Carta di credito senza busta paga: si può avere?

La carta di credito non viene assegnata automaticamente a ogni correntista, soprattutto se non ha entrate fisse regolari dimostrabili (come nel caso dell’accredito dello stipendio): prima c’è la valutazione della banca, che può anche essere negativa. Esistono però delle garanzie alternative per accedere a questo strumento, e se proprio non si riesce a ottenerlo ci sono sempre le carte prepagate.

Carta di credito senza busta paga: si può avere?

Uno strumento duttile e sempre più diffuso

Le carte di credito e di debito oggi sono un accessorio quasi indispensabile per le transazioni. Sulla scia di altri Paesi, dove i pagamenti digitali sono la realtà più diffusa, anche l’Italia soprattutto per le grandi somme sta scoraggiando l’uso del contante, che presenta diversi problemi (la necessità di effettuare continui prelievi, l’assenza di controlli per l’eventuale evasione, perfino l’igiene). 

Le carte di credito e debito sono arrivate perfino ad assorbire su sé stesse un intero conto corrente, come accade con le più moderne carte conto con IBAN. In più, senza carta di credito o debito gli acquisti su Internet sono praticamente impossibili, a parte quei pochi negozi che ancora offrono una spedizione in contrassegno.

A che cosa serve la carta di credito

Rispetto alla carta di debito, che si limita a consentire l’accesso al proprio capitale presente in un conto corrente, la carta di credito rappresenta un vero e proprio fido – con un massimale che cambia a seconda della tipologia di carta – per l’utente: l’istituto di credito di fatto anticipa il contante al correntista (sia per un prelievo che per un pagamento) e si rivale poi nel mese successivo, permettendo così di gestire con maggiore libertà le proprie spese e quindi di poter effettuare acquisti per i quali, teoricamente, non si ha ancora il contante (che magari arriverà proprio a fine mese, con lo stipendio).

La carta di credito rappresenta infine un’ottima alternativa per quanto riguarda il pagamento di utenze e di bollette, che permette di saltare le code in Posta per pagare il bollettino semplicemente addebitando periodicamente sulla carta stessa il costo bimestrale o trimestrale; inoltre, può essere utilizzata anche per pagare le rate di uno smartphone che è stato acquistato in abbinamento a un’offerta di telefonia mobile.

Quando viene concessa la carta di credito

Essendo a tutti gli effetti un fido, la carta di credito non viene concessa però a tutti i correntisti indiscriminatamente. C’è bisogno di una valutazione da parte dell’istituto di credito, che richiede qualche giorno e che può essere positiva o negativa. Questo perché la banca vuole avere garanzie sull’effettiva restituzione (come, ad esempio, l’accredito periodico dello stipendio o della pensione). In particolare, la busta paga rappresenta la garanzia standard per un istituto di credito, che sa che il cliente, soprattutto se ha tempo determinato, avrà sempre la disponibilità – almeno nell’immediato – del denaro necessario per saldare i debiti contratti nel mese precedente.

Per questo motivo, ricevere una carta di credito senza la busta paga o più in genere senza avere un reddito dimostrabile (ad esempio perché si è disoccupati o si ha un lavoro di tipo occasionale) non è facile, soprattutto se si ha bisogno di un plafond alto. Ancora peggio quando si vuole richiedere una carta di credito revolving, ovvero quel titolo che consente di ripagare a rate, con l’aggiunta degli interessi, il debito maturato con la banca.

Come fare per ottenere la carta senza busta paga

La busta paga è sì il più ovvio e comodo sistema per dimostrare a un istituto di credito che si è solvibili e che quindi la banca non corre il rischio di rimanere con un credito non pagato, ma non è l’unico. Esistono infatti diverse garanzie alternative che possono essere fatte valere per dimostrare la propria situazione patrimoniale. 

Una prima fattispecie è quella del reddito fisso dimostrabile ma non assimilabile a uno stipendio o a una pensione. Ad esempio, se si è proprietari di un immobile e si ha un affittuario di lunga data, è piuttosto semplice dimostrare a una banca che un’entrata fissa in effetti c’è; discorso analogo per altre rendite dimostrabili, come un lascito o un vitalizio di qualsiasi genere, un assegno di mantenimento fisso e così via. Inoltre, se sul conto si ha una giacenza media elevata e un saldo sufficiente a “tranquillizzare” una banca anche in caso di mancata entrata fissa, potrebbe non esserci bisogno di un’altra garanzia.

Il supporto di terzi

Quando mancano le entrate fisse personali, di norma è necessario fare affidamento sul supporto da parte di altre persone. L’esempio più classico è quello del coniuge o di un altro familiare (ad esempio i genitori per uno studente universitario che va a vivere da solo per frequentare i corsi, e che ha bisogno di autonomia di spesa). 

