Conguaglio pensione da rinnovo a Gennaio 2021: cosa sapere

Nel 2021 sono in arrivo alcune novità per quanto riguarda le pensioni degli italiani. L'INPS ha diffuso nei giorni scorsi il ricalcolo degli importi per il prossimo anno, dal 1° Gennaio sarà applicato un adeguamento degli importi. Eco cosa c'è da sapere sulle rivalutazioni delle pensioni 2021 e cosa cambierà

Conguaglio pensione da rinnovo a Gennaio 2021: cosa sapere

L’Ente di Previdenza sociale (INPS) ha ricalcolato gli importi delle pensioni e dei trattamenti assistenziali, come ogni anno viene infatti operata una stima per rivalutare l’entità delle emulamento. La circolare in cui l’Istituto ha presentato le novità è la 148 del 18 Dicembre 2020.

Nel documento INPS vengono illustrate le nuove tabelle pensionistiche e delle prestazioni sociali con il calendario dei pagamenti. La circola dell’ente è solo l’attuazione del Decreto ministeriale del 16 Novembre che ha fissato il tasso definitivo di rivalutazione degli importi.

Conguaglio pensioni 2021, a quanto ammonta l’aumento

In teoria il conguaglio delle pensioni dovrebbe essere dello 0,10%, ma visti i tassi negativi di quest’anno saranno applicati dei piccoli aggiustamenti negli accrediti sui conti correnti dei pensionati italiani. Il tasso di rivalutazione viene ricalcolato ogni anno ed è il Ministero dell’Economia che lo valuta sulla base dei dati dell’indice dei prezzi ISTAT, viene poi riconfermato a fine anno.

Per il 2020 i Ministeri competenti a Novembre nel ricalcolo dell’indice hanno rivelato che il tasso applicato alle pensioni 2020 era stato dello 0,40%,  mentre quello definitivo è stato stimato pari allo 0,50%. Sarebbe quindi stato necessario un adeguamento dello 0,10% degli importi versati ai pensionati.

Sulle pensioni del prossimo anno verrà quindi applicato un conguaglio perequativo, si tratta di un accredito degli importi per eliminare la discrepanza tra i tassi. Alcuni pensionati quindi riceveranno un assegno una tantum con gli arretrati ricalcolati dall’INPS. Questo extra sulla pensione non spetta a tutti, ecco come viene calcolata e a chi si applica la rivalutazione.

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Calcolo dei nuovi importi Pensioni 2021

In sintesi potremmo dire che la rivalutazione sarà distribuita privilegiando chi ha pensioni più basse. La percentuale del conguaglio sulle Pensioni 2021 sarà inversamente proporzionale all’importo percepito, più è elevato l’assegno minore sarò il tasso di rivalutazione.

Stando alle informazioni diffuse dall’INPS riceveranno il massimo di rivalutazione coloro che hanno una pensione fino a 4 volte maggiore delle minime. Gli altri invece vedranno ridursi la percentuale di riaccredito, per esempio chi percepisce un assegno che supera di 6 volte il trattamento minimo avrà diritto a circa la metà rispetto al conguaglio  calcolato.

La tabella dei conguagli 2021 prevede le seguenti percentuali di rivalutazione:

  • pensioni fino a 4 volte superiori alle minime 100%
  • tra 4 e 5 volte superiori agli assegni minimi 77%
  • tra 5 e 6 volte più alta della minima 52%
  • tra 6 e 8 volte il trattamento minimo 47%
  • tra 8 e 9 volte fino al 45% di rivalutazione
  • per pensioni 9 volte oltre la minima rivalutazione applicata al 40%

Non è il caso che facciate grandi progetti e che vi aspettiate un maxi assegno, l’aumento della pensione secondo le nuove stime aumenterà di pochi euro. Chi nel 2020 ha percepito un assegno di 1.500 euro avrà un incremento di appena 1 euro, l’adeguamento sarà quindi praticamente nullo.

Rivalutazioni di assegni sociali e pensioni minime

In concreto, considerando le rivalutazioni 2021, i nuovi importi comunicati dall’INPS prevedono che le minime e gli assegni sociali aumentino. I trattamenti minimi aumenteranno fino a 515,58 euro, quindi l’importo annuale percepito sarà di 6.702, 54 euro. Per gli assegni sociali l’importo mensile viene portato a 460,28 euro, nel complesso quindi i beneficiari in un anno avranno 5.983,64 euro. Le pensioni sociali minime per il 2021 saranno di 379,33 euro. Anche l’assegno vitalizio subirà un ritocco e passerà a 293,90 euro, in 12 mesi quindi saranno accreditati a chi ne ha diritto 3.820,70 euro.

Le pensioni d’oro sono state invece “raffreddate”, chi percepisce importi netti superiori ai 55 mila euro l’anno come assegni pensionistici non godrà dell’aumento dovuto alla rivalutazione. La Corte costituzionale chiamata a decidere su questa questione ha stabilito che il raffreddamento delle perequazioni per 3 anni è legittimo. Non è stato invece accolto il contributo di solidarietà per un periodo superiore ai 3 anni. La sentenza della Corte costituzionale è la 234 del 2020.

Il Sole 24 Ore ha calcolato che questa decisione dei giudici implica per le casse dello Stato. “Lo stato incassa solo tre anni di taglio alle pensioni d’oro rispetto ai cinque preventivati”, scrive il quotidiano economico.” Dunque a fine quinquennio lo Stato perderà circa 160 milioni di euro, visto che la misura vale circa 80mila euro l’anno”.

