Che requisiti servono per ottenere un prestito?

Aggiornato il: 19/09/2019
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 19/09/2019

Prestiti e finanziamenti ci permettono di effettuare acquisti, saldare debiti e più in genere risolvere le nostre necessità urgenti di denaro liquido a fronte di una restituzione della somma a rate, con in più gli interessi.

requisiti prestito personale

Dai finanziamenti più ingenti, come il mutuo per l’acquisto di una casa, fino a quelli di minore entità, esistono diverse soluzioni per venire incontro ad altrettante esigenze; l’importante è avere i requisiti necessari secondo i termini di legge, ma anche quelli per assicurare all’istituto che effettua il prestito la restituzione dello stesso nei tempi e nelle modalità concordate. Anche perché se non lo si fa si rischiano seri guai, oltre all’etichetta di cattivo pagatore che renderà praticamente impossibile ricevere ulteriori finanziamenti in futuro.

La disciplina del prestito personale

Il prestito personale è la forma più semplice di finanziamento richiesto a terzi; lo si sceglie per una somma non troppo elevata, richiesta sia da privati che liberi professionisti e piccoli imprenditori.

In questo caso, il primo requisito riguarda l’età, che deve essere compresa tra 18 e 70 (più raramente 75) anni; bisogna poi essere residenti nel territorio italiano ed essere titolari di un conto corrente. Poi ci sono i requisiti economici: il più importante è la disponibilità di un reddito stabile e facilmente accertabile.

I modi per dimostrare la propria solvibilità all’ente finanziatore o alla banca vanno dalla busta paga (nel caso dei lavoratori dipendenti) al certificato di iscrizione all’albo professionale per i piccoli professionisti, passando per l’iscrizione alla Camera di Commercio per gli artigiani, il cedolino dell’Inps o di altro ente di previdenza per i pensionati, la dichiarazione dei redditi per i lavoratori a progetto, lavoratori autonomi o lavoratori a tempo determinato.

Il requisito del reddito stabile non è, però, di per sé sufficiente. Per la banca è infatti indispensabile che il richiedente goda di una certa “affidabilità creditizia”, cioè non risultare un cattivo pagatore per vicende finanziarie pregresse.

L’affidabilità creditizia – che viene indagata in autonomia dall’ente che dovrebbe emettere il nuovo prestito – dipende da molti fattori: presso le centrali rischi pubbliche della Banca d’Italia e della Società interbancaria per l’automazione, o di soggetti privati come Crif, si trovano molte informazioni sui prestiti precedenti di importo non elevato.

Se tutto è in regola, rimane una questione: quella dell’entità della rata per la restituzione del prestito. Di norma, non si può avere più del 30-35% del proprio reddito (al netto di altri obblighi) impegnato nella restituzione della somma; ad esempio, con 2500 euro netti disponibili al mese e 500 euro impiegati in altre rate (ad esempio per l’auto), è molto difficile avere una rata mensile superiore ai 600-700 euro, ovvero il 30-35% della somma netta (2000 euro). Naturalmente questo valore va a incidere anche sulla durata del finanziamento, e visto che ci sono dei limiti per il numero massimo di mesi dei possibili prestiti, fa le funzioni di una sorta di “tetto” per la massima cifra richiedibile.

La banca può infine richiedere anche delle garanzie accessorie (il corrispettivo delle garanzie reali, come l’ipoteca, per i mutui), di solito nella forma di coobbligati in solido che si assumono la responsabilità della restituzione del credito nel caso in cui il titolare del prestito non riesca a venire incontro ai suoi doveri.

La disciplina del mutuo

Per i mutui, invece, il discorso è un po’ diverso, visto che si parla di somme più cospicue e con un investimento a lungo termine, ad esempio per l’acquisto della prima casa o per immobile da affittare. Rimangono i requisiti personali fondamentali, cioè un’età di almeno 18 anni (l’età massima dipende dalla durata del mutuo e dalla formula scelta) e la residenza in Italia o in uno stato Ue di cui si deve avere la cittadinanza.

Anche in questo caso la banca o l’istituto di credito effettueranno i dovuti controlli per vedere se il cliente ha la possibilità di restituire il capitale avuto in prestito insieme con gli interessi; in questo caso entrano in gioco anche le caratteristiche dell’immobile acquistato, che costituisce la garanzia per l’investimento e quindi deve rispettare determinati requisiti.

Per il mutuo bisogna poi presentare una documentazione completa, che varia a seconda della professione del richiedente: per i dipendenti ci vuole l’originale dell’ultima busta paga e la copia dell’ultima certificazione unica, nonché la dichiarazione del datore di lavoro sull’anzianità di servizio del richiedente; per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti bisognerà presentare una copia del modello Unico e gli eventuali estratti della Camera di Commercio nonché attestati di iscrizione all’albo di appartenenza.

