Nuovo Digitale terrestre: come capire la compatibilità della propria TV

Aggiornato il: 23/02/2024
di Paolo Marelli
Pubblicato il: 21/07/2020

In 30 secondi

Nuovo digitale terrestre, tutto quello che c’è da sapere per il passaggio:

  • lo switch al nuovo standard DVB-T2 è previsto per il 1° settembre 2024
  • che cos’è questa tecnologia, come funziona, cosa cambia e quali vantaggi porta
  • come verificare se il proprio televisore supporti o meno il nuovo digitale terrestre

Nuovo digitale terrestre, ultimo atto. Si guarda al 1° settembre 2024, quando la RAI completerà la transizione digitale. Quel giorno ci sarà il passaggio allo standard DVB-T2 dei suoi canali principali: RAI 1, RAI 2 e RAI 3 (solo l’edizione nazionale).

Lo switch alla nuova tecnologia avrà una serie di vantaggi: dalla miglior qualità video alla miglior ricezione del segnale. Ma milioni di telespettatori si chiedono come verificare se il proprio televisore sia o meno compatibile con il nuovo digitale terrestre. Con questa guida, rispondiamo alla domanda.

Nuovo digitale terrestre: cos’è e come funziona

Il 2020 ha segnato l’avvento di un cambiamento importante nell’ambito delle tecnologie di trasmissione della TV, con il passaggio a un nuovo standard per il digitale terrestre, chiamato DVB-T2.

DVB-T2 è l’abbreviazione di Digital Video Broadcasting - 2° Generation Terrestrial. Nelle telecomunicazioni è un’estensione dello standard DVB-T del consorzio europeo DVB per una modalità di trasmissione televisiva digitale terrestre. A differenza del precedente è un “contenitore” aperto, in cui possono essere inglobati differenti sistemi di codifica: MPEG-4 H.264/AVC (in uso in tutti i canali HD a fine 2022), il più recente ed efficiente MPEG-H H.265/HEVC ed altri futuri.

L’entrata in campo del primo digitale terrestre nel 2009 ha rappresentato grandi modifiche all’interno di questo segmento tecnologico e di mercato, facendo risultare obsoleto il modello analogico a vantaggio di:

  • una maggiore qualità video;
  • altri servizi per una migliore esperienza di visione.

Il primo motivo per cui è stato introdotto il nuovo digitale terrestre è l’assegnazione di una specifica banda di frequenze (700 MHz) all’utilizzo da parte della telefonia mobile in 5G. Di conseguenza, si è resa necessaria una riassegnazione delle porzioni di frequenze delle nuove reti, con un’annessa riorganizzazione delle trasmissioni, che sono passate in modo graduale al nuovo standard.

La seconda ragione è di assicurare una qualità audiovisiva migliore rispetto a quella precedente. In particolare, il DVB-T2 sarà più adeguato nel trasmettere contenuti in HD e Ultra HD (dal Full HD, all’8K, fino all’Ultra HD 4K, così come è incluso nell’offerta di Sky Q Fibra). Si caratterizza, infatti, per una capacità di compressione dei dati più efficiente, senza il rischio di compromettere la qualità della trasmissione che arriva all’utente finale. Proprio grazie a questa efficienza, sarà inoltre possibile la trasmissione di più canali con maggiore risoluzione.

Il 4K è anche detto Ultra HD (denominazione coniata dalla Blu-ray Disc Association), UHD o UHD-1. È uno standard per la risoluzione della TV digitale UHD. Il 4K si riferisce a una risoluzione orizzontale video di circa 4.000 pixel. L’8K (o UHDTV-2) è il successore del 4K ed è la più alta risoluzione video esistente oggi, con una larghezza di circa 8.000 pixel.

