L’impianto fotovoltaico può essere corredato da un sistema di accumulo, in inglese storage. L’accumulatore è una sorta di pila elettrica. Una vera e propria batteria che conserva l’energia non consumata all’istante, per adoperarla in un secondo momento.
Si tratta di una riserva energetica che serve alla famiglia per usufruire in qualsiasi momento della corrente elettrica auto-prodotta. Anche di sera e di notte, quando cioè i pannelli fotovoltaici sono spenti e inattivi, per evitare di attingere alla rete elettrica nazionale.
Inoltre, se le batterie sono del tutto cariche, ma c’è comunque un eccesso di energia non consumato al momento, questo viene ceduto alla rete e rimborsato in base al meccanismo dello scambio sul posto.
I sistemi di accumulo sono un’invenzione recente. Si possono installare subito insieme all’impianto fotovoltaico o aggiungere in un secondo momento, godendo delle detrazioni fiscali Irpef al 50%.
Un sistema di accumulo è composto da due dispositivi, l’inverter e l’accumulo (il cosiddetto pacco batterie).
Ad essi si aggiungono altri accessori, come il sensore di misura amperometrico. L’inverter converte la corrente prodotta dai pannelli, trasformandola da continua ad alternata. Talvolta emette un lieve ronzio.
L’inverter può essere installato all’esterno o nel sottotetto, l’importante è che sia vicino ai pannelli, in un locale isolato e ventilato, né troppo freddo né troppo caldo (tra i 5°C e i 40°C).
Esistono diversi sistemi di storage in base al metodo di accumulo: meccanico, elettrico, termico, chimico, elettrochimico. Quest’ultima tecnologia è finora la più diffusa ed efficace.
Le batterie più usate e durature sono quelle agli ioni di litio (Li-Ion).
È importante scegliere con cura la taglia del pacco batterie da installare in casa in base alla capacità utile di accumulo che è lievemente inferiore alla capacità dichiarata.
I prezzi di questa tecnologia nuova, ancora abbastanza elevati, variano in base a vari fattori, tra cui: il materiale (piombo o litio), la capacità, la garanzia (misurata in anni e cicli) e le eventuali funzionalità extra come ad esempio applicazioni per dispositivi mobili per gestire da remoto gli elettrodomestici collegati all’impianto.
Le batterie più diffuse sono quelle monodirezionali: si possono caricare solo dal fotovoltaico e non richiedono un contatore aggiuntivo. I dispositivi bidirezionali, invece, si caricano anche dalla rete.
La prima cosa da fare è dunque delineare il profilo dei propri consumi, su base giornaliera, mensile e annuale, consultando le bollette degli ultimi 12 o 24 mesi (considerando anche le diverse fasce orarie di consumo, F1, F2-F3) per scegliere la taglia adatta alle nostre esigenze, magari privilegiando batterie espandibili in un secondo tempo.
Poi affidarsi ad un tecnico specializzato per valutare l’opzione migliore. I prezzi di un sistema completo di batteria al litio, inverter e componenti elettronici, ha un prezzo che oscilla tra gli 800 e i 1.200 €/kWh circa.
Se invece optiamo per una batteria al piombo (le prime in commercio, economiche ma meno durature e più ingombranti) i costi si aggirano tra i 400 e 700 € /kWh circa.
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