia è stata utilizzata da Vodafone per realizzare la prima video chiamata satellitare su un telefono di Samsung non modificato.
Gli operatori oggi vedono Internet satellitare non più come un concorrente ma come un completamento del proprio servizio. Lo dimostra l’accordo firmato nel 2020 tra TIM ed Eutelsat per il progetto “TIM dovunque“, finalizzato a offrire una copertura via satellite nelle aree non raggiunte dalla fibra ottica. Il lancio del satellite Konnect Vhts nel 2022 grazie alla propulsione elettrica e alla copertura in spot-beams ha permesso di portare una connessione fino a 75 Gbps a un prezzo contenuto.
All’interno di questo scenario si inizia poi a parlare di reti ibride. Al centro c’è la fibra ottica ma la distribuzione del segnale nell’ultimo miglio avviene tramite satellite o reti FWA 5G (Fixed Wireless Access).
Questo tipo di approccio misto per la banda ultra larga garantisce sicuramente una soluzione eccellente per cancellare il digital divide ma non è privo di ostacoli. Innanzitutto mancano ancora degli standard comuni per l’interoperabilità tra satelliti e reti terrestri. I costi di questi sistemi poi sono in calo ma non ancora accessibili a tutte le famiglie. Bisogna poi considerare il lato sicurezza. Servono gateway terrestri sicuri e regolamenti internazionali più omogenei.
Serve poi una normativa nazionale e comunitaria oltre alla volontà politica di puntare sua una soluzione che favorisca la neutralità tecnologica, senza quindi limitarsi a investire su una sola tecnologia (la fibra ottica e 5G) ma adottando un approccio misto con soluzioni differenti che grazie alle loro caratteristiche permettono di colmare le lacune l’una delle altre e garantire una continuità del servizio. È poi fondamentale incentivare la collaborazione tra pubblico e privato per evitare di perdere terreno nei confronti di servizi stranieri.
L’Europa per mantenere la sua sovranità tecnologica deve trovare una soluzione altrettanto efficiente a quella proposta da colossi extra Ue come Starlink. Potrebbe infatti non essere una buona idea affidare una infrastruttura così cruciale per la crescita del Paese a un provider soggetto al diritto statunitense.
Elon Musk dal canto suo avrebbe investito 1,5 miliardi di euro in questo progetto pilota in Lombardia in collaborazione con Aria Spa per portare una connessione Internet satellitare nelle aree remote della Regione e punta ad assicurarsi un vantaggio competitivo in tutte quelle aree dove fibra ottica e 5G oggi non sono ancora disponibili. Si parlava anche del coinvolgimento del Dipartimento per la trasformazione digitale, poi smentito dal ministro della Difesa Guido Crosetto in Parlamento. Il Governo non ha comunque escluso sviluppi futuri.
Per questo diventa fondamentale lo sviluppo del programma europeo Iris2 lanciato nel 2023 con il regolamento UE 588/2023 e finanziato con oltre 10 miliardi di euro da Commissione Ue, l’agenzia spaziale europea (Esa) e operatori privati. Il progetto prevede la messa in orbita di 290 satelliti entro il 2030 e vede l’Italia in prima linea. Il nostro Paese è infatti il terzo contributo dell’Esa tramite aziende strategiche come Thales Alenia Space, Telespazio, Avio, D-Orbit e punta a diventare uno dei centri di controllo della nuova costellazione.
L’obiettivo di Iris2 è quello di garantire la banda ultra larga a tutti i cittadini europei ma anche proteggere le comunicazioni critiche dai cyberattacchi e consolidare l’indipendenza del Vecchio Continente a livello geopolitico.
L’Italia poi oltre a contribuire a Iris2 ha avviato due progetti nazionali. Il primo si chiama Iride e prevede una costellazione di 36 satelliti per l’osservazione della Terra interamente realizzata nel nostro Paese con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il secondo è il consorzio Osiride composto da D-Orbit, Planetek, Exprivia e Serco Italia.
Un modello di infrastruttura mista con la fibra ottica che assicura prestazioni elevate nei centri urbani e semi-urbani affiancata da FWA 5G e satellitare, che rispettivamente permettono di portare la banda ultra larga nelle aree rurali e nelle zone più impervie come montagne, isole e comunità isolate, non è solo tecnicamente superiore a un approccio “one size fits all” ma anche economicamente più efficiente. Uno studio di Analysys Mason del 2025 afferma infatti che raggiungere con la banda ultra larga l’ultimo 10% di cittadini europei tramite la connettività satellitare permetterebbe di risparmiare fino al 70% nei costi di implementazione nelle aree con bassa densità di popolazione.
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