Partite IVA, Flat Tax al 15% fino a 65mila euro: cosa succede ora

Nel nuovo testo della legge di bilancio 2020 sono contenute le prime novità che toccheranno i titolari di partita IVA in regime di flat tax: dal primo gennaio entrerà in vigore la flat tax al 15% per i professionisti e al 5% per le start up, per i compensi che arrivano fino a 65 mila euro. L’aliquota al 20% per i ricavi fra i 65 mila e i 100 mila euro sarà invece cancellata. Ecco cosa c’è da sapere sulla flat tax Partite IVA per il 2020.

Partite IVA, Flat Tax al 15% fino a 65mila euro: cosa succede ora

Sulla base della legge di bilancio 2019, la flat tax è un’imposta sostitutiva del 15%, che viene applicata ai titolari di partita IVA che a fine anno riescono a mettere sul proprio conto corrente fino a 65 mila euro e che vengono chiamati forfettari.

Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare con la legge di bilancio 2020, il regime di flat tax al 15%, applicato sulle partite IVA non sarà eliminato: come ha affermato il ministro dell’economia Roberto Gualtieri ci saranno sicuramente delle correzioni su quelli che erano considerati punti critici. Per esempio, era stato ipotizzato che i contribuenti con il regime forfettario che ha la flat tax al 15% avrebbero dovuto emettere fattura elettronica nel 2020.

Non ci sarà, invece, l’introduzione dell’aliquota al 20% per chi fattura fra i 65 mila e i 100 mila euro. I contribuenti che dovrebbero aderirne ricadrebbero, dunque, nel regime ordinario al 22%. È molto probabile che nei prossimi mesi vengano fuori ulteriori modifiche e restrizioni verso coloro i quali in questo momento hanno la possibilità di accedere al regime fiscale agevolato.

Tra le ipotesi più accreditate, che non ha ancora trovato riscontri concreti, si ha quella di ridimensionamento della flat tax attraverso un intervento che andrebbe a colpire le soglie di ricavi, riducendo il numero di persone che attualmente può averne diritto in base al proprio reddito. Altre possibili novità potrebbero cambiare la percentuale dell’aliquota attuale della flat tax, che passerebbe dal 15% al 20%.

Flat tax 2020: cosa cambia

I principali cambiamenti sulla partita IVA nel 2020 dovrebbe riguardare alcuni interventi sui criteri di accesso al regime fiscale. L’obiettivo, che è uno dei punti focali della strategia del Governo, è quello di limitare al minimo o cercare di prevenire i comportamenti elusivi da parte dei contribuenti. Ci sarà grande attenzione, per esempio, nei confronti delle partite IVA di coloro i quali per un anno non fatturano, ma poi tornano nel regime ordinario.

Tra le azioni fiscali che si cercherà di mettere in pratica, potrebbero esserci delle operazioni di riordino degli incentivi, l’idea di abbandonare la flat tax e procedere con tutta una serie di revisioni su aliquote e agevolazioni. Al momento l’unica applicazione certa rimane la permanenza della flat tax al 15% per le partite IVA in regime forfettario che non superino i 65 mila euro di fatturato lordo.

Per quanto riguarda i redditi compresi fra i 65 mila e i 100 mila, invece, la legge di bilancio dello scorso anno aveva previsto che sarebbe stata applicata un’aliquota fiscale al 20%. La norma non dovrebbe più entrare in vigore: non solo manca il lasciapassare da parte dell’Unione europea, ma è stato proprio l’Esecutivo a decidere di seguire questa strada.

La partita IVA in Italia

L’innalzamento della soglia massima a 65 mila per le partite IVA che possono essere tassate con la flat tax al 15%, introdotta dal Governo Lega-M5S, ha portato nell’ultimo anno a un’esplosione della partita IVA aperta in regime forfettario. Secondo la nota diffusa dall’Osservatorio sulle partite IVA del Mef., nel primo semestre del 2019, c’è stata l’attivazione di ben 170.582 nuove partite IVA in regime forfettario, contro le 123.343 relative ai primi 6 mesi del 2018.

Al dato, però, si lega anche la possibilità di vedere incrementare i comportamenti elusivi: il nuovo Governo mira a fronteggiare questo genere di professionisti e piccoli imprenditori, ovvero chi dichiara poco o quasi niente nel corso di un anno, passando al regime di flat tax al 15%, e poi tornano improvvisamente a fatturare. Nella pratica si vorrebbe cercare di trasformare il sistema agevolato in ciò che rappresentava, ovvero uno strumento per sostenere chi ha una piccola partita IVA ad avviare una nuova attività.

Per quanto riguarda il cosiddetto “forfettone” al 20% per i redditi fra i 65 e i 100 mila, sarà eliminato perché non c’è la copertura necessaria. L’ipotesi di estendere la fatturazione elettronica ai contribuenti in partita IVA con regime forfettario è stata invece bocciata a Bruxelles in quanto questa tipologia di professionisti è già abbastanza gravata dalle tassazioni e non sussiste la necessità di dover aggiungere altri tributi.