Nuovo digitale terrestre: quando il passaggio

LE DATE PRINCIPALI

SPIEGAZIONE

30 giugno 2022

Liberata la banda dei 700 MHz per l'attivazione dei servizi di telefonia mobile 5G. Il sistema di trasmissione televisivo passa dal DVB-T al DVB-T2

15 novembre 2021 - 30 giugno 2022

Spostati i multiplex nazionali e locali nelle nuove frequenze assegnate

8 marzo 2022

Tutte le emittenti adottano lo standard di compressione video MPEG-4 AVC

31 dicembre 2022

Cessano le trasmissioni nei vecchi formati trasmissivi e vanno in onda sul digitale terrestre solo canali trasmessi nei formati in alta qualità

1° gennaio 2023

I multiplex adottano il nuovo standard di trasmissione DVB-T2

1° settembre 2024

Conversione dei multiplex nello standard DVB-T2 per i canali RAI 1, RAI 2, RAI 3

Già a iniziare dal 2019, il Governo aveva stanziato nella legge di Bilancio 150 milioni di euro per agevolare il cambio del televisore o l’acquisto di un decoder di quelle famiglie con reddito basso e che erano ancora in possesso di un dispositivo non adeguato allo standard del nuovo digitale terrestre. In parallelo, l’ormai ex ministero dello Sviluppo economico (oggi ministero delle Imprese e del Made in Italy) aveva tracciato una road map che prevedeva una diffusione graduale del DVB-T2 come sintetizzato nella tabella sopra. Si è trattato di uno switch-off molto più rapido e silenzioso del primo passaggio dall’analogico al digitale terrestre di prima generazione, con il passaggio cominciato nel settembre 2009 e concluso nel giugno 2012.

C’è da osservare che non è previsto un passaggio di trasmissione automatico e contemporaneo dei programmi televisivi con i due standard dal DVB-T al DVB-T2. Di conseguenza, occorre verificare la compatibilità del proprio apparecchio per non ritrovarsi da un giorno all’altro con uno “schermo nero”.

C’è però da evidenziare che tutti i televisori in vendita:

  • dal 1° gennaio 2017 hanno l’obbligo di essere dotati dello standard DVB-T2;
  • per gli apparecchi televisivi precedenti a questa data è necessario dotarli di un apposito decoder da collegare alla TV.

Le tappe del passaggio allo standard DVB-T2

La prima fase del passaggio è cominciata dal 20 ottobre 2021 quando, gradualmente, alcuni canali hanno iniziato ad abbandonare lo standard MPEG-2 in favore di MPEG-4. Nel dettaglio, il RAI Mux è stato spento e i suoi contenuti sono migrati nel nuovo multiplex RAI Mux B, con conseguente passaggio alla codifica MPEG-4/H.264. Dalla stessa data hanno iniziato le trasmissioni in MPEG-4 anche i canali Mediaset.

Per favorire comunque la transizione, è stato consentito alle emittenti di proseguire il simulcast fino al 1º gennaio 2023, a patto di spostare le emittenti in MPEG-2 nelle posizioni LCN oltre il 100.

Mux è l’abbreviazione di Multiplex, la tecnologia utilizzata per trasmettere i segnali televisivi del digitale terrestre. Questo sistema consente di “impacchettare” le trasmissioni di diversi canali e farle viaggiare fino al televisore di casa sulla stessa banda di frequenza elettromagnetica.

Al contempo è stata avviata la progressiva riorganizzazione delle frequenze, in conseguenza dell’abbandono della banda dei 700 MHz (che deve essere ceduta alla telefonia mobile per il 5G) secondo una road-map articolata regione per regione in un arco di tempo che è andato dalla metà di novembre 2021 e fino al 30 giugno 2022. Lo spegnimento definitivo dei canali a bassa definizione in MPEG-2 e la transizione alla codifica MPEG-4 sono avvenuti il 21 dicembre 2022.

