Aktarer Zaman è un blogger 22enne che ha svelato come viaggiare davvero low cost. Nel suo sito web, Skiplagged, si possono prenotare i voli con risparmi che possono arrivare fino al 50% grazie a un piccolo trucco.
Il ragazzo ha scoperto che bisogna prenotare un volo più lungo, diretto a qualsiasi città, ma che faccia scalo nella destinazione desiderata.
Ad esempio, se si vuole andare da Roma a Berlino, facendo la classica ricerca di voli, si ha un certo prezzo. Indicando invece una città più lontana come destinazione – tipo Helsinki – e Berlino come semplice scalo, il prezzo dovrebbe essere molto più basso.
Le compagnie aree lo conoscono e lo chiamano “il trucco della città nascosta“, ovvero quando lo scalo è in realtà la meta. Basta ovviamente scendere alla sosta (Berlino) e non prendere il seguente aereo (quello che va a Helsinki). E’ necessario, inoltre, viaggiare solo con bagaglio a mano, perché altrimenti dovremmo andare a prendere la valigia a Helsinki.
Il trucco però non funziona sempre, soprattutto in Europa. Ma negli Stati Uniti fa risparmiare davvero fino al 50% del biglietto. Altrimenti, non sarebbe un problema per l’United Airlines e l’operatore Orbitz, che hanno iniziato una causa civile (non penale, perché non è un reato), accusando il sito di interferire «intenzionalmente e in malafede» con i loro affari «promuovendo forme proibite di viaggio», secondo Canada AM.
Il sito del ventiduenne «cerca di confondere e ingannare il pubblico facendo credere che tale sito e il trucco della “città nascosta” da esso adoperato abbiano l’approvazione (se non addirittura l’autorizzazione e la sponsorizzazione) di Orbitz e delle linee aeree», afferma l’operatore.
Il trucco esiste, in effetti, ma è di solito vietato, perché complica l’organizzazione dei voli (passeggeri che mancheranno dopo aver fatto il check-in), e anche pone problemi di sicurezza.
Il ragazzo però afferma di non volersi «piegare alla pressione delle grandi aziende» e combatterà in tribunale se necessario. Ha avviato pure una campagna di raccolta fondi sul suo sito (che ha già superato i 60mila dollari) per affrontare le spese legali.
«Ciò che faccio è solo prendere delle informazioni accessibili pubblicamente e presentarle in un modo molto interessante» si difende Zaman, che non guadagna niente dal suo sito. «È qualcosa che anche gli utenti potrebbero fare per conto proprio. Credo che niente di ciò che sto facendo sia illegale. Ecco perché, dopotutto, si tratta di una causa civile».
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