Le nuove regole sul Reddito di Cittadinanza 2023

Aggiornato il: 30/11/2022
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 29/11/2022

In 30 secondi

  • L' RdC è stato rivisto dal governo Meloni con la manovra finanziaria di novembre 2022;
  • 1# step abolizione progressiva: nel 2023, le persone occupabili tra i 18 e i 59 anni avranno diritto solo a 8 mensilità invece delle vecchie 18 rinnovabili;
  • 2# step abolizione progressiva: dal 2024, le persone occupabili tra i 18 e i 59 anni non potranno più percepire l'RdC;
  • tra gli obblighi introdotti: residenza in Italia, partecipazione a corsi di formazione

Il reddito di cittadinanza è indubbiamente una delle misure più note della politica degli ultimi anni: quasi 2,5 milioni di persone ne sono state beneficiarie nel 2022. Si tratta di una misura che rientra nelle tipologie di reddito minimo garantito: “reddito di cittadinanza” è infatti una dicitura impropria, visto che non ha le caratteristiche deve avere quel tipo di reddito di base, essendo piuttosto assimilabile a un ammortizzatore sociale. Il reddito di cittadinanza è stato istituito in Italia nel 2019, dal governo Conte I, ma ora con il governo Meloni ci sono novità e aggiustamenti di cui tenere conto.

Reddito di cittadinanza, cos’è e come funzionava finora

Dal 2019, il reddito di cittadinanza, nato su proposta del Movimento 5 Stelle, si configura come un reddito minimo garantito che viene versato non a tutti ma solo a disoccupati, inoccupati e lavoratori con un ISEE inferiore a una certa soglia (per l’esattezza 9.360 euro), sul conto corrente o con altre modalità di erogazione. Ci sono però altri requisiti per poter figurare tra i beneficiari:

  • essere un cittadino italiano, di uno stato Ue o extra Ue con permesso di soggiorno di lungo periodo, con residenza in Italia per almeno 10 anni di cui gli ultimi due senza interruzioni;
  • avere un patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro, che può essere incrementato in funzione del numero dei componenti del nucleo familiare (fino a 10.000 euro e 1.000 euro in più per ogni figlio oltre il secondo) e in caso di eventuali disabilità (5.000 euro in più);
  • avere un patrimonio immobiliare non superiore a 30.000 euro, prima casa esclusa;
  • avere un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui moltiplicato per la scala di equivalenza. La soglia del reddito è elevata a 7.560 euro ai fini dell’accesso alla Pensione di Cittadinanza e a 9.360 euro nei casi in cui il nucleo familiare risieda in una abitazione in affitto;
  • non essere intestatario (vale per qualunque componente del nucleo familiare) di autoveicoli immatricolati negli ultimi sei mesi che salgono a 2 anni se superiori a 1600 cc. o moto se superiori a 250 cc.  (eccetto agevolazioni per disabilità).

Inoltre, per com’è strutturato ad oggi, il Reddito di Cittadinanza prevede l’obbligo di iscrizione a un centro d’impiego, per essere assistiti da “Navigator” che cercheranno di trovare occupazioni lavorative per i percettori tra i 18 e i 65 anni, con l’esclusione dei disabili o chi ha a carico disabili o minori di tre anni. Infatti si perde il diritto al RdC quando – se si è tra i soggetti occupabili – non si partecipa alle iniziative formative o di riqualificazione, e quando non viene accettata nessuna delle prime due offerte di lavoro congrue proposte.

Che cosa cambia nel 2023 con il Reddito di Cittadinanza

La manovra 2022 del Governo italiano presieduto da Giorgia Meloni prevede delle nuove indicazioni sul reddito di cittadinanza. Il principio sotteso a queste modifiche è quello di mantenere il RdC per chi si trova in condizioni di effettiva indigenza e di impossibilità a lavorare, e progressivamente rimuoverlo per chi invece è occupabile; in particolare, per queste persone è prevista la percezione del RdC ancora nel 2023, ma non più nel 2024, pur senza andare incontro a una totale abolizione.

