TIM rimborso per fatturazione 28 giorni: come richiederlo

Il caso delle fatturazioni a 28 giorni, messe in campo tra il 2016 e il 2018, ha destato parecchio scalpore: la vicenda si è conclusa con una serie di sanzioni a carico degli operatori telefonici e l'obbligo di rimborso ai clienti, o ex clienti, che hanno ricevuto le famose fatture a 28 giorni. Ecco qual è la procedura per richiedere il rimborso con l'operatore TIM.

TIM rimborso per fatturazione 28 giorni: come richiederlo

Tutti i clienti TIM che hanno subito delle rimodulazioni dei prezzi in bolletta in seguito alle ormai celeberrime fatturazioni a 28 giorni potranno fare richiesta di rimborso in questo periodo.

Lo ricorda la stessa TIM sul proprio sito web ufficiale, sul quale si legge che i clienti “che hanno ricevuto fatture a 28 giorni successivamente al 23 giugno 2017″ potranno richiedere il rimborso gratuito, tramite il Servizio Clienti 187, oppure online, effettuando l’accesso all’Area MyTIM.

L’operatore ha inoltre specificato che non è necessario dover essere ancora clienti TIM per poter richiedere il rimborso dei giorni erosi di cui alla delibera AGCOM n. 269/18/CONS: tale possibilità è infatti prevista per tutti i clienti attivi da prima del 31 marzo 2018, anche nel caso in cui abbiamo cessato di usufruire del servizio di rete fissa in seguito alla data del 23 giugno 2017.

Come funziona, nella pratica, la richiesta di rimborso? I clienti riceveranno degli sconti in fattura oppure otterranno dei servizi compensativi gratuiti come forma alternativa di ristoro? Ecco tutto quello che c’è da sapere sul rimborso della fatturazione a 28 giorni di TIM.
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Fatturazione a 28 giorni TIM, come richiedere il rimborso

Al termine di una lunga battaglia legale, alla fine gli operatori che avevano imposto, tra il 2016 e il 2018, la fatturazione a 28 giorni saranno obbligati a risarcire i loro clienti. TIM ha inviato una comunicazione ufficiale a tutti gli utenti idonei a ricevere il risarcimento, nei quali sono compresi anche coloro i quali nel frattempo hanno scelto di passare a un altro operatore.

Il rimborso sarà equivalente al credito in più che è stato pagato a causa delle fatture a 28 giorni che, a conti fatti, corrisponde a circa una mensilità. Il rimborso si può ottenere rivolgendosi direttamente all’operatore.

Le procedure per riceverlo sono due, com’è stato riportato sul sito ufficiale di TIM. La prima consiste nel contattare il numero 187: in questo modo sarà possibile mettersi in contatto diretto con un operatore. Scatterà una fase di verifica che, se positiva, si concluderà con un rimborso diretto sulla bolletta successiva: si riceverà, dunque, un conguaglio applicato sotto forma di sconto. I rimborsi sono previsti per i clienti che hanno un piano di telefonia fissa: al momento non ci sono novità per chi ha un piano di telefonia mobile e ha pagato tariffe a 28 giorni.

In alternativa, i rimborsi possono essere richiesti effettuando l’accesso sull’Area Web MyTIM. I clienti potranno inoltre scegliere se ricevere quanto spetta loro di diritto a livello economico tramite sconto in bolletta oppure attraverso un servizio extra, che viene fornito a titolo compensativo.

Tra quelli disponibili tra i quali è possibile scegliere gratuitamente, ci sono:

  • TIMVision, che è la piattaforma di streaming TV di TIM con la quale avere accesso a tanti contenuti esclusivi;
  • il servizio Chi è, con il quale si può visualizzare il numero chiamante del display del proprio telefono di casa;
  • Extra Voice, che è un servizio per chiamare senza limiti i numeri di telefono fissi e mobili su tutto il territorio nazionale;
  • Voce internazionale, opzione con la quale si potranno chiamare in modo illimitato i numeri fissi negli Stati Uniti, in Canada e in Europa Occidentale;
  • Max Speed, che permette di sfruttare la connessione Internet alla massima velocità e navigare fino a 100 Mbit/s.

Fatture a 28 giorni: il riassunto della vicenda

Tra il 2016 e il 2017 i principali operatori di telefonia in Italia, ovvero TIM, Vodafone, Wind e Fastweb, hanno applicato ai propri clienti una modifica importante relativa alla periodicità della fatturazioni, che ha portato a spedire le bollette ogni 4 settimane e non ogni mese, come accadeva in precedenza, e come accade tuttora.

