Per quanto tempo si rimane cattivi pagatori segnalati al Crif?

Aggiornato il: 01/09/2020
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 01/09/2020

La maggior parte delle persone che decide di contrarre un prestito od un mutuo grazie ad un flusso di denaro stabile sul proprio conto corrente rispetta le condizioni previste dal contratto inizialmente stipulato. In via eccezionale, può però capitare che un debitore ritardi nel versamento di una o più rate successive. La principale conseguenza è quella di essere segnalati al Crif, la Centrale Rischi Finanziari, come cattivi pagatori.

prestito personale

Il Crif è il principale strumento сhe le società di credito utilizzano per raccogliere informazioni sui clienti che richiedono un finanziamento. Essere cattivi pagatori, per un periodo di tempo più o meno breve, provoca quindi una macchia sul personale “biglietto da visita” in termini di affidabilità creditizia. In ogni modo, l’iscrizione nella lista Crif non dura per sempre e viene eliminata automaticamente dopo uno specifico periodo di tempo.

Per quanto tempo si rimane cattivi pagatori Crif

La Crif fornisce informazioni sulle persone che hanno contratto un debito presso gli istituti finanziari e sulla loro affidabilità e puntualità nei versamenti nell’estinguere la somma presa in prestito, sia questo di piccola o grande entità. In caso di eventi negativi, come ad esempio ritardi nei versamenti da parte dei debitori, le centrali di rischio registrano l’accaduto e conservano i dati in merito per un determinato periodo di tempo.

A seconda della tipologia di evento negativo, si rimane cattivi pagatori Crif per un numero di mesi variabile tra i 12 e 36 mesi. Vediamo le diverse eventualità:

  • si tratta di 12 mesi dalla data di registrazione della regolarizzazione, nel caso in cui il debitore ritardi nel pagamento di una o due rate;

  • parliamo di 24 mesi dalla data di comunicazione della regolarizzazione, per i debitori responsabili di ritardi da tre o più rate;

  • sono stabiliti 36 mesi dalla data di scadenza contrattuale del finanziamento o dalla data di chiusura del rapporto tra debitore e creditore, nel caso in cui i debitori non procedano in alcun modo alla regolarizzazione del pagamento.

Nella maggior parte dei casi, i debitori procedono con la regolarizzazione del debito a seguito del ritardo della copertura di un numero limitato di rate. In questa situazione, il Crif cancella in automatico i dati dei cattivi pagatori dopo un massimo di 24 mesi.

Cosa significa cattivo pagatore Crif

Abbiamo parlato di cattivi pagatori segnalati al Crif. Per questo motivo, è bene approfondire il significato di questa denominazione nel dettaglio.

Innanzi tutto, un cattivo pagatore è colui che, a seguito della contrazione di un debito presso un istituto finanziario, come un mutuo o prestito, non tiene fede all’impegno sottoscritto. In poche parole, la persona non paga le rate del finanziamento nelle modalità e nei tempi previsti dal contratto stipulato tra le parti.

Per quanto riguarda il Crif, parliamo della Centrale Rischi Finanziari. Fondata nel 1988 a Bologna, il principale obiettivo della società è raccogliere informazioni in ambito creditizio. Ad oggi, l’organizzazione opera anche a livello internazionale. In particolare, il Crif produce rapporti informativi per banche, altri istituti di credito e finanziari e aziende, su misura o generalizzati. Inoltre, offre anche servizi a consumatori privati nel campo del settore immobiliare e finanziario. I servizi del Crif garantiscono maggiore trasparenza sul mercato, riducendone i rischi per chi opera e chi vi acquista. È importante ricordare che le attività del Crif sono indipendenti da quelle di qualsiasi attore pubblico.

Per riassumere, per cattivo pagatore segnalato al Crif si intende qualsiasi titolare di un debito che non ha adempito agli obblighi contrattuali sottoscritti e di cui l’evento negativo risulta registrato nei servizi informativi di questa società.

Conseguenze cattivo pagatore Crif

Se accade che il titolare di un debito viene iscritto nella lista cattivi pagatori nei sistemi informativi Crif, le conseguenze sono immediate.

Come regola generale, prima di assicurare un credito, un ente ricorre alla verifica dello storico della persona richiedente negli elenchi Crif. Se questo dovesse risultare cattivo pagatore, sarebbe difficile ottenere un nuovo prestito o mutuo. Nel caso decidesse in ogni modo di acconsentire alla richiesta, l’istituto di credito potrebbe richiedere maggiori garanzie, come cambiali o la presenza di un garante.

Come non essere cattivo pagatore Crif

La risposta ovvia a come non essere cattivo pagatore Crif è quella di estinguere le rate in arretrato.

Abbiamo già parlato in una sezione precedente di questa guida dei tempi necessari ad essere rimossi dall’elenco cattivi pagatori Crif. La cancellazione avviene in automatico entro al massimo 24 mesi, in seguito all’estinzione del debito. Se il debitore non dovesse procedere con l’estinzione del debito, la cancellazione automatica avverrà dopo 36 mesi a partire dalla data in cui il contratto originale avrebbe dovuto terminare.

Come ottenere un prestito

Quando si ottiene un prestito oppure un mutuo, occorre rispettare nel dettaglio le modalità e i tempi di pagamento delle rate, così come stipulato nel contratto originale con l’ente creditizio che ha acconsentito all’erogazione del finanziamento. A questo proposito, abbiamo visto come evitare di essere cattivi pagatori iscritti al Crif. In questa sezione, passiamo ora a descrivere nel dettaglio la fase precedente, ovvero come avviene la richiesta di un prestito.

