Aumento Iva 2020, ecco quali beni e servizi si devono acquistare entro fine anno

Nel giro di due anni l'IVA potrebbe aumentare dal 22% al 25,2% e poi raggiungere il 26,5% entro il 2022 per una serie di beni e servizi utilizzati dagli italiani. Benzina, auto, ristoranti e altri beni di consumo potrebbero diventare più costosi se la Manovra finanziaria non troverà le coperture necessarie per contrastare le clausole di salvaguardia poste dall'UE e quindi questo scatto in avanti della tassazione. Ecco i dossier aperti per il Governo Giallo Rosso e i servizi a rischio aumento.

Aumento Iva 2020, ecco quali beni e servizi si devono acquistare entro fine anno

Nel pomeriggio si riunirà il Consiglio dei Ministri per discutere la nota di aggiornamento al Decreto di economia e finanza 2019. La manovra finanziaria dovrà puntare ad una serie di provvedimenti che possano scongiurare le sanzioni europee per aver sforato i vincoli di bilancio. Ciò che si teme maggiormente è l’aumento dell’IVA. Per poter bloccare questo scatto in avanti dell’aliquota il Governo Giallo Rosso dovrà trovare be 23,1 miliardi di €. Dalle ultime dichiarazioni di Conte sembra che queste coperture siano state trovare e che quindi si possa riuscire a sterilizzare l’aumento dell’IVA.

Se la Finanziaria dovesse fare un buco nell’acqua infatti il rischio concreto è che l’IVA ordinaria passi dal 22 al 25,2% mentre l’IVA ridotta aumenterebbe fino al 13% dal 10% attuale, e poi nel 2022 poi ci sarebbe un ulteriore incremento di altri 3 punti percentuali per ciascuno degli scaglioni. L’unico che non sarebbe interessato dagli incrementi sarebbe l’elenco dei prodotti tassati al 4%.

Una busta della spesa più pesante

Non è ancora chiaro quali costi implicherebbe di preciso questo incremento dell’IVA se si realizzasse, a seconda delle stime infatti si parla di un aumento nelle spese delle famiglie tra i 1200 (Codacons) e i 540 € (Confindustria) annui. Su una cosa però gli analisti sono d’accordo a fare le spese maggiori saranno le famiglie, i lavoratori autonomi, piccoli commercianti e artigiani. A ricevere un impulso positivo invece le aziende che si occupano di esportazioni e le imprese che vendono i prodotti italiani all’estero.

Nuovi scaglioni IVA?

Una delle ipotesi più accreditate è che per trovare le coperture necessarie il governo stia pensando ad una revisione delle aliquote per una serie di beni e servizi a rischio evasione. Sarebbero esclusi da queste nuove regole i beni di largo consumo. Tra le voci che si rincorrono si parla anche di alcune modifiche negli scaglioni di aliquote, per tutelare i cittadini infatti si starebbe pensando di portare al 4% alcuni dei beni di consumo alimentari più comuni che in questo momento rientrano nella tassazione al 10%. Contemporaneamente si è fatta molto insistente la possibilità che cene e pernottamenti siano sopravanzati al 22% come scaglione.

Il bonus malus per chi usa il contante

Si ipotizza anche di incrementare e incentivare l’uso di carte e moneta elettronica. L’idea è quella di portare dei vantaggi ai consumatori per spingerli a utilizzare quanto più possibile i sistemi di pagamento tracciabili, in questo modo si spera anche di far emergere parte del sommerso italiano. In pratica il Governo sta valutando di porre una tassazione doppia, da un lato imposte più salate per chi usa il contante e dell’altra aliquote e premi per chi invece opta per pagamenti tramite POS o app che permettano la tracciabilità dei movimenti di denaro. In molti hanno paragonato questa metodologia a quella del bonus/malus delle assicurazioni automobilistiche.

Collegata a questa ipotesi ci sarebbe anche l’idea di adottare un sistema di cash back per gli utenti che utilizzino le carte, le app o altri sistemi di pagamento trasparenti. L’ipotesi è quella di restituire, con un rimborso fiscale nella successiva dichiarazione, il 2% delle cifre spese per acquisti effettuati con sistemi tracciabili. Per gli esercenti è al vaglio invece un credito d’imposta agevolato per coprire i costi di gestione e di installazione dei Pos nei punti vendita.

Gli alti dossier da discutere sono il rinnovo di Quota 100, del reddito di cittadinanza e del taglio del cuneo fiscale, sembra che invece sia del tutto accantonata la Flat tax v

oluta da Salvini.

Quali beni e servizi avranno un’IVA maggiorata?

Quali saranno quindi i beni e i servizi colpiti dall’aumento dell’Iva se la Manovra e le contrattazioni con Bruxelles non dovessero portare ad un esito positivo? Non c’è una lista ancora ufficiale dei beni colpiti da questi incrementi però ci sono alcune spese che secondo i siti di investimento e di risparmio i consumatori potrebbero pensare di anticipare prima dell’ipotetico scatto.

Ad esempio, l’acquisto di un’auto o la ristrutturazione di casa. Auto e moto infatti potrebbero rientra tra i beni che subiranno l’aumento del 3,2% di Iva nel 2020. Sugli automobilisti potrebbero poi anche pesare gli incrementi che quasi certamente avranno anche i prezzi della benzina e dei pedaggi autostradali.

Difficile poi immaginare che le attuali detrazioni del 50% su lavori di ristrutturazione delle abitazioni saranno mantenuti tali in tempi di crisi e di spending review. Nel mirino degli aumenti anche le bollette di luce e gas, ristoranti e alberghi e anche beni alimentari.

Il cuneo fiscale potrebbe slittare

I condizionali e pare sono ancora d’obbligo finché non saranno definite le linee di questa Manovra e non ci sarà ufficialmente un documento siglato e approvato. Quello che si teme è che in ogni caso saranno le famiglie e i piccoli imprenditori a pagare il prezzo più alto di queste operazioni.

Tra gli altri punti su cui il Governo dovrà trovare delle intese ci sono come detto le pensioni e il cuneo fiscale. Il secondo punto, in particolare, sarebbe un’operazione da 5 miliardi di € di risparmio per poter rendere disponibili 1500 € nelle buste paga di 20 milioni di lavoratori oppure per procedere ad una riduzione dei contributi a carico degli italiani.  Queste le due ipotesi al vaglio del Consiglio al momento. Questo punto della Manovra però potrebbe essere ridiscusso successivamente e l’approvazione della misura a favore dei lavoratori potrebbe essere rimandata al prossimo anno.

Insomma si studia in attesa di approvare il Def, i consumatori sono comunque preoccupati e l’aumento dell’Iva grava sulle loro teste e su quelle delle PMI come la spada di Damocle. Nel frattempo l’unica cosa che resta da fare è valutare se rimandare ancora alcune spese su cui si era indecisi, come ad esempio quelle di ristrutturazione o dell’acquisto di beni che potrebbero rientrare nel nuovo provvedimento di rincaro dell’IVA.