Fotovoltaico in Europa tra luci e ombre. Da una parte, c’è la stagione d’oro che questa fonte di energia rinnovabile sta vivendo, dando slancio alla transizione energetica nel Vecchio Continente. Dall’altra, però, l’industria europea della produzione di pannelli solari è schiacciata dalla pressione dei prezzi low cost delle importazioni cinesi.
In Europa, infatti, la capacità manifatturiera nel fotovoltaico è pari al 2% di quella mondiale, con il gigante asiatico che la fa da padrone: controlla oltre l’80% della capacità globale nella catena di approvvigionamento dei moduli solari grazie ai prezzi concorrenziali. Un divario che la filiera europea del fotovoltaico chiede alle istituzioni UE di colmare con “misure di emergenza” affinché siano evitate chiusure delle linee di produzione nel Vecchio Continente.
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Fotovoltaico in Europa tra record di nuove installazioni e concorrenza cinese
FOTOVOLTAICO: LE DOMANDE |
FOTOVOLTAICO: LE RISPOSTE |
Perché l’industria UE del settore è in crisi? |
- Perché alla crescita di nuove installazioni galoppano anche le importazioni cinesi di pannelli fotovoltaici e componenti
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Perché la filiera cinese del fotovoltaico domina il mercato globale? |
- I prezzi dei pannelli fotovoltaici sono low cost: un prodotto cinese costa in media il 50% in meno rispetto a uno europeo e il 65% in meno rispetto a uno costruito negli USA
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Quali sono i fattori che rendono così competitivi i prezzi del fotovoltaico del gigante asiatico? |
- Un migliore accesso a materie prime a buon mercato
- Costi energetici più bassi
- Economie di scala
- Costi di manodopera inferiori in Cina
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Una lunga carrellata di report fotografa lo sprint fotovoltaico in Europa: nel 2023, ad esempio, la nuova capacità fotovoltaica installata è stata di 56 gigawatt, in crescita del +40% rispetto all’anno precedente (dati SolarPower Europe) e il solare ha generato il 9% dell’elettricità dell’UE (cifre Ember).
Eppure, quanto più si fa intensa la marcia dell’energia pulita in Europa, tanto più galoppano le importazioni dei moduli fotovoltaici e dei componenti dalla Cina. Il mercato europeo è infatti dominato dai prodotti in arrivo dal gigante asiatico, la cui leadership è senza rivali: secondo gli analisti della società internazionale di consulenza Wood Mackenzie, la Cina primeggerà anche nei prossimi anni nell’approvvigionamento dei moduli solari con oltre l’80% della capacità globale.
Un primato dettato anche dai prezzi low cost che garantisce Pechino: secondo i dati citati dal quotidiano “la Repubblica”, “un pannello cinese costa mediamente il 50 per cento in meno rispetto a un prodotto europeo e il 65 per cento in meno se confrontato a uno realizzato negli Stati Uniti”.
Tra le ragioni dei prezzi cinesi più concorrenziali ci sarebbero, come ha spiegato al “Sole 24 Ore” Eric Heymann, senior economist di Deutsche Bank Research esperto di energia:
- un migliore accesso a materie prime a buon mercato;
- costi energetici più bassi;
- economie di scala;
- costi di manodopera inferiori in Cina.
Fotovoltaico: produttori locali in crisi, le mosse al vaglio di Bruxelles
La dipendenza del fotovoltaico europeo dalla Cina sta mettendo a dura prova la filiera interna. Negli ultimi mesi, diversi produttori europei di energia solare hanno espresso l’intenzione di chiudere intere linee di produzione in assenza di interventi d’emergenza da parte di governi e istituzioni dell’UE.
In una lettera alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il gruppo industriale European Solar Manufacturing Council (ESMC) ha avvertito che senza un rapido aiuto, “l’UE rischia di perdere più della metà della sua capacità produttiva di moduli fotovoltaici entro poche settimane”, ha reso noto l’agenzia di stampa Reuters riferendosi a una missiva datata 30 gennaio 2024.
L’ESMC avrebbe anche chiesto all’UE interventi emergenziali, tra cui un programma di acquisto delle scorte in eccesso di moduli solari dell’UE e di modificare le norme sugli aiuti di Stato per incrementare il sostegno pubblico ai produttori solari locali.
Funzionari dell’UE hanno dichiarato al quotidiano economico Financial Times che le misure a cui Bruxelles starebbe lavorando potrebbero includere “un’indagine antidumping contro la Cina – che potrebbe portare a tariffe punitive – o incentivi ai governi nazionali per mantenere in funzione gli impianti”.
Una eventuale indagine antidumping contro i produttori di Pechino potrebbe portare l’UE a “ritornare sui suoi passi”, annullando di fatto lo stop ai dazi sulle importazioni dei pannelli cinesi, deciso nel 2018. Come riferisce ancora il Financial Times, l’UE aveva già applicato misure antidumping su celle, wafer e pannelli solari cinesi nel 2013, per poi revocarle cinque anni dopo per aumentare l’offerta e centrare i target per lo sviluppo delle rinnovabili nel Vecchio Continente.