- L’Agenzia delle Entrate può verificare i movimenti di denaro sul tuo conto bancario
- Ogni operazione sul conto corrente deve avere valide giustificazioni
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La Corte di Cassazione ha autorizzato l’Agenzia delle Entrate a eseguire controlli conti correnti per accertare un’eventuale evasione fiscale. Scopri la novità e come trovare un’offerta conto corrente vantaggiosa ad agosto 2024.
Nella lotta contro l’evasione fiscale, l’Agenzia delle Entrate è autorizzata a effettuare controlli conti correnti in caso di movimenti sospetti. E ogni correntista è tenuto a fornire valide giustificazioni e prove documentali al Fisco sulle operazioni eseguite sul proprio conto bancario. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 16850 depositata il 19 giugno 2024, un provvedimento che istituisce un principio fondamentale in materia e, in quanto tale, destinato a fare giurisprudenza.
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| CONTROLLI CONTI CORRENTI E FISCO: LE NOVITÀ | |
| 1 | L’ordinanza numero 16850 del 19/06/2024 della Corte di Cassazione autorizza l’Agenzia delle Entrate a eseguire controlli sui movimenti del conto corrente |
| 2 | Per prelievi e versamenti sul conto bancario occorre presentare valide giustificazioni e prove documentali che non si tratti di ricavi e, quindi, tassabili |
| 3 | Questi controlli sui movimenti del conto corrente sono un contrasto all’evasione fiscale |
L’ordinanza della Cassazione è storica nel contrasto all’evasione fiscale in Italia. “FiscoOggi”, la rivista online dell’Agenzia delle Entrate, spiega che “se il contribuente non fornisce valide giustificazioni dei prelievi e versamenti effettuati su conti correnti a lui riconducibili, è legittimo l’accertamento bancario eseguito dall’Amministrazione finanziaria ai sensi dell’articolo 32 del Testo unico sull’accertamento delle imposte sui redditi”.
In estrema sintesi, il principio espresso dalla Corte suprema sancisce che i movimenti di denaro sul conto corrente sono dei ricavi (quindi tassabili) se il contribuente non allega prove valide a giustificare “una diversa imputazione” delle singole operazioni. In sostanza, l’Agenzia delle Entrate è autorizzata e legittimata a eseguire controlli conti correnti allo scopo di verificare che, sulla base dei movimenti in entrata e uscita dal conto bancario, l’intestatario non abbia evaso il fisco.
L’ordinanza della Cassazione è legata a una vicenda giudiziaria in seguito a una verifica svolta dalla Guardia di Finanza nei confronti di una società della Campania attiva nel settore delle costruzioni. Durante i controlli erano emerse numerose irregolarità:
Di fronte a queste inadempienze e anomalie, i finanzieri hanno condotto ulteriori indagini sia sui conti correnti della società che su quelli del legale rappresentante, del procuratore generale e di alcuni stretti congiunti di questi ultimi, in quanto destinatari di alcune delle fatture emesse dalla società stessa.
Dall’analisi della documentazione bancaria, le parti hanno fornito giustificazioni solo “parziali e sommarie”. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate ha avviato una serie di accertamenti fiscali, focalizzandosi in particolare sui ricavi della società.
La Commissione tributaria provinciale di Salerno ha condiviso l’operato dell’Agenzia, pur riconoscendo una riduzione del 20% del maggior reddito accertato. E vano è stato il ricorso in appello della società di costruzioni alla Commissione tributaria regionale della Campania. I giudici hanno evidenziato che “i versamenti non giustificati operati su conti correnti bancari vanno imputati a ricavi, ove il contribuente non alleghi elementi probatori idonei a giustificare una diversa imputazione delle singole movimentazioni”.
La vicenda è finita in Cassazione. Ma i giudici della Corte Suprema hanno respinto il ricorso presentato dalla società, in quanto per alcuni conti correnti non era stata prodotta alcuna documentazione a sostegno delle movimentazioni effettuate e per altri conti correnti non era stata provata l’irrilevanza reddituale.