Unicredit, esuberi e chiusura filiali: cosa sta succedendo e possibili effetti per i correntisti

Unicredit ha annunciato un massiccio intervento di ristrutturazione della sua attività in Italia che si tradurrà in migliaia di esuberi e nella chiusura di diverse centinaia di filiali in tutto il Paese. Ecco, quindi, costa sta succedendo in Unicredit dopo l'annuncio degli esuberi e della chiusura delle filiali e quali sono i possibili effetti per i correntisti dell'istituto che rappresenta uno dei punti di riferimento del settore bancario italiano. 

Unicredit, esuberi e chiusura filiali: cosa sta succedendo e possibili effetti per i correntisti

La notizia, ufficiale da poche ore, è diventata immediatamente uno degli argomenti più caldi delle cronache italiane. Unicredit, uno dei principali istituti bancari attivo nel Paese, ha, infatti, annunciato un enorme programma di ristrutturazione della sua attività che porterà alla chiusura di un gran numero di filiali ed a migliaia di esuberi.

L’obiettivo di Unicredit è quello di contenere i costi (andando quindi a massimizzare i profitti) adeguandosi a quelle che sono le esigenze dei clienti dell’istituto. Negli ultimi anni, infatti, Unicredit ha registrato un netto calo delle operazioni effettuate in filiale e, in parallelo, un notevole aumento dei clienti che fanno uso esclusivo dei canali Internet e telefonici per la gestione del conto corrente e di tutti i prodotti collegati

Il taglio al personale e la chiusura delle filiali in Italia segue operazioni simili eseguite dal gruppo in Germania ed Austria. Confronta i conti correnti e scopri il più adatto a te »

Unicredit annuncia 6 mila esuberi e la chiusura di 450 filiali

Il piano di riorganizzazione di Unicredit è imponente. L’istituto ha, infatti, annunciato ben 6 mila esuberi per la sua divisione italiana. Il programma di riduzione del personale si articolare in più fasi e terminerà nel corso del 2023. Tra circa tre anni,  quindi, Unicredit registrerà una riduzione di ben 6 mila lavoratori in Italia andando ad abbattere i costi per la gestione del personale.

Nello stesso tempo, Unicredit provvederà a chiudere circa 450 filiali sparse sul territorio nazionale. In questo modo, l’istituto punta a tagliare i servizi meno utilizzati dai suoi clienti andando a concretare la sua attività, in modo sempre più completo, sull’operatività online, seguendo così una tendenza chiara e definita nel settore.

Il piano di tagli e chiusure previsto in Italia è parte di un piano internazionale. Unicredit, infatti, prevede di chiudere circa 500 filiali e di ridurre il numero di dipendenti di circa 8 mila unità. Oltre all’Italia, mercato in cui si registreranno la maggioranza dei tagli e delle chiusura, ad essere coinvolte nel piano di ristrutturazione saranno anche Austria e Germania.

Unicredit, dal 2008 al 2018, ha già ridotto del 50% il numero di dipendenti a livello internazionale, passando da 174 mila a circa 86 mila. Alla fine del 2019, inoltre, il numero di dipendenti di Unicredit è sceso a 84.245 unità come dichiarato dall’istituto in occasione della presentazione dei risultati dello scorso anno.

A tal proposito, segnaliamo che Unicredit ha chiuso il 2019 con ricavi pari a 18,839 miliardi di Euro, in calo del -0,7% rispetto all’esercizio precedente, e con un utile netto di 3,373 miliardi di Euro, in calo del -17,9% rispetto al 2018.

Tra le cause principali c’è il calo delle operazioni in filiale

Unicredit ricopre un ruolo di primo piano nel settore bancario italiano. Le ultime statistiche, infatti, vedono Unicredit poter contare su di una quota di mercato pari all’11.1%, un dato che rende l’istituto il secondo gruppo bancario del Paese. La scelta di tagliare il personale e chiudere le filiali nel nostro Paese è però legata a fattori ben precisi che non riguardano la riduzione della quota di mercato e del numero di clienti.

Unicredit, infatti, ha rivelato che si sta registrando una netta riduzione dell’operatività allo sportello. Considerando versamenti, bonifici, imposte, pagamenti e prelievi, infatti, le operazioni sono calate ad un totale di 20,3 milioni. Il confronto con i dati del 2016 conferma la netta riduzione dell’operatività. Nel 2016, infatti, il totale di operazioni fu pari a 36,8 milioni.

Nel contempo, i clienti Unicredit hanno iniziato ad utilizzare con sempre maggiore frequenza i canali “evoluti”, con oltre 300 milioni di transazione disposte negli ultimi 12 mesi. Da notare, inoltre, che i versamenti retail allo sportello sono in calo del 64% mentre quelli corporate registrano un calo del 70% (nel confronto con i dati del 2016). In calo anche i prelievi allo sportello, che fanno segnare un -53% negli ultimi 12 mesi, e i bonifici allo sportello, in calo del -43%.

Le risposte dei sindacati

Il piano di tagli annunciato da Unicredit, come prevedibile, ha generato un’immediata risposta da parte dei sindacati di categoria che si sono schierati contro la scelta dell’istituto di ridurre, in misura significativa, la sua presenza in Italia in termini di personale impiegato e filiali.

Secondo Lando Maria Sileoni della Fabi, principale sindacato dei bancari, gli esuberi annunciati da Unicredit rappresentano una “cifra inaccettabile” mentre Giuliano Calcagni di Fisac-Cgil parla di un “numero spropositato” aggiungendo che “la territorialità dell’istituto, i livelli occupazionali e salariali non potranno certo essere sacrificati in nome degli utili”

Il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani sottolinea che “non siamo disposti a discutere di esuberi se contemporaneamente non si parlerà anche di assunzioni“. Sulla stessa linea Unisin Confsal che chiede un “ricambio generazionale” senza il quale i sindacati non potranno accettare questo piano di Unicredit.

Nel frattempo, è previsto per il prossimo 14 febbraio il primo confronto diretto tra sindacati e Unicredit mentre per il successivo 21 febbraio è programmato l’incontro tra l’istituto ed il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo.

Conseguenze sui correntisti?

Al momento, non sembrano esserci all’orizzonte particolari conseguenze dirette sui correntisti di Unicredit. Il piano di esuberi e tagli previsto dall’istituto per il mercato italiani ha l’obiettivo di contenere i costi e di indirizzare l’operatore dei clienti verso i canali online, sempre più utilizzati da parte dei correntisti stessi.

La scelta di contenere al massimo i costi di gestione (eliminando un gran numero di filiali e riducendo il numero di dipendenti) può essere vista, per il momento, come la conferma da parte dell’istituto di non andare ad aumentare i costi per i correntisti, almeno per il momento.

Di certo, Unicredit non ha alcuna intenzione di abbandonare il mercato italiano, che rappresenta una parte importante delle operazioni del gruppo. L’attività dell’istituto, in ogni caso, si sposterà sempre di più sui canali online, riducendo la presenza sul territorio ed il numero di impiegati.