Secondo quanto precisava il quotidiano, le polemiche sono principalmente tre.
La prima questione aperta riguarda il potere di Agcom di chiedere ai provider dei servizi di rimuovere specifiche opere pirata: mentre i portali e gli hosting provider possono farlo agevolmente, i provider internet dovrebbero invece usare sistemi di deep packet inspection, che sono stati considerati lesivi per la privacy dalla Corte di giustizia europea.
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Tuttavia, ricordava il quotidiano, siccome Agcom vorrebbe altresì tutelare la privacy degli utenti, è altresì possibile che questo passaggio sia “un errore involontario di chi l’ha redatta”. In proposito, Aiip chiede di correggere tale elemento, segnalando che Agcom ha dato ai fornitori di servizi troppo poco tempo per intervenire.
Infine, il terzo punto, forse il più delicato: nella delibera Agcom si chiede infatti ai provider di bloccare l’accesso a contenuti pirata non solamente via Dns, ma anche via Ip. Una situazione che potrebbe portare a creare distorsioni sugli accessi, visto e considerato che dietro uno stesso Ip possono esservi siti internet che non hanno alcun riferimento con quello pirata.
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