A iniziare dal 1° gennaio 2023, è cominciata la seconda fase con il passaggio al sistema DVB-T2 HEVC. Tutti i servizi televisivi in onda sull'intero territorio nazionale hanno avuto la possibilità di passare allo standard DVB-T2 e adottare la codifica HEVC o successive evoluzioni. Il 14 giugno 2023 RAI Sport HD è stato il primo canale nazionale che ha trasmesso sperimentalmente con codifica HEVC Main 10. Dal 1° settembre 2024 il RAI Mux B dovrà trasmettere interamente in DVB-T2 i canali RAI 1, RAI 2 e RAI 3 in edizione nazionale. Con questo passaggio al nuovo digitale terrestre, i telespettatori beneficeranno di:

  • una migliore qualità video dei programmi;
  • una maggior ricezione dei canali della TV pubblica sul territorio nazionale;
  • l’eliminazione delle interferenze di altri canali soprattutto in Piemonte e Veneto.

Nuovo digitale terrestre: come conoscere la compatibilità della propria TV

TELEVISORE ANNO DI PRODUZIONE

CARATTERISTICHE

2016 in avanti

Il televisore supporta lo standard DVB-T2 e la codifica H 265/HVEC

Tra il 2010 e il 2015

È possibile che il televisore sia compatibile con la codifica MPEG-4, ma non con lo standard DVB-T2, per cui è necessario il decoder

Prima del 2010

Apparecchio televisivo non dotato della codifica MPEG-4, occorre il decoder

La prima operazione da compiere, per sapere se il proprio televisore sia compatibile o meno con il nuovo digitale terrestre, è conoscere il suo anno di produzione. In alternativa, ecco altri tre modi utilizzati nel corso degli ultimi anni per verificare la compatibilità della propria TV con il nuovo modello di trasmissione:

  • collegarsi ai canali HD del digitale terrestre, dal canale 501 in poi per verificare la compatibilità della TV con la codifica MPEG-4. Non dimenticando che, la compatibilità con la codifica MPEG-4, non significa automaticamente che l’apparecchio supporti lo standard DVB-T2;
  • consultare alla voce “Sintonizzatore digitale” del manuale di istruzioni o della guida TV del dispositivo per controllare la specifica tecnica DVB-T2 HEVC/H265;
  • utilizzare i cosiddetti canali test, ovvero canali predisposti ad hoc per aiutare gli utenti a verificare la compatibilità del proprio apparecchio con il nuovo standard. Si tratta dei canali 100 RAI oppure 200 di Mediaset. La vostra TV sarà compatibile nel caso in cui si visualizza la scritta “test HEVC MAIN10” o non lo sarà se si visualizza una schermata nera.

Che cosa fare se la propria TV non è compatibile

Nel caso in cui la propria TV non sia compatibile con il nuovo digitale terrestre, ci sono due soluzioni:

  • acquistare un nuovo modello di televisore;
  • acquistare un decoder.

Per quanto concerne il decoder sono in vendita apparecchi che costano poche decine di euro, sono semplici e veloci da installare e forniscono le istruzioni per aggiornare il televisore. Il mercato dei televisori è invece sempre più variegato per l’ampia scelta di modelli e contrassegnato da promozioni e sconti.

È vero però che, nonostante le stagioni dei Bonus TV e Bonus decoder degli anni 2019-2022 e nel 2023 con la sola agevolazione per gli over 75 per il decoder, quasi la metà (il 47%) degli apparecchi installati nelle case lungo la Penisola non sarebbe adatto al nuovo digitale terrestre. Televisori incompatibili che riguarderebbero circa 8,4 milioni di famiglie italiane, secondo una ricerca di Auditel-Censis condotta nel 2023.

Altrettanto allarmante è la denuncia dell’UNCEM (Unione nazionale comuni comunità enti montani) che ha stimato in almeno 5 milioni il numero di italiani che ha difficoltà non solo a vedere sul proprio apparecchio TV i canali RAI, ma anche l’intero ventaglio dei programmi televisivi. E la loro sola alternativa per ovviare a questi problemi di ricezione è la pay TV. Per questi telespettatori, un aiuto arriva dal comparatore di SOStariffe.it che seleziona le migliori offerte pay TV e streaming TV.

Risorse utili