Al momento, il sussidio termina dopo 18 mesi ma, dopo un mese di pausa, viene rinnovato. Con le nuove regole sul Reddito di Cittadinanza 2003, le persone occupabili avranno diritto all’erogazione dell’assegno solo per 8 mensilità invece di 18 rinnovabili, e durante questo periodo saranno tenuti alla frequentazione obbligatoria di corsi di formazione, aggiornamento o riqualificazione professionale; nel caso in cui il beneficiario non ottemperi, il sussidio decade, così come si perde il diritto al RdC se, da occupabili, si rifiuta anche una sola offerta congrua. Non solo: dal 2024, anche se non c’è ancora nulla di certo, il Reddito di Cittadinanza per queste persone dovrebbe essere abolito del tutto.

L’idea è quella di non interrompere di colpo una misura su cui diversi milioni di italiani ora contavano, ma di favorire la transizione all’abolizione del RdC per le persone occupabili sfruttando queste 8 mensilità nel 2023, invece di partire già dall’anno prossimo con l’abolizione, come pure il governo aveva valutato (avrebbe portato a un risparmio per lo Stato di 1,8 miliardi di euro su 8 miliardi di euro complessivi).

Nella tabella seguente vediamo come cambierà, secondo le intenzioni governative, il RdC nei prossimi anni.

 

2022

2023

2024

Mensilità

18 mensilità rinnovabili per tutti i percettori di RdC

8 mensilità non rinnovabili per le persone tra 18 e 59 anni, abili al lavoro e senza disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni nel proprio nucleo familiare; 18 mensilità rinnovabili per gli altri percettori di RdC

Abolizione del RdC per le persone tra 18 e 59 anni, abili al lavoro e senza disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni nel proprio nucleo familiare; 18 mensilità rinnovabili per gli altri percettori

Residenza

-

Obbligo di residenza in Italia per tutti i percettori di RdC

Obbligo di residenza in Italia per tutti i percettori di RdC

Decadenza del beneficio

Al rifiuto di due offerte congrue

Al rifiuto della prima offerta congrua

-

Formazione professionale

-

Obbligo alla formazione o alla riqualificazione professionale per almeno 6 mesi

-

Quand’è che un’offerta è congrua per il Reddito di Cittadinanza?

Come si è visto più sopra, una delle differenze portate rispetto alla prassi attuale dalle nuove regole sul Reddito di Cittadinanza 2023 riguarda il concetto di offerta congrua, che i centri per l’impiego presentano, qualora si presenti, ai percettori di Reddito di Cittadinanza definiti come occupabili. Fino a quest’anno, il percettore poteva rifiutarne due, ma ora potrà farlo solo con la prima, pena la decadenza del beneficio. Ma quand’è che un’offerta viene giudicata congrua? Quando si tratta di un’offerta di lavoro a tempo indeterminato, determinato o parziale in una sede che sia situata entro 80 kM o 100 minuti di viaggio dal luogo di residenza.

Che cosa sono i lavori di pubblica utilità per i percettori di RdC

C’è un altro obbligo – già vigente, e che la nuova disciplina sul Reddito di Cittadinanza non tocca – che riguarda i percettori di RdC, ed è quello di svolgere lavori socialmente utili per il proprio comune di resistenza, come ad esempio la manutenzione del verde o l’assistenza ad anziani e disabili.

Il percettore è infatti obbligato a dare  disponibilità a partecipare a progetti a titolarità dei Comuni, utili alla collettività, da svolgere presso il Comune di residenza, per lavori che rientrino nell’ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni.

Chi non è tenuto agli obblighi connessi al RdC o rientra in uno dei casi di esonero non deve nemmeno partecipare per forza ai progetti utili per la collettività; inoltre non possono essere oggetto dei lavori socialmente utili le attività in sostituzione di personale dipendente dell’ente pubblico proponente o di enti gestori coinvolti nel progetto, o connesse alla realizzazione di lavori o opere pubbliche già date in appalto ovvero attività sostitutive di attività analoghe affidate esternamente dal Comune o dall’ente. Infine va ricordato che i percettori di Reddito di Cittadinanza non possono ricoprire ruoli o posizioni dell’organizzazione del soggetto proponente, né essere utilizzati per sopperire temporaneamente ad esigenze di organico. Il mancato rispetto dell’obbligo comporta, ancora una volta, la decadenza del diritto al beneficio.