In ogni caso, se non si ha fretta e si può avere la carta di credito anche in un secondo momento, quando si apre un nuovo conto corrente un primo bonifico abbastanza consistente (nell’ordine dei 3.000 euro) può essere sufficiente per influenzare la decisione della banca, soprattutto se la cifra non viene toccata fino al successivo estratto conto, quindi per 3 o 4 mesi. In alternativa, una movimentazione del conto abbastanza vivace (con un flusso di entrate e di uscite superiore a 500 euro al mese, a dimostrare che comunque si hanno a disposizione con una certa regolarità delle somme in entrata) è un altro modo utile per convincere la banca riguardo alla propria affidabilità.

Il criterio rimane comunque quello dell’affidabilità creditizia: è importante avere uno “storico” buono (senza essere stati protestati e senza risultare in alcun albo dei cattivi pagatori), e non pretendere di a vere subito il massimo che si può richiedere, come una carta di credito Gold o Platinum con plafond molto alto o, ancora, una carta revolving per rateizzare i propri acquisti.

Le politiche delle singole banche

In ogni caso, non esistono regole generali per quanto riguarda il comportamento delle banche, e di norma ciascun istituto di credito si attiene a regolamenti e abitudini proprie. Spesso ci sono anche differenze marcate tra gli stessi conti correnti, o tra banche che appartengono allo stesso gruppo (come UniCredit o Fineco, Banca Popolare di Milano e Webank e così via). La banca ha sempre la facoltà di rifiutare anche qualora i requisiti fossero rispettati, ad esempio quando il conto corrente è stato troppo a lungo in rosso o ci sono stati ritardi di pagamento di cui non si è a conoscenza (un controllo presso la Crif, Centrali Rischi Finanziari, dovrebbe essere sufficiente a evidenziare situazioni di questo tipo).
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Le carte di debito, le prepagate e le carte conto

Quando non si può avere una carta di credito perché non si dispone di sufficienti garanzie, e se si ha soprattutto bisogno non tanto della possibilità che la banca anticipi, ma solo di uno strumento di pagamento elettronico, allora l’opzione migliore è puntare sulle carte di debito, per le quali, spesso, oggi non è nemmeno più necessario disporre di un conto corrente d’appoggio.

Le già citate carte conto consentono infatti di eseguire la stragrande maggioranza delle operazioni che un conto corrente tradizionale mette a disposizione dei suoi correntisti, ma in forma molto più flessibile e leggera, grazie all’integrazione delle ultime tecnologie – e, in particolar modo, delle app per smartphone.

Esistono sia carte conto “pure”, che sono del tutto separate da un conto corrente (e che quindi non possono garantire tutti i servizi di un conto normale, soprattutto per quanto riguarda la loro alimentazione) e carte conto “ibride”, che si basano soltanto sulla carta in sé e sull’immancabile applicazione per cellulare ma che di fatto non si distinguono dai conti più classici, a parte le funzionalità avanzate e un sistema di gestione più moderno. Entrambe sono a disposizione anche di chi non ha un reddito dimostrabile o una busta paga.

Del primo tipo fa parte Hype, la carta conto che ha le coordinate IBAN necessarie per emettere bonifici, può essere ricaricata (e usata per i prelievi) senza commissioni in tutto il mondo, consente di consultare i movimenti delle app e ha una registrazione estremamente rapida, proprio perché non è necessaria una complessa approvazione da parte della banca. Hype è gratuita ma esiste una versione a pagamento, Hype Plus, a 1 euro al mese, e permette anche di accreditare lo stipendio e addebitare in automatico le spese periodiche (come quelle per le bollette). Con il codice GIFT10, chi sceglie Hype Plus inoltre riceve 10 euro di bonus.

Leggermente più lunga l’apertura del conto per N26, vero e proprio conto corrente per smartphone, che rispetto a Hype ha molti meno limiti riguardo alle cifre massime che si possono spendere in un determinato lasso di tempo. La versione base è gratuita, mentre N26 Black ha un costo di 9,90 euro al mese ma include anche il pacchetto assicurativo Allianz, e infine N26 Metal (a 16,90 euro) propone anche diverse offerte partner esclusive e il supporto clienti dedicato.

C’è anche chi divide i suoi servizi in due diverse versioni, una accessibile a tutti e gratuita e una sottoposta al previo controllo da parte dell’istituto di credito. Un esempio in questo senso è buddybank, il conto nato per i possessori di iPhone, compatibile con Apple Pay (e che regala i nuovi AirPods a chi apre un conto entro il 1° luglio); la versione base, completamente gratuita, comprende anche la carta di debito; il modulo buddybank love, a 9,90 euro al mese, invece, include anche – dopo la valutazione da parte della banca – la carta di credito vera e propria.

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