Stop al Superbonus dal 2024

Stop al Superbonus 110% e 90% dal 2024 che rischia di mettere in ginocchio il settore delle costruzioni. Il rapporto del Cresme stima che il 2023 si chiuderà con -0,6% di investimenti e che nel 2024 il calo sarà del -8,5%, complice anche l'incognita sui cantieri del PNRR. Per scoprire che cosa cambi dal prossimo anno e per trovare i migliori preventivi fotovoltaico di dicembre 2023, c'è SOStariffe.it.

In 30 secondi

Stop al Superbonus dal 2024. Che cosa cambia e quali potrebbero essere le conseguenze sull’edilizia:
  1. Al 31 dicembre 2023 terminano Superbonus 110% e 90% per la riqualificazione energetica 
  2. Nel 2024 si prevede un crollo degli investimenti (stimato nel -8,5%) nel settore delle costruzioni
  3. Come trovare il miglior preventivo fotovoltaico con il comparatore di SOStariffe.it a dicembre 2023
Stop al Superbonus dal 2024

Stop al Superbonus dal 2024 con pesanti ricadute sul settore dell’edilizia. Il termine al 31 dicembre 2023 delle detrazioni fiscali al 110% e al 90% per la riqualificazione energetica degli immobili fa scattare l’allarme tra le imprese del comparto costruzioni per investimenti che:

  • scenderanno del meno 0,6%  nel 2023;
  • si abbasseranno del meno 8,5% nel 2024.

Questo scenario a tinte fosche è dipinto nelle pagine del XXXV Rapporto Congiunturale e Previsionale sul mercato delle costruzioni per il 2024 redatto dal Cresme (Centro di ricerche di mercato) di Roma: “Contrazione delle riqualificazioni, opere pubbliche di fronte alla sfida delle realizzazioni,  forte aumento del contenzioso. Le tensioni internazionali sul piano geo-politico e su quello economico disegnano un 2024 caratterizzato da forti elementi di rischio e incertezza“.

Infatti l’aliquota del Superbonus al 70% prevista per il prossimo anno rischia di avere molto meno appeal sulle famiglie, con la conseguenza di frenare bruscamente l’avvio di nuovi lavori. Ma non è tutto: in agguato c’è anche il pericolo di ritrovarsi con cantieri a metà per gli interventi già in corso sui condomini e non completati a causa della mancata proroga dell’agevolazione per i prossimi mesi richiesta da più parti al Governo, ma a cui l’esecutivo guidato dalla premier Giorgia Meloni ha già detto no.

Se il Superbonus non avrà più i vantaggi avuti finora per la riqualificazione energetica di casa, per beneficiare di energia pulita le famiglie italiane possono optare per un impianto fotovoltaico domestico chiavi in mano. Proprio per aiutare gli utenti a trovare il preventivo fotovoltaico con il miglior rapporto qualità/prezzo a dicembre 2023 c’è il comparatore di SOStariffe.it per pannelli fotovoltaici, disponibile premendo sul bottone verde qui sotto:

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Questo tool digitale e gratuito permette di confrontare le stime di prezzo per l’acquisto e installazione di un impianto fotovoltaico a partire da una serie di informazioni relative a:

  • il luogo in cui il dispositivo sarà installato;
  • la tipologia dell’impianto;
  • il fabbisogno energetico della famiglia che intende acquistarlo.

Sulla base di questi dati, il comparatore di SOStariffe.it formulerà una graduatoria dei preventivi più convenienti su misura delle esigenze dell’utente.

Stop al Superbonus: l’allarme per il settore delle costruzioni nel 2024

STOP AL SUPERBONUS: GLI EFFETTI SPIEGAZIONE
Superbonus Fine dell’agevolazione al 110% e al 90% dal 31/12/2023
Investimenti nell’edilizia
  • -0,6% nel 2023
  • -8,5% previsto nel 2024
Miliardi di euro investiti nel periodo 2022-2024
  • 120 miliardi di euro nel 2022
  • 108 miliardi di euro nel 2023
  • 80 miliardi di euro nel 2024

Oltre a una stima della riduzione degli investimenti nel 2024 (-8,5%) nel settore delle costruzioni, per il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini, a preoccupare sono anche questi numeri:

  • 120 miliardi di euro investiti nel 2022;
  • 108 miliardi di euro investiti nel 2023;
  • 80 miliardi di euro investiti nel 2024.

Un deficit di investimenti di 40 miliardi di euro dal 2022 al 2024. Uno schiaffo pesante per il comparto, che paga già una contrazione del -4,6% degli investimenti in rinnovo, di cui -11,4% di flessione nel residenziale (ovvero il Superbonus). “Il settore è schiacciato fra la fine della stagione del Superbonus e la spesa per il PNRR che non decolla ancora come era nelle previsioni”, sottolinea il Cresme.

Come detto, l’attività di manutenzione del patrimonio residenziale ha iniziato la sua contrazione che diverrà pesante nel 2024 e nel 2025: dai 120 miliardi a valori correnti del 2022 ai 60 del 2026. “L’eccezionale spinta delle opere pubbliche – prevede il Cresme – non è in grado di garantire la tenuta dell’intero mercato, ma solo di attenuarne la caduta”. 

Il comparto delle opere pubbliche è entrato in una complessa fase esecutiva ed è chiamato alla sfida delle realizzazioni dei lavori fino al 2027: 

  • tra gennaio 2019 e agosto 2023 sono stati messi in gara 267 miliardi di euro di lavori pubblici, dei quali 74 miliardi afferenti al PNRR;
  • 204 miliardi di euro sono stati già aggiudicati, dei quali 48 miliardi dal PNRR.

Preoccupa invece il quadro sul residenziale: “L’inflazione e le politiche monetarie restrittive, insieme ai picchi toccati dalle compravendite, hanno determinato un brusco raffreddamento nell’immobiliare residenziale, con valori negativi molto importanti anche nelle aree più dinamiche del Paese”, fa notare il dossier del Cresme.

Con la fine del Superbonus, la fotografia scattata dal rapporto del Centro di ricerche di Mercato non esclude che il 2024 e il 2025 saranno due anni caratterizzati da:

  • fallimenti delle imprese;
  • aumento dei contenziosi;
  • problemi di flussi di liquidità per le aziende. 

Nel comparto della riqualificazione residenziale – scrive il Cresme -, il non collocamento presso terzi dei crediti fiscali comporta rischi di tenuta delle imprese con le spalle meno larghe e una interruzione dei flussi di liquidità, quindi, l’interruzione delle forniture l’aumento dei casi di non completamento dei lavori, i cui esiti si possono prevedere. Nel campo delle opere pubbliche la progettazione esecutiva affidata alle imprese aggiudicatarie sulla base di appalti deboli di contenuto tecnico, porterà a una verifica dei costi dell’appalto dopo l’aggiudicazione e all’emergere di criticità economiche e realizzative”.