Le emissioni di gas serra in Italia tornano a crescere, invertendo così la tendenza registrata durante la pandemia da Covid-19 quando lo stop delle attività produttive ne aveva favorito una battuta d’arresto.
Secondo il National Inventory Report 2023 di ISPRA (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), le emissioni di gas serra, da Nord a Sud della nostra Penisola, sono aumentate del +8,5% in un solo anno (2020-2021). Un’accelerata che, secondo le prime stime a disposizione, è destinata a mantenere la rotta anche nel 2022, con una crescita del +0,1% dei livelli emissivi, a fronte di un aumento previsto del PIL (il prodotto interno lordo) pari all’1,7%.
Per quanto questo balzo in avanti delle emissioni sia lontano dai livelli del 1990 (da allora c’è stato un abbattimento del 20%) grazie anche allo sprint delle rinnovabili, il nostro Paese procede comunque a rilento verso i target del decennio 2021-2030: “Secondo gli obiettivi proposti dalla Commissione europea, al 2030 le emissioni Effort sharing di gas serra dovrebbero ridursi del 43,7% rispetto ai livelli del 2005, mentre gli scenari attuali indicano una riduzione di meno del 30%”, fanno sapere da ISPRA.
Su le emissioni di gas serra: trasporti ed energia sul banco degli imputati
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I QUATTRO PILASTRI DEL REPORT DI ISPRA |
1 |
Le emissioni di gas serra in Italia sono aumentate del +8,5% in un solo anno (2020-2021), pur con un calo del 20% rispetto al 1990 |
2 |
Le stime del 2022 prevedono una crescita del +0,1% dei livelli emissivi |
3 |
La metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti è prodotta da trasporti ed energia |
4 |
Sempre più in salita la strada verso il raggiungimento dei target UE per l’abbattimento dei livelli di gas serra |
Come accennato poco sopra, le emissioni di gas serra in Italia stanno percorrendo un trend di crescita. Quali sono i comparti che trainano questa parabola ascendente?
Il report di ISPRA individua come i principali responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti “i settori della produzione di energia e dei trasporti, anche se il settore energetico mostra una riduzione del 21,8% dal 1990 al 2021 dovuta al calo delle emissioni provenienti dalle industrie energetiche, manifatturiere e delle costruzioni (nel 2021 diminuiscono del 37,2% e del 41,5%)”.
In calo rispetto al 1990, come evidenziano dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, anche le emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche (-37% nel 2021), anche a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica.
Non meno “colpevole” è il settore dei trasporti che “contribuisce in maniera importante alle emissioni nazionali di gas serra: nel 2021 il settore ha contribuito complessivamente per il 24,7% rispetto al totale nazionale”, spiegano da ISPRA in una nota. In particolare, il trasporto stradale costituisce “la fonte maggioritaria di emissioni (93% del settore dei trasporti)”.
Se i dati del 2020 sono stati influenzati dalla riduzione della mobilità per i lockdown legati alla diffusione del Covid-19, nel 2021 “le emissioni tendono a riallinearsi con gli anni precedenti la pandemia mostrando una crescita del 19% rispetto all’anno precedente”, proseguono gli esperti di ISPRA.
Le emissioni nel 2022 e la strada in salita verso i target UE
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GAS SERRA NEL 2022: I SETTORI |
GAS SERRA NEL 2022: LE PERCENTUALI |
1 |
Trasporti |
+5,5% |
2 |
Produzione di energia |
+9,6% |
3 |
Riscaldamento |
-11,3% |
4 |
Industria |
-5,9% |
Secondo i dati disponibili per il 2022, ISPRA prevede un lieve aumento dei livelli emissivi rispetto al 2021 (+0,1%) a fronte di una crescita del PIL che si attesterebbe all’1,7%.
I responsabili di questo andamento? La crescita delle emissioni nel settore trasporti (+5,5%) e nella produzione di energia (+9.6%), mentre per gli altri comparti sono attese marcate riduzioni delle emissioni, in particolare per il riscaldamento (-11.3%) e per l’industria (-5.9%).
Una situazione che, secondo la radiografia di ISPRA, rende “poco promettenti” gli scenari al 2030, tanto che si prevedono “una scarsa riduzione delle emissioni nei settori trasporti e riscaldamento e un disallineamento rispetto agli obiettivi stabiliti dall’Effort Sharing che nel 2030 potrebbe superare i 15 Milioni di tonnellate”. Da qui l’appello a cambiare rotta: è “fondamentale invertire il trend se vogliamo rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni”.
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