Per prestito si intende qualsiasi somma di denaro che viene corrisposto da un ente di credito e sottoposto ad uno specifico tasso di interesse. Questo significa che il creditore dovrà ripagare la banca aggiungendo ad ogni rata il costo degli interessi. La differenza tra un prestito e un mutuo sta nel fatto che il prestito non è legato ad alcuno scopo preciso. Al contrario, il denaro erogato sotto forma di mutuo è sempre finalizzato a fare un investimento preciso, come l’acquisto di una casa oppure un auto.

Se state pensando di richiedere un prestito, ricordate che si tratta di un finanziamento più difficile da ottenere rispetto al mutuo proprio in quanto questo non è legato all’acquisto di alcun bene materiale. Di conseguenza, gli enti di credito richiedono una ricca documentazione attraverso cui il richiedente dimostra la sua affidabilità. In generale, si tratta di:

  • un documento di identità valido;

  • il codice fiscale;

  • le ultime buste paga;

  • la dichiarazione dei redditi;

  • la Certificazione Unica;

  • il contratto di lavoro.

Oltre alla documentazione personale, potrebbero essere richieste alcune garanzie accessorie come una fideiussione, ovvero la nomina di una terza persona (garante) per il soggetto richiedente, una cambiale, la stipula di polizze assicurative, e/o la riscossione di parte dello stipendio in caso di ritardi nel versamento delle rate dovute.

Naturalmente, l’ente presso cui è stata inoltrata la richiesta procederà con una verifica della documentazione presentata, oltre che assicurarsi dell’assenza del nome del potenziale debitore nella lista cattivi pagatori Crif. Questa fase si chiama istruttoria e può comporsi di diverse operazioni, a seconda dei criteri di ciascuna società di credito. Il risultato dell’istruttoria si materializza in quello che si chiama “credit score”, ovvero un valore numerico che misura l’affidabilità della persona richiedente.

Una volta verificatane l’affidabilità e determinate le necessarie garanzie, sarà compilato e sottoscritto il relativo contratto. Per legge, il contratto deve essere prodotto in forma scritta e deve riportare in modo chiaro e preciso le seguenti indicazioni:

  • la modalità di rimborso, comprensiva di numero, importo e scadenza delle rate;

  • il tasso di interesse da applicare alle rate di restituzione del prestito;

  • le spese accessorie, come eventuali tassi di interesse variabili;

  • la somma totale presa in prestito e che sarà da restituire;

  • il tasso annuo effettivo globale (TAEG), un indicatore percentuale necessario per dichiarare il costo assoluto del prestito contratto;

  • le garanzie stipulate, incluse le eventuali spese assicurative.

Infine, è possibile prevedere, anche da un punto di vista contrattuale, l’estinzione anticipata del prestito. In altre parole, intendiamo il caso in cui il debitore sia in grado di ripagare la totalità del prestito contratto in anticipo rispetto ai tempi concordati. Questa eventualità generalmente include il pagamento di un tasso di interesse più elevato, così da tutelare l’istituto per il surplus mancato sulle rate dell’intero periodo originale.

Come funzionano i mutui

Abbiamo già parlato di come richiedere un prestito. Vediamo ora quali sono i passaggi per procedere con la richiesta di mutuo. In particolare, approfondiamo il mutuo prima casa, una tipologia di finanziamento molto comune in Italia.

Come sottolineato nella sezione precedente, il mutuo, a differenza del prestito, è una somma di denaro finalizzata all’acquisto di uno specifico bene. Nel caso del mutuo prima casa, il finanziamento è esclusivamente pensato per le persone che desiderano acquistare la prima casa e che ancora sono quindi registrate come proprietarie di immobili.

Per quanto riguarda le caratteristiche di questa forma di finanziamento, la prima cosa da sapere è il fatto che raramente la somma di denaro potrà coprire il 100% del vostro investimento. Come regola di massima, si accede a formule che permettono di pagare fino all’80% della somma necessaria. Inoltre, anche la durata varia molto in relazione al costo dell’immobile e alle possibilità del richiedente. Solitamente, si sceglie una durata di medio periodo pari a 15-20 anni, ma questo tipo di mutuo può arrivare fino a 40 anni. Detto questo, nessuna soluzione è ideale, se non dopo una valutazione attenta della disponibilità e delle caratteristiche della persona che ne intende effettuare la richiesta.

Se siete interessati ad accendere un mutuo prima casa, sarà bene sapere che si tratta di un iter piuttosto lineare ma, dato l’importo elevato solitamente previsto, l’ente creditizio richiederà alcune solide garanzie. Qui di seguito, vediamo nel dettaglio gli step previsti:

  1. analisi di fattibilità – durante questa fase iniziale l’ente creditizio procede con un’analisi dettagliata sull’affidabilità del richiedente e delle garanzie che può offrire. Alcuni degli elementi che la società prende in considerazione sono il reddito personale e del nucleo familiare di appartenenza e il valore dell’immobile che intende acquistare, oltre che le stesse garanzie accessorie di cui richiedente o chi per lui è in possesso;

  2. richiesta mutuo prima casa – successivamente, avviene la vera e propria presentazione della richiesta del mutuo e della documentazione a supporto. Ad esempio, un lavoratore dipendente sarà tenuto a presentare le proprie buste paga e il contratto di lavoro relativo;

  3. attivazione di eventuali agevolazioni fiscali.

Una delle domande più frequenti quando si accende un mutuo è se conviene farlo con la stessa banca presso cui si ha un conto corrente. Se scegliete una nuova banca, è importante tenere a mente che questa non vi può obbligare ad aprirne uno. In ogni modo, è consigliabile verificare quali sono le condizioni che la vostra attuale banca offre: solitamente, i clienti possono accedere a mutui dalle caratteristiche particolarmente vantaggiose.