Altre novità della Riforma delle pensioni, accordo Governo imprese

Il conguaglio non è l’unica novità del 2021 in fatto di pensioni. Nella nuova Legge di Bilancio a cui sta lavorando il Governo è in discussione una revisione del contratto di espansione. Si tratta di un nuovo accordo tra imprese e Stato centrale per una nuova uscita anticipata dei lavoratori, si sta valutando uno scivolo pensionistico di 5 anni. Le ragioni si questo nuovo progetto pensionistico mirano a liberare nuovi posti di lavoro per i giovani e a facilitare rinnovi del personale per le aziende.

Le novità del nuovo piano pensionistico dovrebbero consentire di ampliare la platea dei lavoratori che potranno accedere a questa pensione anticipata. Il contratto di espansione fino al 2020 poteva essere richiesto solo da imprese con almeno 1000 dipendenti, con le nuove disposizioni dovrebbe essere possibile sottoscrivere questo piano anche per aziende con 500 dipendenti e si sta valutando di consentirne l’accesso anche alle imprese fino a 250 impiegati. Lo scivolo pensionistico per le imprese è stato creato con la Legge 34 del 2019.

Scivolo di 5 anni con piano nuove assunzioni

La riforma di questa norma in discussione tra i membri del Governo e i rappresentanti delle Camere prevede dunque la possibilità per i dipendenti prossimi alla pensione di poter utilizzare uno scivolo di 60 mesi. La misura potrebbe riguardare quindi i lavoratori con 62 anni che dovrebbero lavorare fino a 67 anni. Nell’accordo del 2019 era previsto un mini anticipo di 2 anni, con la nuova contrattazione si dovrebbe passare a 5 di cui 3 pagati con la NASPI dallo Stato e 3 dall’azienda.

Le imprese che vogliono usufruire di questo strumento per il rinnovo del proprio personale dovranno però anche presentare il piano di assunzioni con cui si andranno a sostituire i dipendenti che escono anticipatamente. Lo svecchiamento degli assunti potrà anche essere solo parziale, mancano ancora dettagli più precisi su quali percentuali di entrate e uscite dovranno essere soddisfatte per chiudere l’accordo.

Lo scivolo pensionistico avrà un effetto sulla pensione? Dipenderà dagli anni di contributi versati dal dipendente, se si è in regola con i versamenti pensionistici si otterrà l’assegno regolamentare. Chi invece approfitterà dello scivolo avendo raggiunto i criteri d’età, ma non essendo a posto con i contributi, subirà un congelamento dell’assegno. Si tratta ancora di ipotesi da confermare, tutto dipenderà dalle prossime bozze e dalla contrattazione con le imprese e da eventuali emendamenti presentati prima dell’approvazione definitiva della nuova normativa.

Requisiti per andare in pensione nel 2021

Stando alle attuali leggi nel 2021 potranno andare in pensione coloro che hanno 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati, sono i pensionamenti per vecchiaia. C’è poi la possibilità di ottenere la pensione anticipata per coloro che pur non avendo l’età richiesta hanno già raggiunto i requisiti contributivi. In questo caso ci sono differenze tra uomini e donne, i contributi minimi per poter andare in pensione sono:

  • 42 anni e 10 mesi per gli uomini
  • 41 anni e 10 mesi per le donne

Per fare richiesta è necessario  essere iscritti all’AGO (Assicurazione generale obbligatoria) per dipendenti e autonomi, si dovrà inoltre essere iscritti e aver versato i contributi alla propria cassa e alla Gestione separata (liberi professionisti). Chi va in pensione per vecchiaia riceverà l’assegno dal mese successivo a quello in cui compie l’età prevista per legge. Mentre chi ottiene il trattamento pensionistico anticipato, secondo quanto stabilito dalla Riforma del 2019 Dl. 4, otterrà la pensione solo tre mesi dopo.

Cos’è l’opzione Donna e chi ne ha diritto

Nel 2021 le dipendenti e le libere professioniste potranno accedere ad Opzione donna, si tratta di una norma introdotta nel 2019 e rinnovata anche per il prossimo anno. Questa possibilità è riservata a quelle lavoratrici iscritte all’AGO o a fondi assicurativi obbligatori ai fini pensionistici sostitutivi o esclusivi, si tratta delle assicurazioni sottoscritte con le Casse private. Per il 2021 potranno accedere a questa opzione le lavoratrici che hanno iniziato a versare contributi dal 1995.

I requisiti per poter ottenere questa pensione anticipata sono 35 anni di contributi maturati entro il 31 Dicembre 2020 e 58 anni di età per le dipendenti, l’età minima per le lavoratrici autonome sarà di 59 anni. L’opzione Donna prevede un calcolo dell’assegno pensionistico legato ai contributi versati. Per questa pensione la finestra mobile prevista per legge è di 1 anno dal raggiungimento dei requisiti minimi per le dipendenti, per le libere professioniste la decorrenza della pensione partirà d a 18 mesi dalla maturazione dell’età e dei contributi.

Assegno pensione sociale

Un altro strumento pensionistico che sarà rinnovato anche nel 2021 è l’Ape social, si tratta di un trattamento previdenziale erogato dell’Istituto Nazionale (INPS) nei confronti di soggetti svantaggiati. Le categorie per cui sarà possibile fare richiesta di questa indennità sono i disoccupati, i cittadini con invalidità del 74%, il lavoratori con impieghi usuranti o che devono fare mansioni gravose e gli assistenti di persone disabili o anziane. Questa indennità può essere richiesta da chi ha compiuto 63 anni di età e sarà corrisposta fino al compimento dei 67 anni che sarebbero necessari per la pensione di anzianità.