La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di TIM nei confronti di Movimento Consumatori per la fatturazione 28 giorni. L'operatore dovrà informare chi ha esercitato il diritto di recesso
Con una sentenza pubblicata lo scorso 15 febbraio 2024, la Corte di Cassazione ha bocciato l’ultimo ricorso di TIM relativo alla fatturazione a 28 giorni e ai ricorsi dovuti ai consumatori. Si tratta di una sentenza che mette, finalmente, la parola fine a una questione iniziata diversi anni fa e che era già stata trattata, con successo per i consumatori, da vari tribunali in precedenza.
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A rendere noto il pronunciamento della Corte di Cassazione è stato Movimento Consumatori. I giudici della Corte hanno stabilito che il divieto al meccanismo di fatturazione 28 giorni non è lesivo dei diritti e degli interessi degli operatori. TIM sarà tenuta a restituire i maggiori corrispettivi per i servizi di telefonia fissa versati dai clienti con l’applicazione della fatturazione 28 giorni.
Alessandro Mostaccio, Segretario Generale di Movimento Consumatori, ha così commentato: “La sentenza della Corte è importante, perché afferma che il consumatore medio non può coincidere con la figura dell’homo economicus avveduto, vigile, analitico. In un mercato corretto, gli utenti dovrebbero potersi fidare della lealtà delle aziende con cui stipulano contratti di fornitura, senza doversi trasformare in provetti avvocati. Queste pratiche commerciali scorrette minano profondamente la fiducia dei consumatori e per le aziende telefoniche sarà difficile recuperarla“.
Paolo Fiorio e Corrado Pinna, i due legali che hanno assistito Movimento Consumatori, hanno aggiunto: “Sulla base dei dati forniti da TIM nel corso del giudizio d’appello i consumatori danneggiati sarebbero 9.380.055, con un rimborso medio individuale di circa 28,9 euro. Il danno complessivo per i consumatori supera quindi i 250 milioni di euro.”
Tra le indicazioni fornite dalla Corte c’è anche l’obbligo per TIM di adottare tutte le misure informative necessarie per garantire il rimborso ai consumatori che ancora non hanno ricevuto quanto dovuto. L’operatore dovrebbe inviare delle raccomandate per garantire una corretta informazione ai consumatori colpiti dal provvedimento.
Sulla questione della fatturazione a 28 giorni si era già pronunciata AGCOM che, nel 2017, vietò questo sistema di addebito del canone mensile degli abbonamenti. Successivamente, anche il Consiglio di Stato diete ragione ad AGCOM. Più di recente, nel giugno del 2023, la Corte di Giustizia UE aveva considerato legittimo l’intervento di AGCOM sul blocco al sistema di fatturazione.
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