Stangata Diesel: il gasolio rischia di costare quanto la benzina

Da alcuni anni il diesel è al centro di una forte campagna mediatica legata, principalmente, all'impatto ambientale che questo tipo di carburante ha sull'ambiente. Con la prossima Legge di Bilancio, il nuovo Governo potrebbe scegliere la linea dura contro il diesel ed introdurre nuove accise che, di fatto, potrebbero equiparare i costi di benzina e diesel. Il rischio, quindi, è che ci sia in arrivo una vera e propria stangata sul diesel. Ecco tutti i dettagli

Stangata Diesel: il gasolio rischia di costare quanto la benzina

Grazie ad un prezzo leggermente inferiore alla benzina ed alla possibilità di coprire un numero maggiore di chilometri con un litro, il diesel rappresenta per molti automobilisti italiani (quasi la metà del parco auto circolante è alimentata da motori a gasolio) il carburante utilizzato tutti i giorni per gli spostamenti in auto. Soprattutto chi percorre molti chilometri ogni giorno e chi ha la necessità di utilizzare un’auto di grandi dimensioni, preferisce le più convenienti motorizzazioni diesel ai benzina tradizionali oppure alle soluzioni ibride, più costose, e elettriche, ancora alle prese con problemi legati all’autonomia ed all’infrastruttura di ricarica.

C’è poi da considerare anche l’Ecotassa, la norma introdotta lo scorso anno che penalizza, con un costo una tantum aggiuntivo, l’acquisto di auto a benzina ponendo come unico valore per giudicare l’impatto ambientale di un’auto il dato relativo alle emissioni di CO2 in atmosfera (di norma inferiore nei motori diesel rispetto ai benzina). Anche per il trasporto su gomma il diesel rappresenta il carburante di riferimento, soprattutto per le tratte medio-lunghe, risultando una scelta essenziale per tentare di ridurre al massimo i costi.

La notizia di una possibile “stangata” sul diesel è, come prevedibile, uno degli argomenti più chiacchierati e discussi di questi giorni. Il possibile aumento del prezzo al litro del diesel (grazie all’introduzione di nuove accise) comporterebbe un aumento, notevole, dei costi di gestione dell’auto. Dopo diversi anni di ipotesi ed indiscrezioni, sembra essere arrivato il momento di una modifica normativa che potrebbe rendere sempre meno vantaggioso l’utilizzo del diesel. Tra diverse forze governative circola, infatti, l’idea di introdurre novità che andranno a penalizzare il diesel.
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Taglio dei sussidi ambientalmente dannosi

Come evidenziato da un’analisi de IlSole24Ore, il decreto ambiente ha stabilito il taglio dei sussidi “ambientalmente dannosi” rinviando la determinazione precisa alla Legge di Bilancio 2020, un argomento che accompagnerà le cronache politiche per tutto l’autunno appena iniziato. Il quotidiano economico milanese ha anche evidenziato come la voce più significativa di questi sussidi sia al gasolio.

Al momento, infatti, vengono stanziati circa 4,9 miliardi di Euro all’anno (il dato è aggiornato al 2018) per tenere l’accisa del diesel ad un livello più basso rispetto a quella della benzina. Da notare, inoltre, che è previsto un rimborso agli autotrasportatori di parte delle accise versate. Tale rimborso comporta una spesa di 1,26 miliardi di Euro all’anno.

Il diesel in Italia

Dopo il caso dieselgate, che ha coinvolto i principali costruttori di autovetture a livello internazionale, è nata una vera e propria “guerra al diesel” con un numero sempre crescente di blocchi del traffico e divieti di circolazione in determinare aree dei centri urbani che ha coinvolti i modelli a gasolio. Le nuove normative in materia di omologazione sono estremamente stringenti e, di conseguenza, i nuovi diesel arrivati sul mercato nel corso dell’ultimo anno possono essere considerati come motori “puliti”, soprattutto in rapporto alle precedenti generazioni di propulsori a gasolio che, in ogni caso, continuano a rappresentare quasi la metà del parco di autovetture circolante in Italia.

Secondo i dati risalenti al 31 dicembre 2018, infatti, in Italia ci sono 17,3 milioni di auto diesel contro i 18 milioni di auto a benzina. A completare il parco circolante troviamo altri 3 milioni di unità che presentano soluzioni alternative (GPL, metano, ibrido ed elettrico). In totale, al dicembre dello scorso anno, circa il 45% delle autovetture circolanti in Italia poteva contare su di un motore diesel e, nella maggior parte dei casi, si tratta di motori tutt’altro che recenti e, quindi, caratterizzati da valori di emissioni in atmosfera (non solo di CO2) molto elevati.

La stangata per le auto a gasolio e per gli autotrasportatori

Chi ha scelto il diesel in passato rischia, quindi, di dover fare i conti con una vera e propria stangata per quanto riguarda i costi d’esercizio della propria autovettura. L’impatto di tale stangata per le autovetture è abbastanza semplice da calcolare. Equiparare i costi del diesel ai costi della benzina comporterà un incremento netto dei costi di gestione della vettura. Basta recarsi ad un qualunque distributore per verificare il possibile aumento del costo al litro del diesel che potrebbe arrivare con la prossima Legge di Bilancio.

Chiaramente, il diesel continuerà, per molti automobilisti, ad essere una soluzione più vantaggiosa del benzina visto che può contare su consumi inferiori (soprattutto per le percorrenze medio-lunghe) ma i vantaggi garantiti dalle vetture a gasolio andranno a ridursi. Per chi ha acquistato, di recente, un’auto diesel (notoriamente più costosa di un’auto a benzina a parità di tutti gli altri fattori) c’è il rischio di una vera e propria beffa.

Il discorso è molto più articolato per gli autotrasportatori. In questo caso, infatti, le conseguenze di un possibile aumento del diesel rischiano di essere molto peggiori. La cancellazione dei rimborsi di buona parte delle accise legate al diesel (uno dei provvedimenti che potrebbe arrivare con la nuova Legge di Bilancio) si tradurrà in un sostanziale incremento dei costi di gestione. A differenza di quanto avviene per le auto, gli autotrasportatori non hanno molte alternative al diesel.

Al momento, infatti, solo il metano rappresenta un possibile sostituto del gasolio ma deve fare i conti con difficoltà pratiche sostanziali (come l’assenza di una rete di distribuzione e rifornimento paragonabile a quella disponibile per tutti i veicoli a gasolio). Anche per il metano, inoltre, c’è da considerare il rischio, concreto, che vengano ridotti i sussidi sulle accise rendendo così decisamente meno favorevole la scelta di puntare su questa tipologia di carburante.

Al momento, il Governo non ha ancora confermato, in via ufficiale e definitiva, la scelta di eliminare i sussidi e, quindi, rendere il diesel costoso quanto la benzina. Il provvedimento, in ogni caso, è al centro del dibattito politico anche se, per diverse motivazioni, non è ancora stato reso pubblico. Il taglio dei sussidi rappresenta un’opzione concreta per poter ottenere fondi da utilizzare per sostenere i nuovi provvedimenti in arrivo con la Legge di Bilancio 2020.

In attesa dell’arrivo di nuove informazioni, condite magari da qualche dichiarazione ufficiale, sulla questione della possibile stangata al diesel già si segnalano le prime bocciature al provvedimento. Tra i pareri contrari troviamo quello di Paolo Uggè, vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto e già sottosegretario ai Trasporti, che ha definito la scelta di eliminare i sussidi e, quindi, aumentare le accise sul diesel come un “autogol” da parte del Governo.