Dotarsi di pannelli solari è un’ottima idea per diventare sempre più autosufficienti in materia di energia elettrica, riducendo a zero le proprie emissioni nocive per l’ambiente e risparmiando cifre notevoli sulla bolletta; e quando le Smart Grid saranno davvero realtà, sarà possibile perfino guadagnare, per chi produce in eccedenza.
L’Italia è da molti anni all’avanguardia nel fotovoltaico, grazie anche a una politica di incentivi passata molto favorevole, ed è per questo che nel nostro Paese è sempre più comune, ormai, vedere case che sul tetto hanno pannelli per l’energia solare. Ma l’installazione non basta: per produrre secondo le giuste potenzialità, è infatti fondamentale sottoporre questi dispositivi a una manutenzione programmata e mirata.
Chi vive in una zona caratterizzata da un soleggiamento costante tutto l’anno può sicuramente sfruttare al meglio i propri pannelli, ma paradossalmente c’è una necessità di manutenzione superiore per chi vive in regioni non molto piovose. Questo perché le polvere sottili nella nostra atmosfera, dovute all’inquinamento, finiscono con il depositarsi sulla superficie del pannello e la pioggia consente di mantenerli puliti. Ma attenzione, non si può nemmeno pretendere che sia la pioggia a occuparsi di tutto: alcuni tipi di sporco (ad esempio i residui organici degli uccelli, come il guano) devono essere rimossi con molta cura per evitare danni a volte anche irreparabili; anche altri agenti come la salsedine richiedono un intervento ad hoc. Polvere e sali aumentano anche il rischio che il pannello si surriscaldi e, oltre a produrre di meno, si danneggi.
Una manutenzione affidata a professionisti quindi è una parte essenziale di quell’investimento a lungo termine che è un impianto fotovoltaico, che comunque rimane una soluzione con costi di gestione contenuti e di semplice manutenzione.
Oltre alla pulizia, la manutenzione comprende anche un periodico “check-up” di tutte le parti che danno vita a un impianto fotovoltaico: oltre al pannello in sé, anche la strumentazione di controllo, i cavi, gli interruttori. In caso di impianti che presentino anche batterie di accumulo va controllato il livello dell’acido, con apposite protezione; in più bisogna verificare l’aerazione dei pannelli per evitare il rischio di incendi.
Affidarsi ad un'azienda specializzata in questo caso è praticamente indispensabile, perché con il fai da te, a meno di non possedere competenze specifiche in questo campo, il rischio è sempre di sottovalutare un segnale d’allarme che al contrario meriterebbe un’azione mirata per scongiurare un pericolo di perdita di efficienza o anche di un possibile guasto.
Ecco perché quando si acquista un impianto fotovoltaico è sempre consigliabile stipulare un contratto di manutenzione periodica con una delle tante società che si occupano di questo servizio specifico, in particolare se i pannelli solari di proprietà si trovano sul tetto ed è quindi necessario fare la massima attenzione per evitare cadute.
Ma quanto costa la manutenzione e ogni quando è necessario eseguirla?
Il lavaggio pannelli va effettuato in linea teorica una volta ogni due anni (meglio prima dell’inizio dell’estate), mentre ci sono degli obblighi per quanto riguarda i sistemi di protezione di interfaccia su impianti con potenza nominale superiore ai 6 kW, che in genere vanno ricontrollati entro 5 anni dalla precedente verifica documentata; mentre per gli impianti con potenza nominale inferiore ai 6 kW è sufficiente l’autotest (ogni 12 mesi).
In genere, la pulizia dei pannelli fotovoltaici ha un costo che si aggira intorno ai 150-200 euro, mentre la sostituzione dell’inverter, da effettuare dopo 10 anni, costa intorno ai 1.000-1.200 euro.
Correlato alla manutenzione dei pannelli solari è il discorso relativo al revamping e al repowering degli impianti fotovoltaici. Si tratta in genere delle strategie di ampliamento ed efficientamento del parco impiantistico, finalizzate a rallentare il problema dell’invecchiamento tecnologico degli impianti. I metodi per ottenere questo risultato sono diversi, come la sostituzione degli inverter e dei moduli, oppure il riassetto del layout dell’intero impianto.
Si calcola infatti che il decadimento del pur giovane parco fotovoltaico italiano sia intorno al 2,2% annuo, mentre tra gli interventi sostenuti dal GSE e dai più importanti player del solare in Italia per dare nuovo impulso dopo la fine dei Conti Energia ci sono proprio quelli di ammodernamento. In particolare, gli interventi di revamping (che rispetto al repowering si riferisce a modifiche che vengono introdotte senza incrementare la potenza nominale dell’impianto) potrebbero far recuperare fino a 4.000 MW di potenza entro il 2030, mentre con il repowering, che al contrario prevede anche un aumento di potenza degli impianti, i MW recuperabili si aggirano tra i 1.550 e i 1.700.