I numeri della Partita IVA

Quante sono le persone che saranno coinvolte nelle modifiche attive dal prossimo anno sul fronte flat tax e partita IVA? Si tratta di una platea di 2 milioni di partite IVA che potrebbero subire uno dei seguenti interventi:

  • ci potrebbe essere il ritorno ad alcune clausole di esclusione, come quelle che riguardano i dipendenti. Le clausole precedentemente in vigore prevedevano che i forfettari non potevano pagare i dipendenti oltre i 5 euro e non potevano acquistare beni strumentali per una cifra superiore ai 20 mila euro;
  • l’ipotesi di modificare delle soglie dei ricavi che, ad oggi, sono uniformate a 65 mila. Si potrebbe, qualora si decidesse di andare in questa direzione, tornare alle suddivisioni in base ai micro-settori di appartenenza, ovvero il sistema che usa i codici Ateco.

Al momento attuale, il gettito derivante dalle partite IVA è buono: nei primi 8 mesi dell’anno si è innalzato del 2,3%, con aumento pari a 1.992 milioni di euro. È cresciuta anche la componente di prelievo sugli scambi interni, del 2,6%, che ha toccato 1.931 milioni di euro. È diminuito, invece, dello 0,4%, il gettito dell’IVA sulle importazioni, scendendo a -39 milioni di euro.

Flat tax 2020: cosa succederà

Con il limite della flat tax al 15% imposto fino ai 65 mila euro ci sono di certo delle conseguenze a livello economico. La più significativa è legata al fatto che il Governo Conte-bis risparmierebbe 2 miliardi di euro l’anno. Resta ancora in sospeso l’eventuale introduzione di limiti e correttivi anche ai contribuenti con flat tax sotto i 65 mila.

Gli scenari possibili sono i seguenti:

  • spostare il 15% dell’aliquota applicata sulle partite IVA sotto i 65 mila al 20%, ma è poco probabile che succeda, anche perché sarebbe molto penalizzante per le startup, che hanno un’aliquota al 5%;
  • introdurre una differenziazione del limite dei 65 mila euro, in base al tipo di attività che si esercita. Per esempio, fino allo scorso anno c’era un limite di 30 mila, per i commercianti di 50 mila e così via.
  • un’altra possibilità che si palesa è quella legata alla reintroduzione dei limiti di erogazione di compensi a lavoratori dipendenti per chi è in regime di flat tax, che fino allo scorso anno era di 5.000 euro, oppure sull’acquisto di beni strumentali, che al momento è valido per una cifra fino ai 20.000 euro annui;
  • si ipotizza di creare una regola seconda la quale chi decide di uscire dal regime di flat tax non vi può più tornare: l’obiettivo è quello di rendere più difficoltosa l’evasione fiscale.

Chi sono le persone che saranno intercettate da questo cambio di regime? Si tratta, per la maggior parte di contributori con un’età compresa fra i 40 e i 65 anni, con una quota significativa anche tra gli over 65, specialmente in regioni quali la Valle D’Aosta, il Trentino Alto Adige, le Marche e il Piemonte. I giovani sotto i 30 anni non costituiscono neanche l’1% del totale.

La situazione colpirà le regioni italiane in maniera differente: per esempio, in Lombardia, dove si registra la maggiore percentuale di partite IVA con ricavi annuali superiori a 100 mila euro, gli effetti della manovra sulla flat tax non sarebbero particolarmente evidenti.

Le misure contro l’evasione fiscale

Il tema partite IVA e flat tax non è l’unico punto in sospeso fra quelli che il Governo sta cercando di risolvere: le misure ipotizzate e previste al fine di evitare l’incremento dell’IVA nel 2020 sono tante e la difficoltà maggiore consiste nel fatto di dover revisionare ciò che è stato messo in campo dai Governi precedenti. Sono tante le soluzioni che si sta cercando di realizzare a partire dal prossimo anno per contribuire in modo significativo alla riduzione dell’evasione fiscale, fra le quali per esempio ci sono:

  • la tassa sul contante e il meccanismo del cashback, con l’ipotesi di un’aliquota differente per chi predilige i pagamenti elettronici e l’idea di restituire una percentuale di IVA sugli acquisti effettuati con bancomat o carte di credito;
  • la lotteria degli scontrini, un altro strumento che dovrebbe da un lato cercare di incentivare l’utilizzo della moneta elettronica, dall’altro combattere l’evasione fiscale grazie al meccanismo della lotteria. Gli scontrini emessi permetteranno di partecipare all’estrazione di premi: chi paga con bancomat e carta di credito ha una possibilità doppia di poterli vincere.