La disciplina del prestito

Il contratto di prestito personale deve a sua volta, per tutelare chi ha richiesto il prestito, soddisfare alcuni requisiti, in particolare contenere una serie di informazioni obbligatorie. Tra queste ci sono l’indicazione della somma prestata e della modalità con cui verrà erogata; il TAN, o tasso di interesse praticato, insieme al TAEG, il tasso annuo effettivo globale (quello che va guardato, perché comprende le spese, le commissioni e tutti gli altri costi che sono legati al finanziamento); le eventuali modalità di variazione, con tanto di costi e commissioni, del costo del contratto; le eventuali spese di istruttoria o gli oneri accessori come le spese di invio del rendiconto periodico, l’indennizzo per l’estinzione anticipata, spese eventuali di assicurazione; e poi, naturalmente, l’ammontare delle rate e la loro scadenza. Infine, vanno indicate anche le eventuali garanzie e assicurazioni richieste.

Si può sempre recedere dal contratto di prestito personale: il diritto di recesso, che non ha costi e non richiede di fornire spiegazioni, va esercitato entro 14 giorni a partire dalla conclusione del contatto. Per farlo basta inviare all’ente erogante una comunicazione seguendo le modalità indicate nel contratto. Qualora il contratto abbia avuto esecuzione, anche parziale, entro 30 giorni il cliente che vuole recedere è tenuto a restituire il capitale, gli interessi maturati e i costi sostenuti dalla banca come imposta di bollo o imposta sostitutiva.

Se non si paga una rata del prestito personale, gli interessi vengono per prima cosa aumentati con l’applicazione di una mora, ed è facoltà dell’ente erogante segnalare l’intestatario del prestito a enti di tutela del credito come SIC, banche dati e centrali dei rischi; se questo avviene, la reputazione creditizia del cliente viene compromessa, per questo motivo l’ente finanziatore deve comunicare al cliente questa segnalazione prima di effettuarla.

Infine, è sempre possibile estinguere il prestito anticipatamente rispetto al termine concordato; in questo caso va rimborsato il capitale residuo ancora dovuto, gli interessi maturati al momento dell’estinzione ed ogni altra somma di cui la banca sia in credito.

Il microcredito per l’impresa

Fa parte delle tipologie di prestito anche il microcredito per l’impresa, un contributo destinato alle attività dei giovani imprenditori, alle donne e alle startup. In particolare, possono accedere al microcredito le imprese individuali, le associazioni, le cooperative, i titolari di partita IVA con un organico tra 5 e 10 dipendenti, le società di persone. Chi ha partita IVA o un’impresa individuale può richiedere sia un microcredito per le imprese, se destinato a favorire un’attività economica, o un microcredito sociale, per superare un momento difficile. Per le imprese individuali e le partita IVA il finanziamento massimo richiedibile è di 25.000 euro, che possono diventare 35.000 euro quando viene richiesto in modo frazionato oppure se non ci sono pregressi di prestiti non pagati od obiettivi non raggiunti in passato. Per quanto riguarda invece le persone fisiche, il microcredito può arrivare fino a 10.000 euro, con la possibilità di restituirlo in al massimo 7 anni.

I finanziamenti a fondo perduto

Esistono anche situazioni in cui si può richiedere un finanziamento a fondo perduto, cioè con una somma che non deve essere restituita all’ente erogatore; di solito è una soluzione riservata a chi è in giovane età (tra i 18 e i 35 anni), per i disoccupati, per l’occupazione femminile e così via. In tutti questi casi ci sono degli speciali bandi dove vengono precisati i requisiti per poter richiedere il finanziamento, che di solito riguardano il titolo di studio, eventuali competenze lavorative coerenti con il tipo di bando pubblicato, una forma societaria, la capacità di creare e sviluppare un progetto strategico per la propria attività con la somma richiesta e così via.

Altri tipi di prestito

Anche la carta di credito è, di fatto, un prestito, anche se più propriamente si tratta di credito al consumo; con questo strumento – che viene concesso, proprio come un normale prestito, a totale discrezione dell’ente erogatore – si possono effettuare acquisti di beni o servizi e pagarli il mese successivo (con le carte da credito classiche) oppure a rate, con tanto di interessi (con le carte da credito cosiddette revolving).

Da tenere presente la cessione del quinto: questo finanziamento è strutturato mediante il pagamento del debito attraverso una trattenuta sulla propria busta paga o sulla pensione, fino appunto al massimo di un quinto della somma (al netto delle trattenute). La cessione del quinto di solito può essere richiesta anche da soggetti che normalmente non sarebbero titolati a ottenere un prestito, come ad esempio chi è registrato negli elenchi del CRIF. Per la cessione del quinto è richiesta la presenza di coperture assicurative (coperture sul rischio vita nonché sul rischio impiego del richiedente), così come accade per il prestito vitalizio.