La fatturazione a 28 giorni ha generato un aumento del costo totale delle bollette dell’8,6%: gli utenti si sono ritrovati a pagare alla fine 13 mensilità e non più 12. La vicenda ha provocato l’intervento da parte dell’AGCOM, che in un primo momento aveva intimato alle società coinvolte in questo processo di restituire in modo automatico ai clienti quanto spettava loro di diritto.

La successiva sentenza da parte del Consiglio di Stato ha definito la pratica adoperata dagli operatori “sleale” ed “eversiva”. Sono stati contestati, nello specifico, due aspetti:

  1. il primo riguarda il ricorso a una cadenza temporale del tutto estranea agli usi commerciali;
  2. il secondo al fatto che la fatturazione a 28 giorni è stata, a conti fatti, un vero e proprio tentativo di dissimulare un aumento tariffario, camuffandolo sopratutto agli occhi del diretto interessato, ovvero il consumatore.

Inviare fatture a 28 giorni ai propri clienti è stata definita una pratica sleale in quanto il lievissimo scarto esistente tra 28 giorni e un mese intero è ingannevole per i consumatori, che in un primo momento potrebbero non rendersi conto del cambiamento attuato. Questo escamotage, infatti, ha reso ai più quasi impossibile rendersi conto di aver pagato ben 13 mensilità al posto di 12. Una tredicesima, ma a scalare.

Inoltre, uno dei punti sui quali si è focalizzato il Consiglio di Stato è stato il fatto che la scelta dei 28 giorni è stata praticata da tutti i principali operatori, rendendo “difficoltoso, se non inutile” il diritto di recesso e la possibilità di passare a un altro operatore. Adesso gli operatori dovranno restituire quanto impropriamente sottratto ai propri clienti attraverso il rimborso dei giorni erosi.

La sentenza del Consiglio di Stato n. 879 del 2020

A febbraio è arrivata la risoluzione definitiva a una questione che si è protratta per le lunghe, fra delibere da parte di AGCOM e successivi ricorsi delle compagnie telefoniche.

L’ultima sentenza del Consiglio di Stato ha infatti decretato che i rimborsi da parte delle compagnie agli utenti per le bollette a 28 giorni dovranno essere automatici e massivi. Gli operatori telefonici avevano ricevuto, qualche giorno prima, una maximulta da 228 milioni di euro da parte dell’Antitrust.

I consumatori che hanno pagato le famose bollette a 28 giorni da parte delle 4 compagnie telefoniche che le hanno messe in atto sono stati in tutto 10 milioni. Il Consiglio di Stato ha ribadito che dovrà essere applicato “lo strumento della tutela indennitaria automatica di massa a favore di tutti e ciascun utente, a fronte di violazioni generalizzate che pregiudicarono una moltitudine di utenti mediante un’unica e identica condotta da parte dei più rilevanti operatori di telefonia”.

È stato inoltre sottolineato che “l’indennizzo non impone alcuna erogazione patrimoniale né in denaro, né in servizi, né in alcunché d’altro che non sia, da un lato, il mero riallineamento (ovviamente, d’ufficio) della cadenza mensile di fatturazione e, dall’altro, il conseguente conguaglio (sempre d’ufficio) per il disallineamento cagionato da una fatturazione a cadenza diversa”.

L’intervento del Consiglio di Stato è stato l’ultimo tassello di una vicenda iniziata nel 2015 nel campo della telefonia mobile e che si è poi estesa a quella fissa, e per la quale le compagnie avevano già ricevuto nel 2017 una multa da 1,16 milioni, poi dimezzata. La fatturazione a 28 giorni è stata messa fuorilegge nel 2018, in seguito all’intervento del Tar del Lazio, portando così al ripristino dei consueti meccanismi di fatturazione e riconoscendo ai clienti il diritto ai ricevere i soldi in più pagati a causa delle fatture a 28 giorni.

Grande soddisfazione anche da parte del presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che in una nota ha affermato: “Finalmente, con la pubblicazione delle sentenze, le scuse delle compagnie telefoniche stanno a zero. Ora non potranno più chiedere al consumatore di presentare richiesta per avere indietro il maltolto. Gli indennizzi dovranno essere automatici, d’ufficio, come specifica il Consiglio di Stato, e come abbiamo sempre sostenuto”.