TIM contro il Governo: il contenzioso sul canone compie ormai 26 anni

Nello scontro TIM contro Governo, lo Stato ha fatto ricorso in Cassazione dopo che la Corte d'Appello di Roma ha dato ragione all'operatore in merito alla restituzione del canone concessorio del 1998, il cui valore oggi è di 1 miliardo di euro

In 30 sec.
Tutte le tappe dello scontro tra Governo e TIM a novembre 2024
  1. TIM chiede allo Stato la restituzione del canone accessorio per il 1998 il cui valore con gli interessi è arrivato a 1 miliardo di euro
  2. La Corte d'Appello di Roma ha dato ragione a TIM ma lo Stato è ricorso in Cassazione
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Non si ferma lo scontro tra TIM e il Governo sulla restituzione al colosso delle telecomunicazioni del canone concessorio del 1998. La cifra all’epoca era di circa 500 milioni ma oggi, con gli interessi, ammonta a circa 1 miliardo di euro. Secondo quanto afferma Radiocor, il Governo ha fatto ricorso in Cassazione dopo che lo scorso aprile la Corte d’Appello di Roma ha dato ragione all’operatore di telefonia mobile e rete fissa. L’esecutivo dopo la sentenza aveva subito comunicato l’intenzione di fare appello.

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TIM contro il Governo: tutte le tappe del contenzioso sul canone

Lo scontro tra TIM e Governo Tutti i dettagli
Dove nasce il contenzioso nel 1997 è stata introdotta la liberalizzazione del mercato Tlc ma lo Stato ha comunque richiesto agli ex concessionari come TIM il pagamento del canone accessorio per l’anno successivo
Le cifre TIM ha richiesto la restituzione del canone che nel 1998 valeva 500 milioni e oggi, considerando gli interessi, sarebbe arrivato a 1 miliardo di euro
La vicenda legale La Corte d’Appello ha dato ragione a TIM. Lo Stato ha quindi fatto appello in Cassazione. La Corte di Giustizia dell’Ue in più occasioni si è espressa a favore dell’operatore

È stata proprio la Corte d’Appello di Roma a calcolare la somma di 1 miliardo di euro che lo Stato dovrebbe versare a TIM. Il contenzioso che dura ormai da 25 anni nasce dalla liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni introdotta nel 1997 e con la richiesta del pagamento del canone a carico dei concessionari come TIM, calcolato in base al fatturato, per l’anno successivo.

Sullo scontro TIM contro il Governo si è espressa in più occasioni anche la Corte di Giustizia dell’Unione europea. In particolare nel 2020 la magistratura Ue aveva stabilito che il sistema normativo comunitario non consentiva a una normativa nazionale come quella per la liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni di prorogare l’obbligo imposto agli ex concessionari come TIM per il versamento del canone accessorio. La legislazione europea permette soltanto di richiedere il pagamento di costi amministrativi legati al rilascio, gestione, controllo e attuazione del regime di autorizzazioni generali e di licenze individuali.

Equita sottolinea come “un iter processuale molto simile è stato seguito da Vodafone Italia, che nel 2014 ha vinto il ricorso contro il ministero e incassato i 49 milioni dovuti, vincendo poi anche il definitivo ricorso in Cassazione nel 2020. Il grado di confidenza di TIM sull’esito della causa è quindi molto alto“. Gli analisti riportano che la sentenza della Corte d’Appello in favore di TIMè rilevante per l’ammontare e il grado di visibilità che offre” ma anche che i tempi del ricorso in Cassazione potrebbero essere piuttosto lunghi, anche se con un pagamento che sarà oggetto di rivalutazione“.

Kepler invece ritiene che la sentenza della Corte d’Appello potrebbe consentire di ridurre la leva di 0,3 volte, dando così a TIM la “forza contrattuale nella vendita degli asset” ma anche la possibilità di “finanziare un dividendo in anticipo“. Ciò rappresenta “un fattore di compensazione alla sorpresa negativa sul debito” del piano industriale, anche se “lo Stato italiano cercherà fattori di mitigazione“.

Matteo Testa
Esperto in Telecomunicazioni, telefonia e Pay TV
Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2014, ha iniziato a lavorare presso testate online nell'ambito informatico e della tecnologia come DataManager.it e YouTech, oltre a SOStariffe.it. Attualmente è editor per SOStariffe.it e per il quotidiano Affaritaliani.it, dove si occupa di innovazione tecnologica, nuove tendenze digitali e soluzioni per il risparmio energetico